S&V FOCUS | La cura della persona anziana nella fragilità GLI APPROFONDIMENTI DI SCIENZA & VITA | di Francesca Piergentili

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In questi giorni è stato pubblicato dall’Istat il documento “Popolazione residente e dinamica demografica” per l’anno 2022. I dati segnalano un ulteriore passo in avanti nel processo di invecchiamento della popolazione. L’invecchiamento è un processo che accomuna tutte le realtà del territorio, pur in presenza di una certa variabilità. Continua, infatti, a crescere l’indice di vecchiaia (193,1% nel 2022, l’indice era pari al 148,7% nel 2011). La dinamica demografica continua, così, ad essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 33mila unità rispetto all’inizio dell’anno. Il calo della popolazione è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi sulle nascite.

Tale dinamica non riguarda, ovviamente, solo l’Italia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la popolazione anziana sta aumentando ad un ritmo senza precedenti e accelererà nei prossimi anni, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Si prevede che nel mondo, entro il 2050, una persona su cinque avrà oltre 60 anni.  Fornire assistenza alla popolazione che invecchia sarà la sfida dei prossimi anni, nella prospettiva di mantenere il massimo rispetto per la persona fragile e anziana. Secondo l’OMS i sistemi sanitari dei paesi non sono ancora pronti a tale sfida: sarà, pertanto, sempre più necessario investire sulla cura globale della persona anziana.  
Un recente articolo pubblicato su Bioethics, dal titolo “Care of the older person and the value of human dignity”, si interroga sulla cura da offrire alle persone anziane nel rispetto della loro dignità.

La dignità umana è un valore basilare, fondamento della stessa Dichiarazione universale dei diritti umani. Nell’articolo si evidenzia che nel dibattito attuale, in materia di bioetica, il riferimento alla dignità è spesso problematico e controverso: da una parte il riferimento alla dignità viene utilizzato per giustificare eutanasia e suicidio assistito per i pazienti sofferenti, consentendo il rifiuto di una vita non ritenuta più “dignitosa”, quasi fosse sinonimo di “qualità della vita”, ancorato alla percezione del singolo; dall’altra è proprio la dignità umana il principio che porta a rifiutare pratiche eutanasiche, anche a protezione dei soggetti più vulnerabili. La dignità umana ha, infatti, una sua dimensione oggettiva, insita alla natura dell’essere umano, di ogni uomo, al di là delle condizioni particolari.

Proprio per tale motivo, il principio del rispetto della dignità umana continua a essere centrale nella pratica biomedica e trova una sua particolare specificazione quando si applica alla persona anziana, che nonostante l’età che avanza, con conseguenze rilenti anche sul piano fisico e cognitivo, è sempre totalmente e integralmente persona umana.

Ogni essere umano è, in sé, vulnerabile, a rischio di patologie e limitato, bisognoso di cure. La popolazione anziana è, però, più fragile e necessita di cure più specifiche: l’assistenza è rivolta, in particolare, alla graduale perdita di autonomia e di capacità cognitive. La relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico è, allora, fondamentale. La sofferenza dovuta alla perdita delle capacità cognitive e fisiche influisce, infatti, sull’anziano, sulla sua capacità di esprimersi e sulla considerazione che ha di sì. Pertanto, l’assistenza alla persona nell’età avanzata richiede presenza e vicinanza, una amicizia e una sollecitudine che aiutino l’anziano a ritrovare il senso di autonomia e l’autostima. L’anziano ha bisogno di una cura compassionevole e di relazioni significative mentre il declino cognitivo avanza.

Durante la pandemia la popolazione anziana ha vissuto una nuova forma di solitudine e sofferenza, anche per dimensione, aggravata dall’isolamento sociale. Le complesse esigenze dell’anziano, non solo cliniche ma anche spirituali e relazionali, richiedono una maggiore integrazione dell’offerta socio-sanitaria.

Rifiutando derive funzionaliste, utilitaristiche e logiche di scarto, è, pertanto, necessario riscoprire l’importanza delle relazioni nella sofferenza e nella solitudine esistenziale, per prendersi cura della persona che invecchia. Il vero farmaco di fronte alla sofferenza e alla solitudine nella fragilità non è quello che “scarta” l’uomo, offrendo una morte rapida, ma è dare attenzione completa alla persona, in un’ottica di cura integrale, attenta anche ai bisogni psicologici e spirituali, con una attenzione particolare alle domande di senso.

 

Per approfondire:

  1. Istat, Popolazione residente e dinamica demografica” per l’anno 2022, 18 dicembre 2023
  1. Pageau, F., Fiasse, G., Nordenfelt, L., & Mihailov, E. (2023). Care of the older person and the value of human dignity. Bioethics, 1–8.

 

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