S&V FOCUS | Intelligenza artificiale e potenziamento cognitivo: una strada verso il “postumano” GLI APPROFONDIMENTI DI SCIENZA & VITA | di Francesca Piergentili

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Le nuove possibilità offerte dalla tecnica hanno alimentato le aspettative di coloro che sperano nel superamento dei confini dell’umano attraverso il suo potenziamento: l’uomo sarebbe in grado di incidere sulla stessa evoluzione umana per diventare autore di un progetto di superamento dell’uomo stesso. Attraverso le tecniche di “potenziamento umano” si realizzerebbe una sorta di “liberazione” dell’uomo da quelli che sono considerati dei limiti fisiologici, attraverso farmaci o neurotecnologie in grado di migliorare le capacità cognitive, morali o fisiche.

Con il potenziamento si andrebbe, così, ad aumentare le facoltà fisiche o psichiche della persona per realizzare un uomo “nuovo”: una specie “post-umana” migliore della precedente per quanto riguarda la salute, la vita intellettuale ed emotiva. Si parla, in particolare, di potenziamento “cognitivo” quando i trattamenti di potenziamento vanno a incidere sulle capacità mentali: i farmaci “neurostimolanti” vengono, in questi casi, impiegati off label, al di fuori delle specifiche indicazioni terapeutiche. Oltre al potenziamento tramite sostanze chimiche oggi si sono sviluppate tecniche, decisamente più invasive, di “neurostimolazione cerebrale”, come ad es. quella elettrica corticale o l’impianto di microchips nel cervello per simulare funzioni biologiche e psichiche.

Un recente articolo pubblicato su Cambridge Quarterly of Healthcare Ethics, dal titolo “Artificial Intelligence and Human Enhancement: Can AI Technologies Make Us More (Artificially) Intelligent?” si interroga sulle potenzialità in questo ambito dell’intelligenza artificiale: potrebbe anch’essa essere considerate una forma di potenziamento cognitivo?

L’autore riporta l’esempio di, uno strumento di intelligenza artificiale in grado di generare testi in risposta alle richieste degli utenti. La tecnologia in grado di migliorare le capacità umane, come la scrittura di testi, può essere considerata potenziamento umano? O, al contrario, è da rispondere negativamente al quesito posto, dal momento che non vi sarebbe una estensione delle capacità della mente?

L’articolo analizza la relazione tra l’intelligenza umana e quella artificiale: mentre in passato la capacità degli esseri umani di creare e utilizzare le tecnologie è stata considerata una prova dell’intelligenza umana, oggi sorgono nuove preoccupazioni. Alcuni autori sostengono, infatti, che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale potrebbe rendere l’uomo meno intelligente e meno capace di prendere decisioni morali.

L’autore indica due modi alternativi di concepire le tecnologie di intelligenza artificiale come forme di potenziamento cognitivo: il primo considera l’intelligenza artificiale un “estensore” cognitivo, in grado di ampliare la mente umana con nuove o migliori capacità; il secondo ritiene che l’intelligenza artificiale possa aumentare l’efficienza umana senza migliorare l’intelligenza naturale.

Le tecnologie di IA potrebbero, secondo tale prospettiva, essere considerate forme di potenziamento cognitivo umano solo nel primo caso. Le tecnologie che non riescono ad ampliare le facoltà psichiche, ma che permettono di agire con capacità cognitive migliorate, renderebbero l’uomo, in un certo senso, “artificialmente intelligente” e potrebbero essere considerate per lo più forme di “potenziamento cognitivo artificiale”, ma non sarebbero un potenziamento umano in senso stretto.

Al di là delle conclusioni offerte dallo studio, per tutte e due le alternative prospettate, è importante interrogarci, di fronte ai rapidi sviluppi biotecnologici anche in questo campo, su quali siano i benefici e i rischi di tali tecnologie per la persona, per individuare limiti e garanzie, anche giuridiche, a tutela dell’autonomia, della riservatezza, dell’identità e dell’integrità dell’essere umano.

Dal punto di vista etico, anche al potenziamento tramite l’intelligenza artificiale sarebbero da applicare gli stessi principi validi per il potenziamento cognitivo farmacologico. Anche le tecnologie di intelligenza artificiale in grado di migliorare o potenziare le capacità della mente potrebbero ledere l’identità personale e la libertà umana, con conseguenze sul piano delle responsabilità. Anche in questi casi sarebbe opportuno applicare il principio di precauzione e di prudenza, in grado di limitare gli interventi di cui non è valutabile il rischio e il danno alla salute mentale.

L’intelligenza artificiale, come quella di ChatGpt citata nell’articolo, si muove sul piano del solo ragionamento induttivo: grazie all’apprendimento automatico e a grandi quantità di dati si sono raggiunti importanti traguardi, come la generazione di testi. Quando si parla di “superamento” dell’umano attraverso l’uso della tecnologia si dimentica spesso un dato non secondario: il processo cognitivo umano, come anche il processo decisionale per le scelte morali, non è un mero “meccanicismo” da estendere, potenziare o manipolare. L’intelligenza umana, infatti, non è riconducibile solamente a categorie quantificabili ma possiede in sé una dimensione qualitativa, come anche un ragionamento intuitivo, che supera la biologia e la tecnica.

Le nuove tecnologie possono fornire, così, in tanti e diversi ambiti un ausilio importante all’uomo. Problematica è, invece, l’istanza culturale alla base delle teorie postumane che auspicano il “superamento” dell’umano. Proprio nei “limiti” umani, di corpo e mente, è racchiuso un quid pluris che rende l’intelligenza umana unica, non ripetibile e propriamente solo dell’uomo.

 

Per approfondire:

  1. Nyholm, S. (2023). Artificial Intelligence and Human Enhancement: Can AI Technologies Make Us More (Artificially) Intelligent? Cambridge Quarterly of Healthcare Ethics
  1. Floridi, L. AI as Agency Without Intelligence: on ChatGPT, Large Language Models, and Other Generative Models. Philos. Technol., 2023

 

 

 

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