SCIENZA & VITA: LE CHIMERE ? UN CASO DI “CATTIVA” SCIENZA

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"Una cattiva scienza non richiederebbe neanche una valutazione etica poiché è già di per sé inaccettabile e in questo caso si tratta di cattiva scienza". Questo è il giudizio dell’Associazione Scienza & Vita sul via libera britannico alla sperimentazione sugli ibridi citoplasmatici o cibridi, detti impropriamente “chimere”, ottenuti mediante una vera e propria clonazione.
Il problema più rilevante – sottolinea l’Associazione – è che si vogliono produrre e manipolare embrioni umani con Dna animale: così non solo si interviene su una realtà che è umana, ma si creano anche “entità” aberranti, non naturali, con conseguenze imprevedibili sia a livello antropologico sia a livello sanitario.
Dal punto di vista antropologico – prosegue Scienza & Vita – c’è da evidenziare la totale perdita del limite tra l’umano e il non umano, “conquistato” attraverso un passaggio graduale che va dalla divisione tra l’essere umano e la persona, alla riduzione dell’essere umano a realtà meramente biologica, fino alla cancellazione della sua natura biologica per confonderla con quella di altre specie viventi.
Dal punto di vista sanitario poi – denuncia l’Associazione – è verosimile il timore di un superamento della barriera interspecie con possibili e gravi conseguenze per la stessa umanità.
Ciò che, però, dà molto da riflettere – conclude Scienza & Vita – è che sia stata assunta una decisione a seguito di un sondaggio, i cui risultati sono stati fortemente criticati. Il fatto che – secondo una interpretazione – oltre il 61% degli inglesi si sia espresso a favore della creazione dei cibridi ha portato alla formulazione di un parere positivo. Si instaura così un criterio pericoloso in cui non solo si fa strada un’etica della maggioranza, ma addirittura non si tiene conto della realtà (umana) che si sta calpestando e del parere negativo espresso in importanti documenti internazionali, non ultima la Convenzione di Oviedo (in modo implicito laddove vieta la produzione di embrioni umani a scopo di ricerca) e, in Italia, dalla Legge 40 (art. 13). Tutto ciò ci induce ad alzare ulteriormente il livello di guardia in difesa della legge 40, oltre che contro ogni tentativo in sede europea di forzare la mano rispetto alle legislazioni nazionali su temi eticamente sensibili.

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Pubblicato in Comunicati Stampa