Maria Luisa Di Pietro: Non è necessaria nessuna legge sull’accanimento terapeutico.

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Con riferimento all’intervista, pubblicata a pag. 10 di Avvenire il giorno 9 febbraio, preciso che non ho mai detto che “una legge sull’accanimento terapeutico sia necessaria”. Anzi, sono fermamente convinta del contrario: una legge sull’accanimento terapeutico non solo non è necessaria, ma è addirittura pericolosa. Non è necessaria: l’accanimento terapeutico va evitato non perché lo chiede la legge o perché la legge lo fa chiedere al cittadino, quanto piuttosto perché non è lecito accanirsi sul paziente. La valutazione della proporzionalità delle terapie – come viene spiegato nell’intervista – spetta al medico, che terrà ovviamente presente anche la gravosità delle terapie per il singolo paziente. E’, invece, necessario fare chiarezza su cosa sia l’accanimento terapeutico, ossia sulla proporzionalità o non proporzionalità delle terapie: ma questo non ha nulla a che fare con una legge. La professione medica sta lavorando oramai da anni in questo senso, producendo e aggiornando linee guida di notevole equilibrio e rigore, tenendo conto sia dell’esperienza accumulata nei reparti sia dei continui progressi della ricerca clinica. E’ pericolosa: se una legge sull’accanimento terapeutico non è necessaria, allora essa nasconde un’altra finalità che non riguarda la professione medica, bensì un mero esercizio di autodeterminazione e di disponibilità della propria vita con pericolose aperture a forme di abbandono terapeutico e a pratiche eutanasiche anche per omissione.
Su questi temi la mia posizione e la posizione di Scienza & vita è sempre stata chiara, come si è più volte ribadito anche nel corso della campagna “Né accanimento né eutanasia” e sul Quaderno di Scienza & vita dedicato a questi temi. Non è di una legge che c’è bisogno, ma di medici competenti e capaci di cura, di relazione e di rispetto per il paziente e per le sue fragilità, e di una vera risposta ai bisogni del paziente e di chi lo assiste. La mancanza di efficaci reti di assistenza domiciliare, l’assenza di interventi a sostegno delle famiglie dei malati, la carenza di hospice e di strutture per la lungodegenza, l’impossibilità di accedere con facilità alle cure palliative, la mancanza di personale sanitario adeguato: sono questi alcuni degli ostacoli da superare per rendere la medicina più umana.

Maria Luisa Di Pietro
Co- Presidente Associazione Scienza & Vita

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Pubblicato in Attività & News, News & Press