
In occasione della 47esima Giornata nazionale per la Vita, che la Chiesa italiana celebra nella prima domenica di febbraio, Avvenire offre un supplemento speciale di 24 pagine ricco di riflessioni d’autore attorno al tema della Giornata, «Trasmettere la vita, speranza per il mondo». Tra queste anche la riflessione di Alberto Gambino, presidente del Centro Studi Scienza & Vita che pubblichiamo qui di seguito. Buona lettura!
Il messaggio della Cei ci costringe a fare i conti con una questione che scuote nel profondo: perché credere nel domani? È una domanda che arriva come un pugno allo stomaco, perché viviamo in un mondo che sembra avere smarrito la speranza.
Giovani corpi dilaniati nelle guerre, migranti che affogano nei nostri mari, persone la cui identità si annulla tra la miseria e l’indifferenza. E poi ci sono le donne, tante donne, costrette a interrompere una vita nascente perché il sistema nel suo complesso non sa offrire altro che paura e solitudine, nel tragico conformismo a un pensiero economico votato al profitto dilagante nei contenuti della comunicazione tecnologica di massa.
In questo scenario, non è difficile capire perché molti, soprattutto giovani, non guardano al futuro ma bruciano tutti i loro aneliti e le loro energie nell’effimero dell’immediatezza del presente. Possiamo, dobbiamo essere “rianimatori” di speranza. Chi crede che la trasmissione della vita sia la pietra angolare di ogni comunità è chiamato all’impegno fattivo per dimostrare compiutamente come davvero ogni bambino che nasce è una sfida lanciata al caos che circola nel mondo, una dichiarazione di contrasto alla rassegnazione. Un atto generativo che ossigena il tessuto delle relazioni sociali, che si apre alla solidarietà con la comunità.
Se le giovani coppie oggi si sentono sole, abbandonate da un sistema che non sa sostenere il desiderio di costruire una famiglia, non è che la conseguenza del tradimento da parte di genitori incapaci di trasmettere una promessa coniugale intrisa di speranza e opportunità di cambiamento.
Il calo delle nascite è l’effetto di un’induzione alla precarietà dei legami affettivi in uno con le difficoltà economiche e le incertezze del futuro. Per riprendersi il coraggio di vedere la maternità e la paternità come un dono e non come una condanna è essenziale che laici credenti e non credenti, espressione della classe dirigente, mettano in atto politiche concrete a sostegno di quanti intendono dare stabilità alla loro relazione affettiva, all’impegno reciproco di costituire la “loro” famiglia.
La questione della natalità è strettamente correlata alla proiezione degli affetti coniugali nel futuro, alla loro resistenza alle contrarietà: questa è la vera sfida che coinvolge ciascuno, nessuno escluso. C’è anche il tema dell’aborto, che non può più essere trattato come una mera “questione di diritti”. La legge 194 del 1978, nata per regolamentare un problema drammatico, ha finito per legittimare una visione culturale distorta: l’aborto come scelta “giusta”. Ma la verità è che dietro ogni aborto c’è una vita che viene interrotta.
Difendere la vita nascente non è una battaglia ideologica ma un atto di carità che abbraccia la questione del senso della vita nella sua totalità con l’impegno concreto di eliminare le cause che spingono una donna a ritenere, spesso in piena solitudine, che l’aborto sia la sua unica via d’uscita.
I Centri di Aiuto alla Vita, che da decenni supportano le donne in difficoltà, sono un esempio tangibile di come la solidarietà possa trasformare la paura in speranza. L’aborto non è mai una soluzione ma un fallimento collettivo, una prova tangibile di quanto ancora ci sia da fare per rendere la tutela della vita fragile una vera e propria priorità sociale. E c’è anche la questione della procreazione assistita, che ha assunto una dimensione commerciale.
Il desiderio di diventare genitori è legittimo, ma a quale prezzo siamo disposti a pagarne le conseguenze? Essere genitori non è una prerogativa da esercitare senza limiti. Si tratta di un’attitudine generosa che ci rende teneri con l’umanità più vulnerabile, tanto teneri da rinunciarvi se si corre il rischio di perdere di vista il senso misterioso di una vita.
Alberto Gambino | Presidente Centro Studi Scienza & Vita
ultimo aggiornamento il 4 Febbraio 2025