S&V FOCUS | 11 dicembre 2024

Aborto in Italia: la procedura farmacologica non può arrivare a nascondere la domanda su chi è l’uomo

Gli approfondimenti di Scienza & Vita | di Francesca Piergentili

Woman holding pill and glass of water in hands taking emergency medicine, supplements or antibiotic antidepressant painkiller medication to relieve pain, meds side effects concept, close up view

Il 5 dicembre è stata pubblicata la “Relazione del Ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194/78)”, contenente i dati dell’anno 2022. Dall’analisi dei dati emerge, innanzitutto, un incremento del numero di aborti in Italia: sono stati effettuati, infatti, 65.661 aborti, con un incremento del 3,2% rispetto al 2021. Il tasso di abortività è risultato pari a 5,6 per 1.000 donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, con un aumento del 5,1%.

Per quanto riguarda l’età della donna, i dati indicano i tassi di abortività più alti per le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Le ragazze minori di età che hanno effettuato un aborto sono state 1.861, pari al 2,8% di tutti gli interventi praticati in Italia, con un tasso di abortività in aumento rispetto agli anni precedenti. Si registra per le minori, contemporaneamente, un aumento del ricorso all’aborto per le minori italiane e una diminuzione per le minori straniere.  

Nel 2022 gli aborti chirurgici sono stati pari al 46,6% del totale degli interventi, per la prima volta in Italia, al di sotto del 50%. I dati mostrano, invece, un significativo aumento del ricorso all’aborto farmacologico: nel 2022 il solo Mifepristone e la sua associazione con le prostaglandine sono stati utilizzati nel 50,9% delle IVG rispetto al 47,2% del 2021, al 24,9% del 2019 e al 3,3% del 2010. Permane una forte variabilità per area geografica con valori inferiori alla media nazionale nell’Italia insulare e meridionale rispetto al Centro (54,1%) e al Nord (53,9%).

La “Figura 7” riportata nella relazione, descrive l’andamento degli aborti totali e degli aborti effettuati mediante Mifepristone associato a prostaglandine dal 2009 al 2022 evidenziando il crescente ricorso all’aborto farmacologico: dal 2009 si è passati da 857 a 32.163.

Non sono state rilevate sostanziali differenze nelle caratteristiche socio-demografiche delle donne che hanno effettuato l’aborto farmacologico, ma si riporta che «in generale sono donne meno giovani, più istruite, in maggior proporzione di cittadinanza italiana e nubili rispetto a quelle che hanno abortito con altra metodica».

Si ricorda, per completezza, che con la circolare di aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con Mifepristone e prostaglandine, pubblicata dal Ministero della Salute il 12 agosto 2020, sono cambiate le modalità di esecuzione dell’aborto farmacologico in Italia: può dal 2020 essere effettuato fino a 63 giorni (9 settimane compiute di età gestazionale) e la procedura non richiede più l’ospedalizzazione, ma può essere eseguita presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalle Regioni, nonché presso i consultori e in Day hospital. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha successivamente emanato la Determina n. 865 che ha consentito l’uso del Mifegyne, in associazione sequenziale con un analogo delle prostaglandine, fino al 63° giorno di età gestazionale, rimuovendo il vincolo che imponeva il ricovero “dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del prodotto del concepimento”. 

Per superare le limitazioni all’uso dell’associazione Mifepristone e Misoprostolo fino al 63° giorno di amenorrea anche in sede extra-ospedaliera, l’AIFA ha rilasciato una nuova determina – pubblicata il 29 settembre 2022 – che, in aggiunta agli schemi posologici già approvati, inserisce nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale la combinazione di Mifepristone orale seguito, a distanza di 36-48 ore, da Misoprostolo, da assumere per via orale, sublinguale o vaginale: si è ammesso, così, l’uso off label del Misoprostolo, che può essere somministrato anche presso le strutture non ospedaliere con le stesse modalità già previste per il Mifepristone, facilitando l’offerta dell’aborto farmacologico nei servizi ambulatoriali e consultoriali.

Dai dati emerge anche che il mancato o incompleto aborto seguito da intervento chirurgico è più frequente in caso di aborto farmacologico con Mifepristone e prostaglandina (1,19%).

Per quanto riguarda l’Ulipristal acetato (ellaOne), utilizzato per la “contraccezione di emergenza” ma con effetti anche eventualmente antinidatori, con la determina AIFA n. 998 dell’8 ottobre 2020, è stato eliminato l’obbligo di prescrizione anche per le minorenni, mentre per le maggiorenni l’obbligo era stato eliminato nel 2015. L’analisi dei dati mostra un progressivo aumento della distribuzione dal 2015 al 2018, una stabilizzazione fino al 2020, e un successivo importante aumento fino al 2022: EllaOne è passata da 266.567 confezioni nel 2020, a 444.730 nel 2022 (incremento del 66,8%). La mancanza di tracciabilità delle vendite non consente, in ogni caso, di distinguere l’utilizzo della contraccezione di emergenza nelle diverse fasce di età e neppure l’eventuale uso ripetuto all’interno di tali fasce. 

Anche per il 2022 risulta prevalente il ricorso al consultorio familiare per il rilascio della certificazione necessaria (43,9%), rispetto agli altri servizi. Dalle Relazione emerge l’importanza dell’attività dei consultori: «la positiva azione di supporto alla donna “a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza” (art. 5, L.194/78) emerge dal numero di colloqui che è superiore al numero di certificati rilasciati (43.566 colloqui vs. 30.088 certificati)». Il consultorio familiare rappresenta, infatti, la struttura a libero accesso e gratuita deputata alla protezione, prevenzione, promozione della salute, consulenza e cura rivolte alla donna in tutto il suo ciclo di vita all’interno del contesto comunitario di riferimento: è, pertanto, «indispensabile garantire il continuo miglioramento dell’offerta multiprofessionale dei consultori familiari e facilitare l’accesso a tutte le donne, in particolare a quelle che si sono sottoposte ad una IVG attraverso azioni di sostegno anche di carattere psico-sociale e counseling personalizzati, al fine di promuovere sempre il sostegno alla salute della donna». Nella Relazione si ricorda l’importanza del ruolo del consultorio nella prevenzione e nell’offerta di supporto alle donne che decidono di interrompere la gravidanza.  Nonostante i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del 2017 abbiano previsto organico e orari di lavoro delle equipe multiprofessionali, i 1.819 consultori familiari pubblici censiti nel 2022 solo raramente risultano organizzati nella rete integrata dipartimentale. L’assenza della figura medica o la sua indisponibilità per il rilascio del documento e della certificazione, la mancata integrazione con le strutture in cui si effettua l’aborto, oltre alla insufficiente presenza dei consultori sul territorio, compromettono il ruolo di questo servizio strategico per la prevenzione e la promozione della salute delle donne.

Dall’esame complessivo dei dati, sembra, in conclusione, importante ricordare che l’aborto farmacologico, oggi la procedura più utilizzata in Italia, rappresenta il metodo per rimuovere sempre più l’aborto dallo spazio pubblico e sociale, per “normalizzarlo” e confinarlo nella sfera privata, ricondotto ad una procedura “fai da te”: attraverso tale procedura l’aborto avviene fuori dall’ambiente ospedaliero, senza l’intervento del medico ed a essere “confinata” e lasciata sola è proprio la donna. Si dimentica che l’interruzione della gravidanza deve garantire condizioni di sicurezza per la donna, tanto che anche la legge 194 prevede il ricovero fino all’avvenuta interruzione della gravidanza. Ad essere stravolto è, inoltre, il ruolo dei consultori familiari, che diventano luoghi per l’aborto farmacologico: si ricorda, invece, la loro funzione principale che è volta al servizio della donna, della vita nascente e della maternità.

Tra i dati che segnalano l’aumento del numero di aborti, anche tra le minori, emerge, così, l’incremento del ricorso alla procedura farmacologica, che tenta di “occultare” la gravidanza, l’aborto, la donna stessa ma che non può nascondere la domanda fondamentale che è alla base di ogni vicenda umana: la domanda su chi è l’uomo, alla quale consegue direttamente quella sul concepito.

Un esempio lampante è fornito dalle stesse Indicazioni operative per l’offerta della interruzione farmacologica in Italia del 2023: nell’indicare le principali differenze tra l’aborto chirurgico e quello farmacologico si afferma che nel primo “al momento dell’intervento chirurgico la donna non vede il prodotto del concepimento”, mentre nel secondo, in epoche gestazionali avanzate, “la donna può distinguere il prodotto del concepimento tra i coaguli”. Il problema, che non si può in alcun modo occultare e che resta evidente, è che la vita umana non è mai mero prodotto del concepimento, né res, né materiale biologico, ma è portatrice di una dignità infinita, non graduabile.  

Ricorda il documento “Dignitas Infinita” che “proprio nel caso dell’aborto si registra la diffusione di una terminologia ambigua, come quella di “interruzione della gravidanza”, che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell’opinione pubblica… Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose”. Si dovrà, invece, “affermare con ogni forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che «questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno”.

Riconoscere il valore di ogni vita umana e della intrinseca dignità è il presupposto per la garanzia di ogni diritto che intende essere “umano” e non soggetto all’arbitrio e alla violenza.

Per approfondire:

  1. Ministero della salute, Relazione del Ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194/78) – Dati 2022, 5 dicembre 2024
  2. ISS, Indicazioni operative per l’offerta della IVG farmacologica in Italia – Ottobre 2023
  3. Dicastero per la Dottrina della Fede, Dichiarazione “Dignitas infinita”

 

 

 

ultimo aggiornamento il 27 Febbraio 2025

Share