
Il cambiamento climatico è una delle sfide attuali che la società si trova ad affrontare. Si tratta, a ben vedere, di un “problema sociale globale”[1], strettamente collegato alla dignità della vita umana. I progressi scientifici e tecnologici hanno oggi raggiunto traguardi prima impensabili, ma il progresso delle tecniche, se non accompagnato da un parallelo progresso sociale ed etico, può rivolgersi contro l’essere umano. La ricerca di soluzioni, in grado di favorire uno sviluppo sostenibile, ha come finalità il bene comune e chiama in causa la responsabilità e la solidarietà tra generazioni.
Una delle strade che si sta tentando di percorrere per contrastare il cambiamento climatico è il ricorso all’intelligenza artificiale: anche in questo ambito, infatti, sembra prezioso il contributo offerto dall’analisi e dall’utilizzo di ampi set di dati per comprendere le cause del cambiamento climatico, per rispondere ai suoi impatti e per formulare soluzioni efficaci e tempestive.
Un recente articolo, pubblicato su Discover Artificial Intelligence, affronta il tema, tentando di dimostrare l’importanza del contributo dell’IA per cambiare il modo in cui viene condotta la ricerca sul clima. Mentre gli studi condotti fino ad oggi hanno dato attenzione solamente a specifiche applicazioni dell’IA nella scienza, nelle tecnologie e nelle politiche climatiche, questa ricerca tenta di ricostruire, in una prospettiva sistematica e completa, l’utilizzo dell’IA nella ricerca sul cambiamento climatico, attraverso l’analisi di milioni di documenti accademici in materia.
Nell’articolo si riportano le numerose applicazioni dell’IA nel settore: l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico sono utilizzati nella modellazione meteorologica e climatica; nella previsione del rischio di alluvione, migliorando le prestazioni e l’accuratezza dei metodi di previsione; nelle previsioni per l’agricoltura, in particolare, cioè per la resa delle colture e per il monitoraggio della qualità del suolo, della gestione delle colture, delle precipitazioni, della siccità e delle epidemie di parassiti. Le tecnologie emergenti contribuiscono anche alla creazione di sistemi di allerta precoce per mitigare gli effetti degli eventi meteorologici estremi e danno supporto alla pianificazione urbana per favorire la sostenibilità e la vivibilità delle città.
Gli algoritmi sono, inoltre, sempre più utilizzati per migliorare la gestione efficiente delle risorse naturali. Le applicazioni, ad esempio, aiutano a valutare l’impatto della deforestazione sull’aumento delle emissioni di carbonio nelle aree metropolitane. L’apprendimento automatico è utilizzato per lo sviluppo di materiali a basse emissioni di carbonio, ma anche per tentare di ridurre al minimo il consumo di acqua e le emissioni dai giacimenti di petrolio e gas.
Alcuni studi riportano il prezioso contributo dell’IA anche nella ricerca sulle energie rinnovabili: le tecniche di intelligenza artificiale stanno diventando uno strumento chiave nella diffusione di reti di energia rinnovabile integrate.
Dall’analisi effettuata è emerso che in letteratura la tematica è affrontata sia dalle discipline delle scienze naturali sia dalle scienze sociali, a dimostrazione del necessario approccio multidisciplinare richiesto nella ricerca in questo campo.
L’uso dell’IA per la risoluzione delle problematiche connesse al cambiamento climatico offre certamente numerosi vantaggi, consentendo un diverso approccio alla tematica, in grado di migliorare valutazioni, previsioni dei rischi e soluzioni efficaci. Gli algoritmi aiutano, infatti, a predire gli eventi estremi con maggior anticipo e precisione ma riescono anche a offrire nuove soluzioni per la conservazione della biodiversità, per la sostenibilità e la custodia dell’ambiente. Non va, in ogni caso, dimenticato che anche l’AI ha un impatto ambientale, richiedendo un consumo energetico considerevole.
In alcuni ambiti, come nel caso della modellazione climatica e della previsione degli eventi estremi, l’uso dell’IA potrebbe rappresentare un sistema ad alto rischio, considerato l’impatto che le applicazioni possono avere, in questo caso, sulla incolumità individuale e sulla sicurezza pubblica: gli obblighi di trasparenza, tracciabilità e affidabilità dovrebbero essere, pertanto, rigorosi. Gli algoritmi dovrebbero, inoltre, essere valutati periodicamente, per evitare ogni possibile potenziale pregiudizio o violazione della protezione dei dati.
È necessario, pertanto, un approccio integrale, in grado di valutare anche le implicazioni etiche e sociali legate all’uso delle tecnologie emergenti, per promuovere sempre la massima trasparenza e responsabilità, evitando di creare nuove forme di discriminazione o bias nei processi decisionali automatizzati. L’utilizzo dell’IA non dovrà in ogni caso comportare la de-responsabilizzazione del singolo per la realizzazione del bene comune.
L’uso delle tecnologie emergenti dovrà invece essere, esso stesso, sostenibile ed accessibile, per tendere al bene dell’essere umano, anche nelle condizioni di vulnerabilità, per non creare nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza. La scienza e la tecnologia non sono, infatti, neutrali, dipendendo la loro configurazione dalle intenzioni: è, però, possibile guardare agli sviluppi dell’IA per la custodia dell’ambiente in termini positivi, se avranno come fine – in ogni fase (dalla progettazione-configurazione all’applicazione) il bene comune, la solidarietà e il rispetto di ogni vita umana.
Per approfondire:
[1] Così lo ha definito il Santo Padre nella Esortazione apostolica “Laudate Deum”, 2023.
ultimo aggiornamento il 11 Febbraio 2025