Conservazione autologa del sangue del cordone ombelicale

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Il documento dell’Associazione Scienza & Vita sulla conservazione del sangue di Cordone Ombelicale (scaricalo qui), vuole fare il punto su una serie di ambiguità che possono essere generate da un’informazione non corretta. Invitiamo a leggere il testo ed eventualmente opporre critiche di carattere scientifico, se eventualmente ci fossero, per far uscire il dibattito attuale sull’etica in Italia dal recinto dei preconcetti.
Il documento, con lo stile tipico dell’Associazione, esamina la letteratura scientifica che negli ultimi anni ha mostrato l’importanza dell’uso delle cellule staminali adulte (tra cui quelle del cordone ombelicale) per uso terapeutico – che “Scienza & Vita” ha sempre incoraggiato e i cui frutti si vedono con sempre maggiore frequenza – così come ha sollevato perplessità sull’uso “per se stessi” (altresì detto autologo) del sangue del cordone ombelicale. Le ragioni degli scienziati sono semplici: se il soggetto presenterà una malattia genetica, è probabile che essa sia presente anche nelle cellule messe da parte alla nascita. Chi si curerebbe con cellule in cui è forse già presente la malattia? Certo, non si escludono possibili futuri utilizzi terapeutici, ma vari studi riportati nel documento, che invitiamo ad approfondire, mostrano dati sulle scarse probabilità di utilizzo. Esistono anche motivi medico-legali (se il sangue va disperso alla nascita perché l’ostetrica deve operare d’urgenza sulla donna, come ne risponde?) che la letteratura riportata solleva.
Il documento riporta anche i pareri di varie società scientifiche internazionali, le quali sollevano similari obiezioni sulla conservazione “per se stessi” (autologa) del sangue preso dal cordone ombelicale, mentre sono tese a favorire – e “Scienza & Vita” con loro – la sua donazione al pubblico, come del resto da decenni fanno i donatori di sangue comune. Varie associazioni italiane sostengono da tempo la vertenza cui “Scienza & Vita” ha dato voce, come l’Associazione Italiana Donatrici di Cordone Ombelicale, sul cui sito (www.adisco.it) leggiamo ad esempio: “…l’aspetto principale della questione è l’effetto che il bancaggio per uso autologo, rispetto alla donazione altruistica, potrà avere sulla popolazione in generale. È evidente infatti che, su base economica, verrebbe introdotta una variabile di discriminazione sociale particolarmente sgradevole, essendo la conservazione privata del sangue cordonale appannaggio solo delle famiglie che possono permetterselo”.
Il documento dunque ribadisce quattro punti fondamentali:
1. Le cellule staminali non-embrionali tra cui quelle prese dal cordone ombelicale (a differenza di quelle ottenute dagli embrioni umani), hanno una forte utilità terapeutica.
2. La raccolta di sangue di cordone deve essere ottimizzata e resa disponibile su tutto il territorio nazionale, fornendo a tutte le donne lo strumento per poter compiere un gesto di utilità sociale che ovviamente potrà essere utile anche al proprio figlio.
3. La donazione eterologa (pubblica) ha un valore solidale che è un segnale forte per l’Italia sempre più immersa in una mentalità di decisioni etiche improntate ad un’autodeterminazione estrema e di conseguenza spesso alla solitudine. Fargli sapere che la propria nascita è coincisa con un gesto di solidarietà è il primo dono che la mamma può fare al proprio figlio.
4. Mentre è ben riconosciuta l’utilità dell’uso “eterologo” del sangue di cordone, cioè donato al pubblico uso; perplessità esistono sull’utilità dell’uso “per sé” (autologo).

Auspichiamo perciò un dialogo pacato e sereno su un tema in cui è imprescindibile partire dalle evidenze scientifiche di cui “Scienza & Vita” qui fornisce una sintesi articolata e fruibile da chiunque.

 

Carlo Valerio Bellieni

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Pubblicato in Attività & News, News & Press