Guarire. Sfida tecnica o atto di fede?

L’attuale recupero della dimensione terapeutica della fede, a partire dalla constatazione che l’esperienza di fede investe tutta quanta la persona nella sua unità inscindibile di corpo e spirito, è dunque anche recupero di dimensioni radicali della rivelazione biblica e della fede cristiana. Ma è pur vero che in questi tempi segnati dalla "confusione", dallo "smarrimento" e dall’"individualismo", occorre una messa in guardia.

Per la Bibbia la salute sta all’interno dello shalom, concetto, anzi realtà, infinitamente più grande e basilare della semplice salute: esso implica pace, benessere, giustizia sociale, felicità, senso, positività di relazioni interpersonali e sociali. Sta insomma all’interno dell’idea biblica di berakah, "benedizione".

La rivelazione biblica, ma anche le testimonianze di tanti malati e sofferenti, ci insegnano che il senso vero della vita forse non si gioca sul piano della contrapposizione tra salute e malattia, ma sul piano di esperienze di vita, anche dolorose, ma che appaiono ricche di senso e dense di amore. Forse spiritualità e scienza medica, ciascuna nel proprio ambito e fedele al proprio statuto, possono trovare un punto di incontro in un atteggiamento intessuto di compassione e umiltà nei confronti dell’umano, e dell’umano ferito e offuscato dalla sofferenza. Un atteggiamento di amore.

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