Gli assetti e le scelte della politica traggono la loro ispirazione dalle idee; tra queste non possono non avere primaria importanza quelle di origine religiosa che hanno una dimensione fondante nell’esistenza umana. Il convegno di Verona, toccando le questioni della laicità e dell’antropologia, affronta temi fondamentali del momento che riguardano individui e collettività, società e politica. Benedetto XVI° ha affermato che la gravità del rischio di staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà “viene formulata espressamente…da parte di molti e importanti uomini di cultura, anche tra coloro che non condividono o almeno non praticano la nostra fede”. La risposta della fede alle sfide del relativismo e del nichilismo deve avvenire in una sintesi colla ragione e con una visione di corrispondenza “tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura”. La Chiesa “non è e non intende essere un agente politico”; il compito immediato di agire in ambito politico “non è della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità”. Accanto alle grandi sfide delle guerre, del terrorismo, della fame, sete ed epidemie occorre fronteggiare con pari determinazione “il rischio di scelte legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi….e alla promozione della famiglia umana fondata sul matrimonio…”.
Tra coloro che hanno collaborato all’iniziativa, anche Un. Giuristi Cattolici Fi e Unitalsi Toscana.