S&V FOCUS | 28 marzo 2025

Tecnologia e robotica | È arrivata l’era degli “umanoidi”. I robot sociali nelle relazioni familiari

Gli approfondimenti di Scienza & Vita | di Francesca Piergentili

A schoolboy interacts with a social robot while doing homework at home, AI companionship concept.

Il progresso tecnologico ha consentito lo sviluppo di robot sempre più interagenti, in grado di cooperare e di sostituire l’intervento umano. I robot vengono utilizzati, in particolare, in campo industriale (è il caso, per esempio, del “braccio robotico”), in ambito domestico, educativo e sanitario.

La connessione tra intelligenza artificiale e robotica ha aperto la strada anche ai c.d. “umanoidi”, macchine intelligenti e autonome dalle sembianze umane, capaci di interagire con l’ambiente circostante.

Si parla, in tal caso, anche di robot cd. “sociali”, quando, oltre ad avere la possibilità di entrare in comunicazione con gli esseri umani in modo intuitivo (utilizzando linguaggio verbale, espressioni facciali, movimenti o altri segnali comunicativi), sono progettati per collaborare con le persone in contesti educativi, assistenziali, sanitari e domestici.

Robot in ambito sanitario

In medicina i sistemi robotici aiutano a migliorare la precisione degli interventi e delle diagnosi, offrono sostegno al paziente nelle attività quotidiane e per collaborare nei servizi ausiliari (per es. di igienizzazione). I robot umanoidi “sociali” potrebbero, inoltre, monitorare la condizione del paziente (ad es. valutazione dei parametri vitali), dare aiuto nella mobilità (ad es. assistenza al movimento) e nel campo della sicurezza (ad es. nella prevenzione delle cadute).

Robot educativi: apprendimento interattivo e personalizzato

In ambito educativo, invece, i robot vengono progettati per aiutare i bambini ad acquisire nuove competenze attraverso l’apprendimento interattivo: imitando la comunicazione umana, essi possono rispondere e offrire una guida didattica. I robot educativi aiutano anche a sviluppare le capacità di risoluzione dei problemi e dei conflitti. Il loro punto di forza è la possibilità di fornire contenuti educativi personalizzati in base ai progressi di apprendimento e agli interessi dei bambini. Hanno, inoltre, funzionalità avanzate integrate e interattive (come esperimenti di programmazione e giochi). 

Robot sociali nelle dinamiche familiari

Un articolo pubblicato in questi giorni su Science, dal titolo Social robots as conversational catalysts: Enhancing long-term human-human interaction at home, affronta il tema dello sviluppo di umanoidi domestici, che offrono aiuto negli stessi rapporti familiari.

Le interazioni tra genitore e figlio sono fondamentali per lo sviluppo del bambino, influenzando la crescita sociale, emotiva e cognitiva, ma anche il linguaggio. Nello studio, si analizza l’opportunità di sviluppare tecnologie interattive in grado di fornire interventi personalizzati per aiutare l’interazione dialogica genitore-figli.

L’articolo riporta che i bambini bilingue spesso sono in ritardo rispetto ai coetanei nello sviluppo del vocabolario, evidenziando l’influenza a lungo termine dell’ambiente linguistico di origine. L’uso della lingua a casa e la conoscenza del vocabolario materno influenzano, pertanto, lo sviluppo del linguaggio dei bambini.

Negli ultimi anni sono stati sviluppati vari strumenti tecnologici in tale ambito, tra cui app per e-book, libri illustrati in realtà aumentata e robot sociali: questi ultimi offrono un coaching personalizzato in tempo reale. I robot sociali sono stati progettati, inoltre, per migliorare le dinamiche e i processi dei gruppi umani, come la risoluzione dei conflitti e il miglioramento della partecipazione. I robot possono passare da una strategia all’altra durante le interazioni, attraverso un approccio dinamico.

Lo studio ha analizzato l’influenza dell’integrazione di un robot sociale nelle interazioni quotidiane tra genitori e figli nei contesti domestici: per un periodo di 1 o 2 mesi, i robot hanno vissuto assieme a 70 famiglie negli Stati Uniti, con bambini di età compresa tra 3 e 7 anni. Per l’indagine è stato utilizzato un robot sociale chiamato Jibo, una macchina Intel Next Unit of Computing, un tablet Android e una webcam posta sopra il tablet. Il robot ha funzionato con un basso livello di autonomia, rispondendo a segnali facilmente rilevabili. Il robot ha agito anche come moderatore, incoraggiando le coppie genitore-figlio nelle discussioni dialogiche, favorendo scambi genitore-figlio più frequenti e diversificati. Il ruolo di compagno di giochi ha permesso al robot di promuovere interazioni curiose e giocose. Le sessioni di coreading sono state registrate con video e audio utilizzando la telecamera integrata nella stazione robotica.

I risultati dello studio hanno rivelato che la partecipazione attiva dei robot ha migliorato la qualità della conversazione genitore-figlio. L’influenza degli interventi facilitati dai robot variava sulla base della competenza linguistica dei genitori. Nel complesso si è visto che i robot sociali possono influenzare positivamente i comportamenti dei genitori, migliorando sia il comportamento del bambino che le dinamiche generali genitore-figlio. Questi risultati sottolineano l’importanza di strategie di interazione robotica flessibili e diversificate per garantire benefici equi tra le diverse famiglie. Mostrano, inoltre, che la partecipazione attiva del robot ha avuto un’influenza più pronunciata sui genitori che sui bambini.

Sfide ed etica dei robot sociali

Sebbene gli interventi robotici abbiano il potenziale per migliorare le dinamiche conversazionali, la progettazione dei robot è fondamentale per determinare l’entità dei miglioramenti comportamentali.

Lo sviluppo tecnologico è destinato ad avanzare sempre di più, divenendo sempre più efficiente ed economico: i robot “sociali” sono destinati, pertanto, a entrare sempre di più nella vita dell’uomo. In gioco vi è, a ben vedere, il rapporto dell’uomo con l’altro e con il mondo: vi sono impatti profondissimi sulla percezione di sé e degli altri, sulla nozione di tempo, sul modo di comunicare e di informarsi.

Sono molteplici le preoccupazioni etiche rispetto all’uso dei robot nell’ambito delle relazioni umane – soprattutto all’interno del rapporto genitore-figlio -, per quanto riguarda il rispetto dell’uguaglianza, il problema della dipendenza dalle macchine e i profili legati alla responsabilità. Le problematiche etiche più rilevanti sono, però, collegate alla paura di una “disumanizzazione” dei rapporti umani e della società.

La tecnologia, se usata in maniera prudente, è una risorsa, anche in campo educativo, capace di offrire un supporto personalizzato: essa può cooperare con l’uomo e fornire un sostegno in tanti ambiti. Essa però non sarà mai in grado di sostituire l’umanità: il robot potrà ricavare, dalle istruzioni fornite dal programmatore, sempre una lettura parziale della vicenda concreta che sta vivendo. Le relazioni umane, invece, sono una realtà più complessa di istruzioni programmate.

Nello specifico ambito educativo e delle relazioni umane, ad esempio, il “linguaggio della testa” non può essere assolutizzato, dimenticando l’armonia con il “linguaggio del cuore” e il “linguaggio delle mani”[1].

 

Per approfondire:

  1. Dosso JA, Riminchan A, Robillard JM. Social robotics for children: an investigation of manufacturers’ claims. Front Robot AI. 2023 Dec 19
  2. Social robots as conversational catalysts: Enhancing long-term human-human interaction at home, Science Rob., marzo 2025

[1] Papa Francesco, Incontro con gli studenti del Collegio Barbarigo di Padova nel 100° anno di fondazione (23 marzo 2019): L’Osservatore Romano, 24 marzo 2019

Ne abbiamo parlato anche QUI:

 

ultimo aggiornamento il 3 Aprile 2025

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