S&V | L’ULTIMA RELAZIONE AL PARLAMENTO SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE N.40: MIGLIAIA DI EMBRIONI SCARTATI E DIMENTICATI | GLI APPROFONDIMENTI DI S&V | DI FRANCESCA PIERGENTILI

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Il Ministero della salute ha pubblicato il 18 ottobre Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 40/2004, redatta ai sensi dell’art. 15, comma 2, della legge, che riporta i dati del 2020 e descrive lo stato di attuazione della normativa in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA).

Dall’analisi complessiva dei dati emerge innanzitutto, e per la prima volta, una significativa riduzione del numero complessivo di cicli di PMA (-19,1%),  dovuta principalmente all’emergenza pandemica. Nello specifico, nel 2020 sono state trattare un totale di 65.705 coppie, di cui 57.656 con gameti della coppia, mentre le restanti 8.049 con gameti “donati” da soggetti estranei alla coppia. Le gravidanze ottenute con tutte le tecniche di procreazione assistita sono state 15.862, mentre  il numero dei bambini nati vivi è stato di 11.305 (9.158 con gameti della coppia, 2.147 con gameti donati), pari al 2,8% del totale bambini nati nel 2020. La percentuale di bambini nati vivi da tecniche di PMA rispetto alle nascite nella popolazione generale, è risultato pari a 2,5%.

Nonostante la riduzione dei cicli di PMA effettuati nell’anno di riferimento, dalla Relazione emerge un quadro complessivo estremamente problematico, che necessita una più attenta e successiva analisi di approfondimento, soprattutto perché in gioco, in quest’ambito, vi è la dignità e la stessa vita umana.

Da una prima lettura dei dati contenuti nella Relazione, si segnala prima di tutto l’incremento dell’uso delle tecniche di PMA con gameti provenienti da donatori esterni alla coppia (c.d. fecondazione eterologa): tale tecniche rappresentano ormai l’11,6% di tutti i cicli di trattamento e il 19 % dei nati con PMA, con un totale di  2.959 gravidanze ottenute. Diminuisce, così, l’applicazione delle tecniche che utilizzano esclusivamente i gameti della coppia, che passa dall’89,1% all’87,1% . I gameti più utilizzati nelle donazioni sono gli ovociti che rappresentano il 9,9% delle tecniche applicate, in aumento rispetto all’8,3% del 2019.

I gameti utilizzati per l’eterologa sono, nella quasi totalità, “importati” da Banche estere. In particolare, per quanto riguarda le tecniche di II e III livello, sono stati realizzati 1.536 cicli con donazione di seme, di cui  1.453 con seme importato dall’estero, 6.738 cicli con donazione di ovociti, di cui 6.613 con ovociti importati e 513 con doppia donazione di gameti.

Si segnala, poi, il significativo aumento della tecnica di “freeze all” e, pertanto, della tecnica con la quale è interrotto il “ciclo a fresco” ed effettuato il congelamento di tutti gli ovociti prelevati e/o gli embrioni prodotti. Dai dati emerge l’aumento dell’applicazione della tecnica FER (Frozen Embryo Replacement), che riguarda il trasferimento di embrioni crioconservati, dal 26,4% al 28,4% (+2,0%) e la relativa diminuzione delle tecniche a fresco (-4,0%).

La Relazione riporta, poi, l’elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche di PMA,  con un aumento della percentuale di donne sopra i 40 anni. Le tecniche con donazioni di gameti, in particolare, vedono aumentare la loro applicazione in tutte le classi di età soprattutto nelle pazienti con almeno 43 anni.

Come riportato anche tabella contenuta a pag. 95 della Relazione, tra le Indicazioni di infertilità per le pazienti trattate con cicli di PMA che utilizzano ovociti donati e seme del partner nel 2020, quella principale, che riguarda il 40% delle pazienti che ricevono ovociti, è “l’avanzata età riproduttiva”, in età comunque potenzialmente fertile. La principale indicazione per i cicli con ovociti donati è, pertanto, l’avanzata età materna e non una specifica patologia: un’infertilità, pertanto, fisiologia.

Nella Relazione si descrive il ruolo del Registro Nazionale PMA, che svolge la sua attività nell’ambito del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità. Tra le attività del Registro si riporta quella di effettuare il censimento degli embrioni crioconservati, dichiarati in stato di abbandono (D.M. 4 agosto 2004, “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”) ma i dati complessivi o indicazioni più specifiche su tale attività non sono forniti.

Sono invece tantissimi gli embrioni prodotti e crioconservati nel solo anno 2020: dei 74.871 embrioni formati e trasferibili, sono stati trasferiti 32.339 (43,2%) e ne sono stati crioconservati 42.532, corrispondenti al 56,8% dei formati e trasferibili totali. Aumenta, così, anche il numero medio di embrioni crioconservati nei cicli di crioconservazione degli embrioni, passando da 2,6 a 2,7 per ciclo.

La percentuale di cicli a fresco che non arrivano al trasferimento aumenta dal 37,7% del 2019 al 44,1% del 2020. La causa principale è il congelamento di tutti gli embrioni ottenuti per il sopravvenuto rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica severa (OHSS) per la paziente (11,1%). Si legge, inoltre, che “il congelamento di tutti gli embrioni ottenuti, per rischio OHSS, non per rischio OHSS e per l’esecuzione di indagini genetiche preimpianto comporta complessivamente l’interruzione di 8.325 cicli pari al 23,9% dei prelievi effettuati, Questo dato registra un consistente aumento a partire dalla rilevazione del 2013: se dal 2005 al 2012 la percentuale di prelievi interrotti era compresa tra un minimo di 0,6% nel 2008 ad un massimo di 1,8% nel 2011, dal 2013 questa percentuale aumenta fino a raggiungere il 23,9% nel 2020.

Visto il continuo aumento del numero di embrioni formati e crioconservati, che cresce e si somma anno dopo anno, è sempre più urgente e importante approfondire il tema, anche rispetto alle attività di censimento non riportate: la condizione di migliaia di embrioni in stato di abbandono non può essere così trascurata.

La Relazione riporta che è stato previsto un importante stanziamento per il Fondo per le tecniche di PMA: a causa del contenimento della spesa pubblica, a partire dal 2018 lo stanziamento era stato totalmente annullato, ma con la legge di bilancio n. 178/2020 (art. 1, commi 450 e 451), è stato disposto un incremento di 5 milioni di euro anni per il 2021, 2022 e 2023.

Tali stanziamenti, sottratti ad altri ambiti della spesa pubblica (in anni, tra l’altro, di ripresa dopo i tanti danni causati dall’emergenza sanitaria) e che porteranno, inevitabilmente, alla “produzione” di migliaia e migliaia di altre vite umane sospese sotto azoto liquido, erano, poi, così necessari?

Rispetto ai dilemmi etici e giuridici legati all’uso delle tecniche di PMA, oggi sempre più problematici,  non si può “nascondere la testa nella sabbia come lo struzzo”, riportando le parole del Santo Padre per le intenzioni di preghiera per il mese di marzo: “le applicazioni biotecnologiche devono essere sempre utilizzate a partire dal rispetto della dignità umana…gli embrioni umani non possono essere trattati come materiale usa e getta, di scarto – in questa cultura dello scarto entrano anche loro: no, non è possibile! non possiamo permettere che sia il profitto economico a condizionare la ricerca biomedica”. Siamo, così, chiamati “a comprendere i profondi cambiamenti che stanno avvenendo con un discernimento ancora più profondo, ancora più sottile”, in grado di bilanciare il progresso tecnologico e la protezione della dignità umana.

Per approfondire:

Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita -anno 2022, 18.10.2022

 

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