
Lo sviluppo tecnologico della robotica negli ultimi decenni ha rivoluzionato la medicina e, in particolare, la neurochirurgia, innovando le tecniche di esecuzione degli interventi: la chirurgia tradizionalmente dipendeva dalla abilità manuale del chirurgo. Oggi la tecnologia offre maggiore precisione e una visione tridimensionale: i robot, utilizzando strumenti miniaturizzati e telecamere ad alta definizione, permettono una visione dettagliata e una maggiore possibilità di movimento. La robotica consente, così, all’operatore di intervenire sul corpo umano anche a distanza, controllando il movimento di braccia meccaniche.
Il termine “robot”, coniato da K. Capek nel 1920, sostituì il termine “automa”, per indicare una macchina artificiale e meccanica, costruita per svolgere precise funzioni. Le prime sperimentazioni di chirurgia robotica risalgono agli anni ’80; negli anni ’90 si svilupparono i primi sistemi avanzati, come il Da Vinci, dotati di braccia robotiche controllate a distanza da un chirurgo. L’utilizzo, approvato nel 2000 per l’uso clinico negli Stati Uniti d’America, ha comportato la ridefinizione delle procedure chirurgiche. La ricerca di precisione ha consentito anche lo sviluppo della tecnologia robotica in neurochirurgia, attraverso l’uso di immagini. I neurochirurghi hanno iniziato a adottare approcci meno invasivi, con minimizzazione del trauma, riduzione dei tempi di esecuzione dell’intervento e della ripresa del paziente, anche attraverso l’uso di sistemi robotici: è il caso del sistema robotico cranico, il sistema robotico spinale e il sistema robotico integrato nel microscopio. Nella chirurgia spinale, in particolare, l’uso di robot consente di raggiungere un livello di precisione e accuratezza superiore a quello, già molto elevato, raggiunto con la chirurgia computer e Tac assistita. I sistemi di pianificazione e posizionamento degli impianti vertebrali favoriscono una personalizzazione degli impianti, adattati alla fisionomia della singola vertebra del paziente. Per la chirurgia cerebrale il prossimo sviluppo riguarderà robot in grado di trasmettere il movimento della mano a microstrumenti capaci di manovre ultra-precise.
Un recente articolo dal titolo Evolution of Robotics in Neurosurgery, pubblicato su Asian Journal of Neurosurgery, individua tre tipologie di sistemi robotici per la neurochirurgia: il Surgeon supervised and controlled, nel quale il robot esegue i movimenti pianificati con il neurochirurgo che supervisiona; i Telesurgical robots, nei quali il neurochirurgo controlla i movimenti chirurgici del robot in tempo reale da una console o anche tramite una rete online, con l’uso di un feedback tattile e del video in tempo reale; i Shared controlled systems, nei quali il robot e il neurochirurgo svolgono il compito insieme: il chirurgo controlla il movimento, mentre il robot fornisce assistenza, stabilizzando i movimenti della mano.
Nello studio si riportano i sistemi robotici più recenti, tra i quali troviamo: il ROVOT-M del 2017, che fornisce un sistema di visualizzazione ottica intuitivo e più efficace che può essere utilizzato in un ampio spettro di complesse procedure neurochirurgiche craniche; l’ExcelsiusGPS, un sistema robotico spinale; il RoBoSculpt, sviluppato presso l’Università di Tecnologia di Eindhoven nel 2018, un braccio robotico che fornisce una perforazione di precisione della base cranica e può ridurre la durata delle procedure neurochirurgiche e otorinolaringoiatriche, non ancora però convalidato clinicamente; il MITI, un sistema robotico neurochirurgico, con due sistemi indipendenti, ovvero una base multi-braccio funzionante e un’estremità iperflessibile; infine, una Robot-Assisted Neurosurgical Suite che incorpora una tecnologia di guida delle immagini integrata ed è progettato per eseguire tutte le procedure di pianificazione pre-chirurgica e alcuni aspetti della neurochirurgia assistita da robot ad alta precisione. Il sistema utilizza algoritmi per l’esecuzione di procedure neurochirurgiche autonome basate su robot, tra cui la registrazione autonoma del paziente: mentre il tempo medio del processo di registrazione manuale è di circa 15 minuti, il tempo impiegato per la registrazione attraverso il sistema robotico è di circa 5 minuti.
Tali sistemi favoriscono non solo una migliore destrezza e visualizzazione (in 3D) ma anche una maggiore micromanipolazione e una maggior precisione all’interno di spazi stretti; i controlli di sicurezza, inoltre, possono essere incorporati per prevenire manovre involontarie potenzialmente dannose. Si riportano, però, alcuni aspetti problematici: i costi elevati di tali sistemi; la richiesta di competenze diverse rispetto alla tipologia di robot; la mancanza di formazione specifica; questioni logistiche (come la necessità di sale operatorie molto grandi, avere medici e personale di supporto formati). Mentre poi l’esperienza del chirurgo è anche soggettiva e intuitiva, la chirurgia robotica si basa sull’oggettività.
La sperimentazione e l’applicazione della robotica in neurochirurgia presuppone, in ogni caso, una valutazione della proporzionalità benefici/rischi di tipo clinico con adeguate valutazioni sulla complessiva utilità di tali sistemi, nonché sulla loro sostenibilità economico-finanziaria.
È, in ogni caso, da promuovere una adeguata sperimentazione della robotica in ambito chirurgico, in grado di garantire l’integrità fisica e psichica dell’utente. Un approccio cautelativo, in ottica precauzionale, appare necessario nei casi in cui vi sia incertezza scientifica nelle applicazioni.
Centrale, per lo sviluppo etico della robotica in neurochirurgia, è garantire l’accesso senza discriminazione e una adeguata informazione al paziente. Rimane fondamentale anche l’informazione generale ai cittadini sugli sviluppi, sulle potenzialità e sui limiti della robotica e dell’intelligenza artificiale, per evitare eccessivi timori o aspettative.
Ai nostri giorni i robot stanno divenendo enti sempre più autonomi, mobili, con capacità di apprendimento e adeguamento all’ambiente, con capacità di cognizione analitica, comunicazione, espressione e imitazioni delle emozioni umane nell’aspetto esteriore. In un prossimo futuro si pensa a un loro ulteriore sviluppo attraverso l’impiego dell’intelligenza artificiale.
Come ha avuto modo di chiarire il CNB nel parere del 2017 sul tema, “la chirurgia robotica è e deve rimanere un mezzo e non un fine. Il robot chirurgo di oggi è un puro “ausilio” per il chirurgo, non un suo sostituto”. Solo tale orizzonte può garantire il paziente sul piano delle responsabilità e della dignità.
Per approfondire
- Shaikh ST, Dwarakanath TA, Moiyadi AV. Evolution of Robotics in Neurosurgery. Asian J Neurosurg. 2024 Sep 27;19(4):598-609
- Lane T. A short history of robotic surgery. Ann R Coll Surg Engl. 2018 May;100
- CNB, Sviluppi della robotica e della roboetica, 2017
ultimo aggiornamento il 27 Febbraio 2025