L’adesione alla campagna lanciata dal quotidiano Avvenire
MORATORIA SUGLI EMBRIONI UMANI
SCIENZA & VITA IN PRIMA LINEA
L’Associazione Scienza & Vita ha deciso di aderire alla proposta lanciata dal quotidiano “Avvenire” per una moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani. Una campagna che si rende tanto più necessaria dopo gli studi condotti in Giappone e Stati Uniti su cellule adulte fatte “ringiovanire” a staminali pluripotenti. “E’ questa la strada per ricerche eticamente sostenibili” – precisa Scienza & Vita” -, che si appella ai ricercatori europei perché si eviti la distruzione di embrioni umani a scopi scientifici.
MORATORIA SUGLI EMBRIONI UMANI
SCIENZA & VITA IN PRIMA LINEA
L’Associazione Scienza & Vita ha deciso di aderire alla proposta lanciata dal quotidiano “Avvenire” per una moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani. Una campagna che si rende tanto più necessaria dopo gli studi condotti in Giappone e Stati Uniti su cellule adulte fatte “ringiovanire” a staminali pluripotenti. “E’ questa la strada per ricerche eticamente sostenibili” – precisa Scienza & Vita” -, che si appella ai ricercatori europei perché si eviti la distruzione di embrioni umani a scopi scientifici.
“Da sempre noi sosteniamo – ricordano i presidenti di Scienza & Vita, Maria Luisa Di Pietro e Bruno Dallapiccola – la ricerca sulle cellule staminali adulte, i cui vantaggi clinici sono stati già ampiamente documentati e dimostrati”.
Scienza & Vita promuove inoltre una mobilitazione di tutte le proprie Associazioni sparse sul territorio nazionale, perché la proposta di moratoria europea sulla distruzione di embrioni umani venga condivisa e sottoscritta da una larga rappresentanza dell’opinione pubblica italiana.
La lettera dei presidenti ad Avvenire
UNA VIA ALTERNATIVA
ETICAMENTE COMPATIBILE
Gentilissimo Direttore,
non possiamo che aderire con entusiasmo alla proposta lanciata dalle pagine di Avvenire: una moratoria europea sulla distruzione di embrioni umani.
Dinamiche, che nulla hanno a che fare con finalità propriamente scientifiche, hanno spinto e spingono la ricerca ad utilizzare cellule staminali ottenute distruggendo embrioni umani o creando mostruosità in laboratorio, com’è il caso degli ibridi e delle chimere.
Dinamiche, che appaiono significativamente lontane dal vero interesse di chi soffre, hanno portato ad attaccare la Legge 40 con un referendum, a togliere l’Italia dalla cosiddetta “minoranza di blocco” a livello europeo, a mettere in atto estenuanti campagne mediatiche per fiaccare la resistenza di quanti incitavano la ricerca verso strade alternative.
UNA VIA ALTERNATIVA
ETICAMENTE COMPATIBILE
Gentilissimo Direttore,
non possiamo che aderire con entusiasmo alla proposta lanciata dalle pagine di Avvenire: una moratoria europea sulla distruzione di embrioni umani.
Dinamiche, che nulla hanno a che fare con finalità propriamente scientifiche, hanno spinto e spingono la ricerca ad utilizzare cellule staminali ottenute distruggendo embrioni umani o creando mostruosità in laboratorio, com’è il caso degli ibridi e delle chimere.
Dinamiche, che appaiono significativamente lontane dal vero interesse di chi soffre, hanno portato ad attaccare la Legge 40 con un referendum, a togliere l’Italia dalla cosiddetta “minoranza di blocco” a livello europeo, a mettere in atto estenuanti campagne mediatiche per fiaccare la resistenza di quanti incitavano la ricerca verso strade alternative.
Messa dietro la lavagna, come uno scolaretto indisciplinato, la ricerca sulle cellule staminali adulte ha visto utilizzare il denaro pubblico per la ricerca sugli embrioni e ha vissuto la frustrazione dell’agghiacciante silenzio dei mass media sui risultati ottenuti.
Lo stesso silenzio che, pur con qualche tiepida ammissione, ha accolto i risultati sulle “cellule staminali adulte riprogrammate”. E se qualche rumore si è sentito, si trattava solo dei rimbrotti di chi, della ricerca sulle cellule staminali ottenute con la distruzione di embrioni, ha fatto la propria ragione di vita, arrivando a mettere in atto forme di pressione con il coinvolgimento di prestigiose riviste, come ad esempio Nature.
Non sappiamo quali siano le ragioni che hanno spinto Ian Wilmut a riconoscere che è ora di cambiare strada, ma non possiamo non constatare che quanto è avvenuto conferma che le vie alternative da percorrere ci sono.
E’, solo, necessario, avere la libertà e l’onestà intellettuale di ricercarle.
Da sempre l’Associazione Scienza & Vita sostiene la ricerca sulle cellule staminali adulte, i cui vantaggi clinici sono stati già ampiamente documentati e dimostrati.
E in nome della difesa del bene comune Scienza & Vita ritiene che una società giusta non possa adottare due pesi e due misure: se si schiera contro la pena di morte, deve essere altrettanto determinata nel condannare la distruzione di esseri umani in fase embrionale.
Ed è in nome di questa giustizia che l’Associazione Scienza & Vita non solo aderisce alla vostra iniziativa, ma farà di tutto per promuoverla sul territorio nazionale e a livello europeo.
In quest’ultimo caso si tratta di raccogliere un’importante eredità – oramai da tempo tradita -, fatta di Risoluzioni e di Raccomandazioni che, in modo ripetuto, hanno vietato la sperimentazione sugli embrioni umani.
Cordiali saluti
Maria Luisa Di Pietro Bruno Dallapiccola
Le Associazioni locali subito in azione per la moratoria
UNA TELEFONATA, UN’ E-MAIL
COSI’ SCATTA LA CORSA ALLA FIRMA
di Emanuela Vinai
Che il popolo di Scienza & Vita risponda sempre con entusiasmo quando è chiamato alla mobilitazione è un “fatto”, ma che ne dia prova in maniera così intensa e in un arco di tempo così breve è un evento che, a suo modo, non cessa di stupire.
In pochi giorni la mobilitazione “straordinaria” lanciata per sostenere la campagna promossa da “Avvenire” per una moratoria europea sulla distruzione di embrioni ha raggiunto di un fiato alcune migliaia di adesioni.
UNA TELEFONATA, UN’ E-MAIL
COSI’ SCATTA LA CORSA ALLA FIRMA
di Emanuela Vinai
Che il popolo di Scienza & Vita risponda sempre con entusiasmo quando è chiamato alla mobilitazione è un “fatto”, ma che ne dia prova in maniera così intensa e in un arco di tempo così breve è un evento che, a suo modo, non cessa di stupire.
In pochi giorni la mobilitazione “straordinaria” lanciata per sostenere la campagna promossa da “Avvenire” per una moratoria europea sulla distruzione di embrioni ha raggiunto di un fiato alcune migliaia di adesioni.
Le nostre associazioni locali sono vive e con una gran voglia di metter su una metaforica maglietta e buttarsi nella mischia. Parafrasando Torino 2006, “passion lives here!”
Preallertati da una telefonata e da una scarna e-mail nella serata di venerdì 23 novembre, le associazioni si sono mosse subito, con entusiasmo, decisione e coraggio. Da Nord a Sud, da Moncalieri a Lamezia Terme, da Est a Ovest, da Macerata ad Arezzo. Senza presunzione né arroganza, ma mettendo in campo quella costanza e forza di persuasione che ci caratterizzano da tempi non sospetti.
Narrano le “cronache” di avverse condizioni atmosferiche, direttori di supermercato ostili, passanti frettolosi. Il tutto con brevissimo preavviso e impegnando, familiari e amici al seguito, un intero week end, magari preventivamente destinato al riposo.
Ciascuno ha pronto un aneddoto da raccontare e, nel cuore, migliaia di volti, impossibili da ricordare ma tutti ugualmente importanti. Non serve un’analisi grafologica per decifrare le centinaia di firme che continuano ad arrivare, lanciate da un fax che boccheggia per gli straordinari. Infatti, ogni segno sulla carta, ogni tratto, più tremante o più fermo, ci mette in contatto con un popolo così diverso per età, professione, provenienza, che ha voluto esprimere una scelta consapevole.
A leggere poi le motivazioni che corredano le singole adesioni, viene spontaneo pensare a quegli eterni dubbiosi che si ostinano a propinarci la “favola” dell’indifferenza della gente, della distanza dai grandi temi, dell’etica costruita su misura. Dalle schede inviate emerge con chiarezza che non vi è solo la semplice condivisione, seppur nobile, di un valore (quello della vita sin dal concepimento), ma l’affermazione, convinta, di principi e obiettivi che caratterizzano il nostro “bene comune”.
I firmatari si sono espressi con le motivazioni più varie. Quelle giuridiche: “la vita non è un bene disponibile”, “la dignità dell’embrione come essere umano è conforme al diritto naturale”. Quelle semplici ed efficaci: “la vita è bella, perché sopprimerla?”. Quelle popolari, eppure piene di saggezza: “perché fare esperimenti sugli esseri umani? Non siamo forse contro la vivisezione?”. E addirittura ironiche: “perché anch’io sono stato embrione e non avrei gradito..”
La fantasia non è al potere, né ci servono facili slogan per riaffermare i valori in cui ci riconosciamo. La coerenza non ci manca, al di là delle banalizzazioni che sempre sono in agguato e che, con attenzione, rifuggiamo. Sono donne e uomini che non hanno timore di mettersi in gioco e di coinvolgere chi gli passa accanto. Sono “i nostri”, quelli di Scienza & Vita.
La sperimentazione sugli embrioni ora può essere sospesa
DALLO STRAPPO EUROPEO DI MUSSI
ALLA PROPOSTA DI MORATORIA
di Ilaria Nava
“Il presidente del Consiglio Romano Prodi, insieme al suo Governo, si è meritoriamente adoperato per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, mettendo in gioco il peso dell’Italia. Gli chiediamo di farlo anche per sospendere, nella civile e democratica Europa, l’inutile condanna degli embrioni umani”. E’ questo l’appello con cui Eugenia Roccella, dalla prima pagina di “Avvenire” del 21 novembre, invitava l’Esecutivo a proseguire nel suo impegno a livello internazionale a favore dei diritti dell’uomo, proponendo una sospensione dell’utilizzo degli embrioni umani nei laboratori europei. Una sollecitazione prontamente raccolta da Scienza & Vita e da alcuni parlamentari che hanno presentato mozioni per sollecitare il Governo a muoversi in questa direzione.
DALLO STRAPPO EUROPEO DI MUSSI
ALLA PROPOSTA DI MORATORIA
di Ilaria Nava
“Il presidente del Consiglio Romano Prodi, insieme al suo Governo, si è meritoriamente adoperato per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, mettendo in gioco il peso dell’Italia. Gli chiediamo di farlo anche per sospendere, nella civile e democratica Europa, l’inutile condanna degli embrioni umani”. E’ questo l’appello con cui Eugenia Roccella, dalla prima pagina di “Avvenire” del 21 novembre, invitava l’Esecutivo a proseguire nel suo impegno a livello internazionale a favore dei diritti dell’uomo, proponendo una sospensione dell’utilizzo degli embrioni umani nei laboratori europei. Una sollecitazione prontamente raccolta da Scienza & Vita e da alcuni parlamentari che hanno presentato mozioni per sollecitare il Governo a muoversi in questa direzione.
La moratoria, infatti, è il tipico atto per sospendere temporaneamente l’attività di ricerca in un determinato settore. Tale strumento è utilizzato con finalità di cautela o precauzione, quando non si conoscono pienamente i risvolti e le conseguenze di un certo tipo di sperimentazioni, o quando è necessario raggiungere un compromesso tra diverse opinioni riguardo all’opportunità di svolgere determinate ricerche.
E proprio una moratoria era stata utilizzata per bloccare il finanziamento europeo alla ricerca sulle embrionali, prevista in una più ampia risoluzione del Parlamento europeo contro il commercio di ovociti umani, approvata nel marzo 2005. Un atto palesemente violato dal colpo di mano compiuto poco dopo dal ministro Fabio Mussi in sede di approvazione del VII programma quadro sulla ricerca, quando ritirò l’adesione dell’Italia alla minoranza di blocco che si era formata per vietare la sperimentazione sugli embrioni: Germania, Polonia, Slovenia, Austria e Malta insieme al nostro Paese, costituivano infatti un fronte compatto che impediva il finanziamento europeo a progetti di questo tipo.
Con l’incauto e azzardato ritiro dell’Italia da questo gruppo, l’Ue ha dato il via libera ai finanziamenti comprendenti anche progetti che utilizzano gli embrioni: accanto al divieto di sostenere “attività di ricerca volte a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l’approvvigionamento di cellule staminali”, si è previsto che ”la Commissione europea continuerà nella pratica corrente e non sottoporrà al Comitato regolatorio proposte di progetti che includano attività di ricerca che distruggano embrioni umani, comprese quelle per l’ottenimento di cellule staminali”. A tale affermazione si è aggiunta però la precisazione che “l’esclusione dal finanziamento di questo stadio di ricerche non impedirà alla Comunità di finanziare stadi successivi che coinvolgano cellule staminali embrionali umane”.
Un compromesso di facciata che nella sostanza non scoraggia la produzione di embrioni per la ricerca. E così questi progetti sono entrati a pieno diritto tra quelli che devono spartirsi gli oltre 50 miliardi gli euro stanziati per il 2007 – 2013, periodo di competenza del VII programma quadro. Una cifra che ha più che raddoppiato quella prevista dal VI programma quadro (2002-2006), in cui già il 60-70% dei progetti interessati ai finanziamenti, secondo quanto affermato dall’allora vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica Guido Possa, riguardava proprio la ricerca sugli embrioni.
Un auspicio, quello della moratoria, che permetterebbe ora al Governo di ricucire lo strappo, oltre che ricollocare l’Italia in una posizione di leader nella tutela dei diritti umani.
Grande partecipazione al 3° incontro delle Associazioni locali
DUE GIORNI PER SMONTARE
IL MITO DELL’EU – GENETICA
di Gianluigi De Palo
L’informazione e la formazione non possono essere neutre. Con queste parole la professoressa Maria Luisa Di Pietro, co-presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita ha concluso il terzo incontro con le Associazioni locali tenutosi a Roma, presso l’Istituto delle suore Rosminiane il 9 e 10 novembre. Due giorni di formazione e di informazione, a cui hanno partecipato più di cento delegati da ogni parte d’Italia e che hanno mostrato la vitalità di un’Associazione che conta ben 84 gruppi locali riconosciuti e 24 in attesa di riconoscimento.
DUE GIORNI PER SMONTARE
IL MITO DELL’EU – GENETICA
di Gianluigi De Palo
L’informazione e la formazione non possono essere neutre. Con queste parole la professoressa Maria Luisa Di Pietro, co-presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita ha concluso il terzo incontro con le Associazioni locali tenutosi a Roma, presso l’Istituto delle suore Rosminiane il 9 e 10 novembre. Due giorni di formazione e di informazione, a cui hanno partecipato più di cento delegati da ogni parte d’Italia e che hanno mostrato la vitalità di un’Associazione che conta ben 84 gruppi locali riconosciuti e 24 in attesa di riconoscimento.
Nella prima giornata, oltre, alla lezione-relazione introduttiva del professor Bruno Dallapiccola, l’altro co-presidente nazionale, dal titolo provocatorio «Eu-genetica?» si è cercato di approfondire il tema anche attraverso la lettura critica di due media universali come la letteratura e il cinema. Dallapiccola ha mostrato scientificamente come sia sbagliato continuare a parlare di “eugenetica” in quanto ciascuno di noi a livello genetico ha nel proprio Dna almeno 10 geni malati. E così anche i centri, che effettuano test genetici e che stanno prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese, di fatto “vendono” solo l’illusione di una perfezione genetica.
La professoressa Lucetta Scaraffia ha introdotto il tema dell’eugenetica in ambito letterario fornendo alcune interessanti chiavi di lettura del romanzo di Michael Crichton «Next», che narra l’incontro e lo scontro tra le nuove frontiere della scienza e la nostra esperienza quotidiana che sembrano sfidare il nostro senso della realtà. Il libro, capace di mescolare realtà e finzione per creare una storia mozzafiato ambientata in un mondo di infinite possibilità, si propone di mettere in discussione tutto quello che pensiamo di sapere, tutto ciò che crediamo giusto ed etico, scardinando ogni certezza e rivelando le scioccanti nuove scelte che – a detta dell’autore – «presto saremo costretti ad affrontare». Per quanto riguarda il cinema, invece, dopo la proiezione del thriller fantascientifico «Gattaca», il critico cinematografico Federico Pontiggia ha analizzato i temi dell’eugenetica, del transumanesimo e della distopia presenti nel film, mostrando come anche il cinema contribuisca a formare le coscienze veicolando o anticipando contenuti eticamente sensibili.
Nel secondo giorno dei lavori, la professoressa Maria Luisa Di Pietro è entrata nello specifico del piano formativo. Attraverso un power point ha mostrato i dati di un’indagine condotta alcuni anni fa tra i docenti, che già avvertivano l’urgenza di una formazione in bioetica, sentendosi spesso impreparati ad affrontare i temi della vita e della morte. Si chiedeva, inoltre, che tali temi venissero affrontati – con i linguaggi adeguati – a partire dalla scuola materna per poi accompagnare nella formazione i ragazzi, gli adolescenti e, da ultimo, i giovani delle scuole superiori. Questa esigenza non può che essere più forte oggi ed è importante mantenere vivo il dibattito e l’attenzione sui temi della bioetica. Tra le «battaglie» che si profilano all’orizzonte sono state ricordate: la questione dell’utilizzo strumentale ed ideologico dei primi risultati dell’applicazione della legge 40, la sperimentazione sugli esseri umani in fase embrionale, il fine vita e il dibattito su eutanasia, accanimento terapeutico e testamento biologico, l’aborto che si sta cercando di trasformare in una sorta di “diritto”, il ricorso a prodotti farmacologici inaccettabili, perché abortivi e pericolosi per la donna, come ad esempio la Ru486. Il ruolo di un’Associazione come Scienza & Vita è proprio questo: se i temi della bioetica erano quasi sconosciuti fino a qualche anno fa, la fase referendaria ha visto il Paese confrontarsi su larga scala, dalla scuola alla parrocchia, dalla televisione ai giornali, mostrando come quelle coscienze che sembravano stanche e assopite, si potessero risvegliare. Per questo è fondamentale svolgere un lavoro in ambito formativo e informativo che unisca il lato scientifico (l’informazione corretta) alla riflessione etica: il dato di scienza infatti non basta, occorre porsi la domanda etica sul senso e il significato dell’agire umano in campo biomedico. «Non esiste la neutralità su questi temi – ha detto Maria Luisa Di Pietro – e il nostro compito, come associazione, è rivolgerci alle singole persone, mettendo in atto un percorso di formazione e informazione. Dopo di che, spetterà alle singole persone trasmettere quanto è stato offerto nella specifica realtà in cui operano».
A tal proposito Edoardo Patriarca, consigliere delegato alle relazioni con associazioni e movimenti, ha raccontato la sua esperienza di formatore non specificatamente medico e ha invitato i delegati provenienti da tutta Italia a proporre alle proprie associazioni, così come ai movimenti e ai gruppi parrocchiali, un percorso educativo che possa incrociare, con linguaggi e metodologie moderni e accattivanti, le grandi questioni eticamente sensibili.
La prima "esperienza" punta sulla formazione dei giovani
VARESE IN PRIMA LINEA
CON IL PROGETTO SCUOLA
Nel terzo incontro con le associazioni locali si è cercato di dare spazio anche ad alcune sperimentazioni che hanno portato frutti sul territorio per cercare di condividere le “buone pratiche”. Un’esperienza senz’altro positiva è quella di Scienza & Vita di Varese, presentata per l’occasione dal presidente, Antonio Ercoli che ha spiegato come, dopo la vittoria referendaria del 2005, per non disperdere quel patrimonio di contatti e di amicizie che si era venuto a creare, si è cercato di continuare ad occupare uno spazio culturale. «Anche perché – ha precisato Ercoli – , nonostante la schiacciante maggioranza, i media hanno proseguito nella loro strategia di informazione a senso unico».
VARESE IN PRIMA LINEA
CON IL PROGETTO SCUOLA
Nel terzo incontro con le associazioni locali si è cercato di dare spazio anche ad alcune sperimentazioni che hanno portato frutti sul territorio per cercare di condividere le “buone pratiche”. Un’esperienza senz’altro positiva è quella di Scienza & Vita di Varese, presentata per l’occasione dal presidente, Antonio Ercoli che ha spiegato come, dopo la vittoria referendaria del 2005, per non disperdere quel patrimonio di contatti e di amicizie che si era venuto a creare, si è cercato di continuare ad occupare uno spazio culturale. «Anche perché – ha precisato Ercoli – , nonostante la schiacciante maggioranza, i media hanno proseguito nella loro strategia di informazione a senso unico».
Per questo proprio il 13 giugno è nato il gruppo locale di Varese, composto inizialmente da 18 persone, per promuovere, diffondere e dibattere i temi della ricerca scientifica intorno alle verità dell’uomo. Con l’obiettivo di essere il punto di riferimento di una coscienza critica nei confronti di quei processi culturali, sociali e politici che stravolgono la natura dell’uomo e la sua verità. In un anno e mezzo, di strada ne è stata fatta se pensiamo che dai 18 iniziali, ora il gruppo è composto da 96 aderenti e che sono state raggiunte attraverso le attività dell’associazione locale oltre duemila persone. Come? Organizzando convegni, incontri, tavole rotonde e dibattiti in parrocchia o in sale comunali. Ma il vero grande risultato è quello della rete creata attorno all’Associazione locale. Non solo per quanto riguarda i contatti con i media locali che hanno dato ampio risalto alle iniziative proposte, ma anche e soprattutto per quanto concerne il rapporto con le istituzioni comunali, provinciali e regionali che in alcuni casi hanno anche patrocinato gli eventi. Attualmente si sta cercando di mettere a punto un progetto di formazione nelle scuole per raggiungere i giovani. Il progetto si propone di rappresentare un approccio alla bioetica di inizio e fine vita, con l’obiettivo di chiarire dubbi e far nascere interesse per tematiche spesso difficili da affrontare. Anche in questo caso il metodo utilizzato sta portando i primi riscontri positivi. Sono stati infatti contattati oltre ad una serie di docenti sensibili ai temi della bioetica, anche 4 licei pubblici e 2 privati, per un totale di circa 2.500 potenziali partecipanti.
La seconda "esperienza" è rivolta ai medici, anche di famiglia
PRIMO "SPORTELLO SCIENTIFICO"
NELL’OSPEDALE DI CERIGNOLA
Le attività dell’Associazione Scienza & Vita di Cerignola ruotano attorno ad uno «sportello scientifico» che verrà inaugurato alla presenza del presidente nazionale di Scienza & Vita, il prof Bruno Dallapiccola l’11 gennaio del 2008. Il progetto, che è stato presentato con un protocollo d’intesa tra l’associazione Scienza & Vita di Cerignola e l’Asl Fg2, prevede l’apertura di uno sportello, ubicato nell’Ospedale Tatarella di Cerignola, che si propone di essere un servizio di volontariato destinato a tutti i medici al personale socio-sanitario dell’ospedale e a tutti i medici di famiglia della città in provincia di Foggia.
PRIMO "SPORTELLO SCIENTIFICO"
NELL’OSPEDALE DI CERIGNOLA
Le attività dell’Associazione Scienza & Vita di Cerignola ruotano attorno ad uno «sportello scientifico» che verrà inaugurato alla presenza del presidente nazionale di Scienza & Vita, il prof Bruno Dallapiccola l’11 gennaio del 2008. Il progetto, che è stato presentato con un protocollo d’intesa tra l’associazione Scienza & Vita di Cerignola e l’Asl Fg2, prevede l’apertura di uno sportello, ubicato nell’Ospedale Tatarella di Cerignola, che si propone di essere un servizio di volontariato destinato a tutti i medici al personale socio-sanitario dell’ospedale e a tutti i medici di famiglia della città in provincia di Foggia.
Due i coordinatori dello sportello: il dott. Samuele Cioffi per quanto concerne il servizio interno all’Ospedale e il dott. Paolo Dipasquale per il servizio esterno relativo ai medici di famiglia. Italia Buttiglione, la presidente dell’associazione locale, nello spiegare le finalità del progetto ha tenuto a precisare che «l’obiettivo è quello di sviluppare la cultura della vita nel territorio attraverso percorsi formativo-culturali, informativo-consultoriali, cercando di non disperdere tutti i dati statistici inerenti alle tematiche dell’associazione. Per questo verranno organizzate conferenze e dibattiti in teleconferenza, incontri con esperti sulle problematiche proposte sia dal personale ospedaliero sia dai medici di famiglia, verranno diffusi i comunicati di Scienza & Vita provenienti dall’associazione nazionale non solo tra i reparti ospedalieri, ma anche presso gli studi dei medici di base». Ma anche in questo caso il grosso del lavoro è stato quello di creare una rete di collaborazione con i più grandi esperti del settore. Sono attive, infatti, collaborazioni con l’Istituto “Mendel” di Roma nella persona del professor Bruno Dallapiccola, con l’Università del Sacro Cuore “A. Gemelli” nelle figure della professoressa Maria Luisa Di Pietro e del professor Giuseppe Noia, dell’Ospedale “Di Venere” Bari con la collaborazione del professor Filippo Maria Boscia, dell’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo dove opera la dott.ssa Vanna Valori e infine dell’Hospice Villa Speranza a Roma dove opera la dott.ssa Adriana Turriziani.
La terza "esperienza": il pressing sull’Ordine dei medici
PILLOLA DEL GIORNO DOPO
MACERATA SA "OBIETTARE"
La terza testimonianza proveniente dalle Associazioni locali di Scienza & Vita è quella proposta da Macerata che è stata presentata con un power point dal presidente, il dott. Giovanni Borroni. In questo caso si tratta di attività legate all’obiezione di coscienza da parte dei medici relativamente alla prescrizione della "pillola del giorno dopo”.
PILLOLA DEL GIORNO DOPO
MACERATA SA "OBIETTARE"
La terza testimonianza proveniente dalle Associazioni locali di Scienza & Vita è quella proposta da Macerata che è stata presentata con un power point dal presidente, il dott. Giovanni Borroni. In questo caso si tratta di attività legate all’obiezione di coscienza da parte dei medici relativamente alla prescrizione della "pillola del giorno dopo”.
Dopo aver mostrato un estratto del carteggio tra l’associazione locale e l’ordine dei medici, nella sua relazione Borroni ha mostrato come questa insistenza epistolare abbia portato ad un incontro con il Presidente dell’Ordine dei Medici di Macerata, il quale ha spiegato che non compete all’Ordine dei Medici inibire al singolo medico l’obiezione perché questa è un diritto insindacabile del professionista. Non solo, l’incontro ha portato alla creazione di una sinergia di intenti tra Scienza & Vita di Macerata e Ordine dei Medici provinciale, affinché si arrivi ad un pronunciamento della Regione in merito all’obiezione di coscienza. A tal proposito si è pensato di fare fronte comune nei confronti dell’Assessorato perché il nodo che si intende sollevare non sarebbe legato all’obiezione in sé, ma al disservizio che essa provocherebbe. Dopo 4 mesi di lavoro, nel giugno del 2007, questa volta la Regione Emilia Romagna ha emanato una nota nella quale vi era scritto che «in merito alla possibilità di rifiutare la prescrizione della “pillola del giorno dopo” il Comitato Nazionale per la Bioetica, dopo aver preso in esame la letteratura scientifica in materia, con una nota approvata il 28/5/2004, ha ritenuto unanimemente di accogliere la possibilità per il medico di rifiutare la prescrizione o la somministrazione della contraccezione di emergenza, avendo il diritto di appellarsi alla “clausola di coscienza” secondo quanto previsto dal Codice deontologico della FNOMCeO (Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) del 1998». Un precedente significativo per chiunque volesse sollevare il tema del diritto all’obiezione di coscienza da parte del medico in riferimento alla “pillola del giorno dopo”.
Tante pellicole di successo, ma tutte unidirezionali
EUTANASIA AL CINEMA
ORIZZONTI CHIUSI ALLA SPERANZA
di Giulia Galeotti
Il cinema non poteva non accorgersi del nuovo “mito” dell’eutanasia: negli ultimi anni, diverse pellicole di successo (sia di pubblico che di critica) hanno variamente raccontato le vicende di persone malate che chiedono di morire.
EUTANASIA AL CINEMA
ORIZZONTI CHIUSI ALLA SPERANZA
di Giulia Galeotti
Il cinema non poteva non accorgersi del nuovo “mito” dell’eutanasia: negli ultimi anni, diverse pellicole di successo (sia di pubblico che di critica) hanno variamente raccontato le vicende di persone malate che chiedono di morire.
Nel 2003 grandi applausi per la pellicola (di produzione fran-co-canadese) di Denys Arcand, Le invasioni barbariche. L’anno dopo è stata invece la volta dello spagnolo Mare dentro di Alejandro Amenábar, mentre nel 2005 l’eutanasia ha sbancato ad Hollywood: nella notte degli Oscar, Million Dollar Baby ha vinto come miglior film, Clint Eastwood si è aggiudicato la statuetta per la regia, Hilary Swank come attrice protagonista e Morgan Freeman come miglior attore non protagonista.
Le tre storie affrontano la questione eutanasia in ottiche diverse, anche se tutte sono costruite in modo da indurre lo spettatore a condividere la decisione dei protagonisti: la sofferenza è tale che provocarne la morte parrebbe davvero la scelta più pietosa e amorevole.
Le differenze, però, non mancano. Ne Le invasioni barbariche, il protagonista è Remy, professore cinquantenne divorziato, “socialista edonista e lussurioso” (per sua definizione), che sta morendo di cancro. In realtà, oltre alla malattia, in questa vicenda (premiata con l’Oscar come miglior film straniero), v’è un altro protagonista: il denaro. Il figlio di Remy, Sébastien, infatti, da “bigotto capitalista” qual è, tenta di rendergli il decorso della malattia meno doloroso nell’unico linguaggio che conosce. E con i tanti soldi che ha, il giovane compra tutto – attrezzatura, ambientazione, persino qualche comparsa (come i due studenti prezzolati che si recano in visita al loro “amato” professore) che facciano sentire al padre che comunque gli si è voluto bene. Ovviamente, il denaro non basterà, né basterà il tardivo affetto di parenti e amici: per andarsene serenamente, Remy vuole e ottiene l’eutanasia.
Mare dentro racconta invece la storia vera di Ramon Sampedro (1943-1998), tetraplegico da trent’anni a causa di un tuffo in gioventù. Per il nostro tema, questa è forse la pellicola più complessa per le diverse sensibilità dei personaggi che ruotano intorno al protagonista. Se, ovviamente, nella Spagna di oggi non può mancare la figura, resa grottesca, del sacerdote cattolico (anche lui paraplegico) che pateticamente tenta di far desistere Ramon dal suo proposito, le donne che lo circondano provano ad avanzare, in forma diversa e non ridicola, obiezioni alla sua scelta.
In Million dollar baby infine, il tema dell’eutanasia compare nel finale. La vicenda racconta infatti la storia di Frankie Dunn, anziano gestore di una palestra, che accetta a malincuore (convinto dall’amico ed ex pugile Eddie, la voce fuori campo che narra la storia), ad allenare Maggie Fitzgerald, cameriera trentenne che vede nella boxe la sola e ultima occasione di riscatto sociale. Complici una ferrea volontà e un grande impegno, la ragazza si trova a contendere il titolo mondiale a Billie, talmente scorretta da colpirla a tradimento sul ring. Maggie rimane così paralizzata dalla testa in giù: disperata e sofferente, implorerà Frankie di aiutarla a morire. Questo film è davvero cupo: il pessimismo è totale. Ad eccezione dell’anziano allenatore, Maggie è drammaticamente sola, con i familiari sciacalli che si materializzano al suo letto, rumorosi e impietosi, solo per battere cassa. È, più in generale, un mondo in cui la violenza, la solitudine, l’egoismo e l’avidità hanno decisamente la meglio.
Pur tra le tante variazioni in tema, le tre pellicole pro-eutanasia non prevedono in alcun modo una lettura diversa da quella di vedersi giacere in un letto anelando disperatamente a fuggirne. È chiaro che gli eventi sconvolgono e spezzano le vite dei protagonisti, ma la soluzione che le vicende narrate offrono è monocorde. C’è un passo che proprio non riescono a compiere né Remy, né Ramon, né tanto meno Maggie: smettere di guardare indietro, e almeno provare ad affidarsi al domani. Nessuno di loro è in grado né tenta di abbandonare il modello di ciò che è stato, per darsi invece la possibilità di vivere e, ancor prima, di immaginare un’esistenza diversa. In questo senso davvero i messaggi di fondo che le pellicole lanciano non possono essere condivisi. Amare e rispettare qualcuno non significa accompagnarlo alla morte (come suggeriscono chiaramente i registi), né accompagnarlo nella vita, per quanto dolorosa, può valutarsi come una scelta crudele ed egoista.
Un messaggio in parte diverso trapela invece dalla pellicola americana di Richard Fleischer, 2022: i sopravvissuti, datata ormai nel lontano 1973. Si tratta di un film di fantascienza che però (eventualità sempre più diffusa!) in alcuni aspetti è ormai diventa-to realtà. Tratto dal romanzo di Harry Harrison, Make room! Make room!, la pellicola è ambientata in una apocalittica New York popolata da 30 milioni di abitanti. Ebbene, la possibilità di un’eutanasia garantita a chiunque diventa una faccia emblematica di una società decadente e priva di morale. Per fortuna il protagonista, il detective Thorn (interpretato da un Charlton Heston ancora molto combattivo 14 anni dopo Ben Hur) arriva a salvare il mondo. Momentaneamente, almeno.
Appuntamenti
I PROSSIMI EVENTI
SEGNALATI DAI LETTORI
Tutti gli appuntamenti sono consultabili sul sito www.scienzaevita.org
29 Novembre 2007
Conquiste della scienza e promozione dell’uomo. Quale alleanza?
Lodi – Casa della Gioventù, Viale delle Rimembranze
30 Novembre 2007
EUTANASIA NEONATALE. Il tema dei "grandi prematuri"
Brescia – via Lamarmora 171
01 Dicembre 2007
IL PAZIENTE E IL SUO MEDICO: l’inguaribile voglia di vivere
Varese – Collegio De Filippi – via Brambilla, 6
01 Dicembre 2007
Chimera: vaso di Pandora per l’umanità
Salerno – Sala "Scozia" dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona
05 Dicembre 2007
LA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI: CONFERME E NOVITÀ
Firenze – via dell’Anguillara n. 25 presso Oratorio San Filippo Neri
06 Dicembre 2007
PICCOLO CORSO DI ALTA FORMAZIONE BIOETICA
Moncalieri (To) – Sala Zaccaria, Via Real Collegio 28
06 Dicembre 2007
Il coraggio di vivere e far vivere
genova – sala quadrivium piazza s. marta 2
07 Dicembre 2007
Nè accanimento nè abbandono: la conclusione della vita
Viterbo – Sala Conferenze Fondazione Carivit – Via Cavour 67
07 Dicembre 2007
Le frontiere della vita
Roma – Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di S. Maria Sopra Minerva
12 Dicembre 2007
Umano, troppo umano Follia, passione e "morale" del Dr. House
Siena – Sala S. Galgano, Complesso Santa Maria della Scala
11 Febbraio – 09 Maggio 2008
CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN BIOETICA – livello base –
Roma – Istituto di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Largo F. Vito 1