Il ruolo di Scienza & Vita nel dibattito pubblico
NEL CASO DELL’ORDINE DEI MEDICI
DA PROTAGONISTI MAI IRRILEVANTI
di Domenico Delle Foglie
Il caso sollevato dal documento fantasma della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), mai votato dal consiglio nazionale, che in un colpo solo ha pensato bene di sdoganare la pillola abortiva, la pillola Ru486 e la diagnosi preimpianto, ha visto protagonista l’Associazione Scienza & Vita.
La partecipazione al dibattito pubblico si è manifestata attraverso comunicati ampiamente rilanciati dalle agenzie di stampa, interviste (anche televisive e radiofoniche sulle maggiori reti nazionali) e una lettera aperta che hanno avuto ampio spazio su molti media italiani. In questa occasione abbiamo incalzato il presidente Amedeo Bianco e affiancato il quotidiano “Avvenire” che ha svolto un ruolo essenziale nello smontare un caso di cattiva informazione. Infine vogliamo segnalare la significativa mobilitazione dal basso che ha visto ancora una volta in prima fila le Associazioni locali di Scienza & Vita che hanno fatto sentire la loro voce nei diversi territori, sensibilizzando i medici. Questi, a loro volta, hanno manifestato un pubblico dissenso nei confronti dei rispettivi Ordini provinciali.
Questa vicenda ha messo in luce il carattere sinergico di tutte le nostre azioni, a livello nazionale e locale. Sottolineando, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluta rilevanza della nostra azione pubblica. In questa occasione mi piace citare un’espressione del cardinale Camillo Ruini che, a suo modo, fotografa la nostra azione sulla scena pubblica: “Meglio contestati che irrilevanti”.
P. S. Crediamo di fare un servizio utile a tutti voi riproducendo le agenzie che hanno rilanciato i nostri comunicati, gli articoli in cui siamo stati citati e che ci hanno visti protagonisti, nonche’ la lettera aperta dei nostri presidenti inviata al presidente della Fnomceo che è stata pubblicata integralmente dal quotidiano Avvenire.
NEL CASO DELL’ORDINE DEI MEDICI
DA PROTAGONISTI MAI IRRILEVANTI
di Domenico Delle Foglie
Il caso sollevato dal documento fantasma della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), mai votato dal consiglio nazionale, che in un colpo solo ha pensato bene di sdoganare la pillola abortiva, la pillola Ru486 e la diagnosi preimpianto, ha visto protagonista l’Associazione Scienza & Vita.
La partecipazione al dibattito pubblico si è manifestata attraverso comunicati ampiamente rilanciati dalle agenzie di stampa, interviste (anche televisive e radiofoniche sulle maggiori reti nazionali) e una lettera aperta che hanno avuto ampio spazio su molti media italiani. In questa occasione abbiamo incalzato il presidente Amedeo Bianco e affiancato il quotidiano “Avvenire” che ha svolto un ruolo essenziale nello smontare un caso di cattiva informazione. Infine vogliamo segnalare la significativa mobilitazione dal basso che ha visto ancora una volta in prima fila le Associazioni locali di Scienza & Vita che hanno fatto sentire la loro voce nei diversi territori, sensibilizzando i medici. Questi, a loro volta, hanno manifestato un pubblico dissenso nei confronti dei rispettivi Ordini provinciali.
Questa vicenda ha messo in luce il carattere sinergico di tutte le nostre azioni, a livello nazionale e locale. Sottolineando, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluta rilevanza della nostra azione pubblica. In questa occasione mi piace citare un’espressione del cardinale Camillo Ruini che, a suo modo, fotografa la nostra azione sulla scena pubblica: “Meglio contestati che irrilevanti”.
P. S. Crediamo di fare un servizio utile a tutti voi riproducendo le agenzie che hanno rilanciato i nostri comunicati, gli articoli in cui siamo stati citati e che ci hanno visti protagonisti, nonche’ la lettera aperta dei nostri presidenti inviata al presidente della Fnomceo che è stata pubblicata integralmente dal quotidiano Avvenire.
Lettera al Presidente Fnomceo Amedeo Bianco
Avvenire 24/02/08 Medici, documento choc “Ma non è quello votato”
Corriere della sera 24/02/08 L’identità dei cattolici
Il Giornale 24/02/08 Medici in campo: la legge sull’aborto non si cambia
Il Messaggero 24/02/08 Aborto, i medici difendono la legge: ancora moderna
La Repubblica 24/02/08 Aborto, i medici in campo “Difendere la legge 194”
La Stampa 24/02/08 I medici: difendiamo la legge sull’aborto
Avvenire 26/02/08 Scienza & Vita: tradito l’essere medici
Il Foglio 26/02/08 Medici in rivolta contro Bianco
Il Giornale 26/02/08 Pillola Ru486, scontro fra camici bianchi
La Stampa 26/02/08 Il Papa ai medici: rispettate la vita
Stop alla ricerca in Europa: la mobilitazione di Scienza & Vita
MORATORIA SUGLI EMBRIONI
AL TRAGUARDO CON 26MILA FIRME
di Emanuela Vinai
Si è conclusa la raccolta firme per la moratoria europea sull’utilizzo delle cellule staminali embrionali per la ricerca – promossa da Avvenire e lanciata con un editoriale di Eugenia Roccella – sostenuta da Scienza & Vita. E’ dunque tempo di bilanci.
Partiamo dai numeri: due mesi di campagna, più di ottanta associazioni locali coinvolte, quasi 26mila le adesioni pervenute. Le cifre non mentono e testimoniano l’attenzione che viene rivolta a temi che solo superficialmente possono essere considerati “non popolari”. Da sole non bastano però a spiegare le ragioni di un risultato che scaturisce da diversi fattori.
MORATORIA SUGLI EMBRIONI
AL TRAGUARDO CON 26MILA FIRME
di Emanuela Vinai
Si è conclusa la raccolta firme per la moratoria europea sull’utilizzo delle cellule staminali embrionali per la ricerca – promossa da Avvenire e lanciata con un editoriale di Eugenia Roccella – sostenuta da Scienza & Vita. E’ dunque tempo di bilanci.
Partiamo dai numeri: due mesi di campagna, più di ottanta associazioni locali coinvolte, quasi 26mila le adesioni pervenute. Le cifre non mentono e testimoniano l’attenzione che viene rivolta a temi che solo superficialmente possono essere considerati “non popolari”. Da sole non bastano però a spiegare le ragioni di un risultato che scaturisce da diversi fattori.
Il primo punto di forza di questa campagna è stato sicuramente il continuo e capillare lavoro di informazione ad opera di decine di volontari coinvolti che, giorni feriali e festivi, si sono spesi instancabilmente sul territorio. Tutti loro, oltre all’allestimento materiale dei banchetti, si sono confrontati con le domande legate alla curiosità dei tanti cittadini che hanno mostrato la volontà di approfondire i temi legati alla tutela della vita. I nostri volontari non hanno fornito soluzioni preconfezionate, ma si sono impegnati nel dare risposte a chi chiedeva di capire, in forza di ragione, perché fosse così importante una firma su un modulo.
Il secondo elemento che ha fatto la differenza: la presa di coscienza di come si possa riverberare nel “quotidiano” di ciascuno un evento apparentemente tanto lontano dal vissuto, come una sperimentazione in laboratorio.
Ma per cercare di dare una lettura della fitta partecipazione a questa iniziativa, si può provare con l’analizzare una prospettiva diversa. Si può partire, per esempio, da un argomento di cui si comincia a parlare con insistenza e a più livelli già agli inizi di questa campagna elettorale: i diritti connessi ai doveri.
I quasi 26mila firmatari, praticamente la popolazione di una media città di provincia – quella provincia di cui spesso si saggiano gli umori e da cui provengono le sollecitazioni più forti nel guardare al “Paese reale” – non si sono semplicemente chiesti se era un loro diritto chiedere una sospensione della sperimentazione, ma hanno voluto affermare il dovere morale di attivarsi per interrompere una pratica giudicata non inerente alla dignità dell’uomo.
A mano a mano che si accumulavano i fax, le mail e le lettere, è risultato evidente come un piccolo ma efficace input sia stato l’occasione adatta per divulgare e costruire un dibattito su tematiche a prima vista di difficile comprensione, ma di cui, invece, si avverte l’importanza valoriale e l’evocazione antropologica.
L’attenzione dei cittadini, dei singoli, alle tematiche connesse alla diffusione di una cultura della vita, il cui primo, sonoro segnale, si può far risalire al Referendum sulla Legge 40 del giugno 2005, è dunque più viva che mai.
Consolidare un trend positivo è un risultato che fa riflettere, è sintomo del nostro percorrere una buona strada, di aver saputo incontrare e interpretare gli umori di un popolo che, come per il Family day, non fa rumore ma vuole farsi sentire.
I neonati al vaglio della legge, ma con gli stessi diritti degli adulti
DIAMO A TUTTI UNA CHANCE
ANCHE AI GRANDI PREMATURI
di Carlo Bellieni
Chissà perché si parla di prematuri solo sottolineando quali far vivere e quali morire, e non si tratta mai dei grandi progressi che la medicina ha fatto nell’ultimo decennio nella loro cura? Questa visione necrologica della neonatologia è stigmatizzata dall’ultimo editoriale della prestigiosa rivista Acta Paediatrica, e sottende l’idea che il bambino abbia “qualcosa” di meno dell’adulto, in una società fatta per soggetti “normali”, cioè sani e adulti. Già: nessuno esiterebbe ad intervenire qualora si trovasse in presenza di un autista ferito in un incidente stradale gravissimo, a rischio di morte o di disabilità: perché è diverso per il neonato? Vediamo di capire.
DIAMO A TUTTI UNA CHANCE
ANCHE AI GRANDI PREMATURI
di Carlo Bellieni
Chissà perché si parla di prematuri solo sottolineando quali far vivere e quali morire, e non si tratta mai dei grandi progressi che la medicina ha fatto nell’ultimo decennio nella loro cura? Questa visione necrologica della neonatologia è stigmatizzata dall’ultimo editoriale della prestigiosa rivista Acta Paediatrica, e sottende l’idea che il bambino abbia “qualcosa” di meno dell’adulto, in una società fatta per soggetti “normali”, cioè sani e adulti. Già: nessuno esiterebbe ad intervenire qualora si trovasse in presenza di un autista ferito in un incidente stradale gravissimo, a rischio di morte o di disabilità: perché è diverso per il neonato? Vediamo di capire.
Sopravvivenza e malattia. Sappiamo oggi che nascendo a 22 settimane dal concepimento, si ha una possibilità su 10 di farcela, mentre a 23 settimane le possibilità sono una su quattro. Non sono valori trascurabili. Certo, molti di questi bambini avranno problemi di salute, di diverso tipo e diversa gravità, ma al momento della nascita non possediamo strumenti per fare previsioni sul singolo bambino. I progressi nel campo neonatale hanno consentito traguardi prima impensabili: oggi sopravvive il 90% dei nati sotto il chilo di peso, contro il 10% di 40 anni fa. Recenti lavori mostrano che i centri che provano ad assistere tutti i nati dalle 22 settimane in su, non hanno un tasso di handicap maggiore di quelli che invece operano una assistenza selettiva. Anzi, per un recente studio svedese, i centri “selettivi” invece di diminuire il tasso di handicap, lo incrementano .
Rispettare i genitori. Sappiamo anche che la nascita prematura è un evento spesso improvviso e traumatizzante per i genitori; e che le cure devono essere intraprese immediatamente all’uscita dall’utero. Dunque c’è purtroppo tempo per spiegare ai genitori le possibili patologie che potrebbero attendere il bambino, cosa che richiederebbe diverse ore e che verrà fatta in un momento successivo. Tuttavia i genitori devono costantemente essere tenuti informati di tutti i passaggi delle manovre mediche e delle risposte del piccolo paziente. D’altronde, non si capisce su cosa dovrebbero “decidere” i genitori o i medici, dato che la situazione, pur drammatica, è semplice: se c’è una chance, va data; se non c’è non si deve insistere. A meno che non si pensi che la disabilità futura sia un motivo per non rianimare. Ma, a parte che alla nascita non possiamo saperlo, a meno di avere una sfera magica, questo non è moralmente accettabile. Semmai è importante non insistere se gli interventi sono inutili.
Leggi e decreti. Il Ministero della Salute e il Comitato Nazionale di Bioetica hanno istituito delle commissioni per valutare il tipo di cure da dare a questi piccolissimi. Il parere della commissione del Ministero è ora al vaglio del Consiglio Superiore della Sanità. Ribadiamo il concetto di fondo: i neonati hanno diritto alle stesse cure dei pazienti adulti. Non sono cure sperimentali (si usano da 30 anni); non sono cure straordinarie (si tratta solo di mettere un tubicino di 2 millimetri di diametro in gola per dare aria ai polmoni), non possono essere subordinate alla ipotetica disabilità (se fosse così, si giungerebbe a curare solo chi si prevede ritornerà in piena salute). Viviamo una cultura che accetta solo chi si sa integrare e pensa che alla difficoltà grave esistenziale si possa rispondere solo facilitando l’uscita di scena, per le categorie che si devono accontentare delle briciole, cioè anziani, piccolissimi e disabili. Siamo certi, però, che chi deve decidere sa bene che non esiste una “zona grigia” in cui la vita umana valga solo a certe condizioni. Diamo a tutti una chance: è il compito del medico chiamato a far bene il proprio dovere.
Contro le letture tendenziose della sentenza del Tar Lazio
LINEE GUIDA DELLA LEGGE 40
SUL MINISTRO UN PRESSING ASSURDO
di Filippo Vari*
E la montagna ha partorito un topolino. I clamori mediatici, ad arte suscitati in occasione della recente sentenza del Tar Lazio in materia di procreazione medicalmente assistita, cozzano con la realtà: diversamente da quanto proclamato da alcuni supporter della procreazione assistita, il Tar non ha ammesso – perché non lo avrebbe potuto fare – la diagnosi pre-impianto. Anzi ha riconosciuto che il divieto di ricorrere a tale pratica non discende dalle Linee guida in materia di procreazione assistita adottate dal Ministro Sirchia, ma è direttamente scolpito, a chiare lettere, nella legge n. 40.
Contro questa realtà si scontrano i continui appelli al Ministro della Salute, da parte di alcune forze politiche ed economiche, per indurlo ad adottare nuove Linee guida.
LINEE GUIDA DELLA LEGGE 40
SUL MINISTRO UN PRESSING ASSURDO
di Filippo Vari*
E la montagna ha partorito un topolino. I clamori mediatici, ad arte suscitati in occasione della recente sentenza del Tar Lazio in materia di procreazione medicalmente assistita, cozzano con la realtà: diversamente da quanto proclamato da alcuni supporter della procreazione assistita, il Tar non ha ammesso – perché non lo avrebbe potuto fare – la diagnosi pre-impianto. Anzi ha riconosciuto che il divieto di ricorrere a tale pratica non discende dalle Linee guida in materia di procreazione assistita adottate dal Ministro Sirchia, ma è direttamente scolpito, a chiare lettere, nella legge n. 40.
Contro questa realtà si scontrano i continui appelli al Ministro della Salute, da parte di alcune forze politiche ed economiche, per indurlo ad adottare nuove Linee guida.
Questi appelli si autoproclamano a tutela della legalità, richiamando anzitutto il termine fissato dalla legge n. 40 per la revisione delle Linee guida. In realtà, non soltanto la legge prevede la modifica delle Linee guida nell’ipotesi di un’evoluzione “tecnico-scientifica”, sulla cui esistenza non sembra che si sia fornita adeguata motivazione. Ma il termine fissato per tale modifica è, come a tutti noto, ordinatorio e non perentorio.
E la legalità, anzi, sarebbe gravemente violata qualora il Ministro decidesse di accondiscendere alla richieste e adottare le nuove Linee guida.
Considerata la situazione istituzionale determinatasi a seguito della sfiducia nei confronti del Governo Prodi, l’adozione delle nuove Linee guida è un atto oramai precluso al Ministro della Salute. I poteri del Governo colpito da voto di sfiducia sono ridotti al disbrigo degli affari correnti. In tale ambito rientrano gli atti privi di rilevanza politica. Il decreto del Ministro per modificare le Linee guida sarebbe, invece, senza dubbio un atto politico. Né si possono considerare le nuove Linee guida un atto urgente e indifferibile. Il quadro normativo vigente è estremamente chiaro e legittimo, nonostante ciò sia poco gradito a determinati interessi economici.
A ciò si aggiunga che anche la sentenza del Tar del Lazio ricordata all’inizio riconosce che uno degli scopi più rilevanti che i centri perseguono, e cioè quello dell’introduzione della diagnosi pre-impianto, è precluso al Ministro, in quanto vietato direttamente dalle norme della legge n. 40.
E su alcuni aspetti di tale divieto, il Tar ha rimesso la questione al giudizio della Corte costituzionale.
E’ risibile, d’altro canto, la tesi che vorrebbe aggirare l’ostacolo richiamando una distinzione, in realtà inesistente, tra diagnosi a finalità eugenetiche vietata dalla legge e diagnosi per vedere se l’embrione è malato.
Infatti, posto che a tutt’oggi non esiste uno strumento per curare l’embrione malato, e che anzi gli embrioni sani rischiano di essere distrutti dalla diagnosi pre-impianto, quest’ultima si traduce inevitabilmente in uno strumento di eugenetica. Eugenetica vuol dire, infatti, miglioramento della razza. E la diagnosi pre-impianto per lo scarto e l’eliminazione degli embrioni malati altro non è che eugenetica.
Le parti che chiedono oggi al Ministro di intervenire con le Linee guida sono le stesse che all’epoca della campagna referendaria auspicavano e supportavano l’abrogazione della legge n. 40 lamentando che essa vietasse la diagnosi pre-impianto. Suscita, dunque, perplessità il richiamo alla legalità per superare, in maniera illegittima, una prescrizione di legge sulla quale il popolo italiano si è pronunciato in occasione del referendum del 2005.
* Professore associato di Diritto costituzionale nell’Ambito di Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma
Parola a dieci medici sul testamento biologico
LA SFIDA DEL FINE VITA
SOCIALE E SANITARIA
Prosegue la nostra campagna di interviste sul tema del testamento biologico. I medici da noi interpellati continuano a mostrare grandi perplessità, soprattutto in considerazione dello sviluppo del dibattito pubblico. Basti pensare al riemergere del tema dell’eutanasia, inevitabilmente associato alla figura del professor Umberto Veronesi, il quale entrerà sicuramente nelle aule del Senato per affiancare il senatore Ignazio Marino nella battaglia a favore del testamento biologico.
Noi continueremo a dare voce ai medici italiani che si preoccupano di offrire garanzie ai pazienti che affrontano i problemi del fine vita. Anche se è nostra cura sottolineare come, a molte delle domande poste dal fine vita, vadano cercate risposte non solo nei trattamenti sanitari, ma anche in quelli sociali.
LA SFIDA DEL FINE VITA
SOCIALE E SANITARIA
Prosegue la nostra campagna di interviste sul tema del testamento biologico. I medici da noi interpellati continuano a mostrare grandi perplessità, soprattutto in considerazione dello sviluppo del dibattito pubblico. Basti pensare al riemergere del tema dell’eutanasia, inevitabilmente associato alla figura del professor Umberto Veronesi, il quale entrerà sicuramente nelle aule del Senato per affiancare il senatore Ignazio Marino nella battaglia a favore del testamento biologico.
Noi continueremo a dare voce ai medici italiani che si preoccupano di offrire garanzie ai pazienti che affrontano i problemi del fine vita. Anche se è nostra cura sottolineare come, a molte delle domande poste dal fine vita, vadano cercate risposte non solo nei trattamenti sanitari, ma anche in quelli sociali. E su questo doppio fronte, sociale e sanitario, il nostro Paese è oggettivamente in ritardo. Un ritardo cronico facilmente misurabile sia sul versante delle cure palliative che nella carenza di hospice. A tale riguardo ribadiamo quello che dovrebbe diventare un patrimonio comune: dall’efficacia e dalla diffusione delle cure palliative dipende il crollo della “domanda di morte”.
Emanuele Caroppo: Medico Chirurgo, Psichiatra
Valeria Navarretta: Medico-Chirurgo. Specializzata in Ostetricia e Ginecologia
Michele Cianciulli: Medico-chirurgo. Specialista in Radioterapia
Paolo Marchionni: Dirigente Medico-Legale, Zona territoriale n. 1 di Pesaro
Renzo Puccetti: Medico-chirurgo, Specialista in Medicina Interna. Pisa
Roberto Garofalo: Medico-Chirurgo. Specializzato in Geriatria e Gerontologia
Lorella Battini: Medico-Chirurgo. Specializzata in Ostetricia e Ginecologia