
Aver cura del dolore del neonato non è dissimile da aver cura del dolore del feto. Furono gli studi di Sunny Anand a sollevare per primi la questione: neonati e feti possono provare dolore; in particolare, se sottoponiamo il neonato a uno stimolo nocivo senza analgesia, c’è rischio che ciò possa causare danni cerebrali.
I primi studi diretti sul feto furono condotti dal John Fisk a Londra, che mostrò che pungere una parte innervata del corpo del feto e una parte non innervata (per effettuare una trasfusione di sangue) causa – solo nel primo caso – un aumento degli ormoni dello stress nel sangue del feto.
A) Superato il problema “corteccia matura” Per alcuni, queste risposte non dipendevano dal dolore, ma da semplice riflesso, perché la presenza di una corteccia cerebrale sviluppata sarebbe necessaria per sentire il dolore. Derbyshire sosteneva che “L’esperienza del dolore è collocata a circa 12 mesi di età”. Ma questo trascura l’importanza di altre strutture cerebrali per la percezione del dolore: la sottoplacca e il talamo, che iniziano la loro attività, seppur incompleta, nel secondo trimestre di gestazione.
B) Superato il problema della sedazione endogena Lee e Mellor, seguiti nel 2010 dal Royal College of Obstetricians and Gynecologists, hanno messo in dubbio che i feti provino dolore durante gli interventi chirurgici fetali in gravidanza, dato che il feto sarebbe in uno stato di sonno continuo e che dei neuromodulatori ematici (ad esempio adenosina, progesterone, prostaglandine) causano sedazione fetale. Questi lavori hanno proposto una strana conclusione: a) il dolore non era possibile prima delle 24 settimane a causa dell’immaturità corticale; b) anche dopo quella data, il dolore era ancora improbabile per la sedazione dovuta a quelle sostanze (“il feto non sperimenta mai uno stato di vera veglia in utero ed è mantenuto, dalla presenza del suo ambiente chimico, in una continua incoscienza o sedazione simile al sonno”). Tuttavia, non è vero che il feto è in uno stato di sonno per tutta la gravidanza e che non può essere svegliato da stimoli esterni, tra cui il dolore. E i neuromodulatori possono al massimo portare sedazione al feto, che è molto diversa dall’analgesia o dall’anestesia. Infatti, nel sangue materno questi neuromodulatori si trovano talvolta a concentrazioni simili a quelle del feto e le donne non sperimentano conseguenze del tipo di analgesia o anestesia per la loro presenza. Inoltre, per ottenere l’anestesia, alcune di queste sostanze devono essere iniettate in grandi quantità, ben al di sopra di quelle normalmente presenti nel sangue fetale. Come risultato di queste osservazioni, un successivo documento del 2022 del RCOG non menzionava più il sonno o i neuroinibitori come cause di analgesia fetale. Tuttavia, nello stesso documento, il RCOG ha spostato l’età da cui il feto può percepire il dolore a 28 settimane. Questo fatto ha sollevato critiche, anche perché vorrebbe dire che anche il prematuro di meno di 28 settimane non sente dolore. Ciò può creare pregiudizi nel trattamento analgesico del nato pretermine e con basi realmente deboli, che invitiamo a verificare leggendo il documento.
C) Progressi recenti Oggi molto è cambiato. Stuart Derbishyre, all’inizio degli anni 2000, era assolutamente contrario ad ammettere il dolore fetale, mentre ora chiede una riconsiderazione: “non consideriamo più il dolore fetale (come sensazione fondamentale, immediata) in una finestra gestazionale di 12-24 settimane come impossibile in base alle neuroscienze”16. Un recente numero speciale di Frontiers in Pain Research17 ha segnato il livello delle attuali conoscenze sul dolore fetale: il feto può provare dolore verso la metà della gravidanza ed esistono linee-guida per i farmaci analgesici al feto18,19. C’è ancora chi non lo accetta? Purtroppo sì, ma senza dare tante spiegazioni. Semmai non è facile capire come il feto viva questo dolore. Occorre pensare ad un’esperienza di dolore da parte del feto (e del pretermine) di tipo forse differente nel vissuto personale da quella dell’adulto, ma non per questo meno incisiva e meno generatrice di sofferenza. Proprio come il prematuro.
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ultimo aggiornamento il 3 Novembre 2025

