L’EMERGENZA SOMMERSA: GLI EFFETTI SECONDARI DELLA PANDEMIA IN AMBITO SANITARIO GLI APPROFONDIMENTI DI SCIENZA & VITA | FRANCESCA PIERGENTILI

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La pandemia dovuta alla diffusione del Covid-19 ha causato in ambito sanitario sia danni direttamente collegati alla diffusione del virus e ai contagi, sia danni indiretti, per lo più dovuti alla saturazione degli ospedali e al sovraccarico delle terapie intensive ma anche alla paura di accedere alle strutture sanitarie. Sono state, così, posticipate (se non annullate) numerose prestazioni sanitarie non urgenti.

I ritardi diagnostici e assistenziali hanno riguardato anche i pazienti più fragili, anche pediatrici.

Numerosi sono gli studi che in questi ultimi mesi hanno evidenziato i danni alla salute fisica e mentale dei più giovani causati dalla pandemia e dall’isolamento sociale.

Tale situazione, generata sempre dall’emergenza pandemica, viene definita “un’emergenza sommersa”, “secondaria” rispetto alle problematiche drammatiche e più evidenti conseguenti alla diffusione del virus, ma ha anch’essa effetti importanti sulla salute psicofisica delle persone.

Riflessi di tale emergenza si evidenziano, inoltre, sull’intero Sistema Sanitario, come anche sulla situazione economica e sociale del paese.

  1. I ritardi diagnostici e assistenziali causati dalla pandemia

Tra le patologie che hanno subito una significativa riduzione nell’assistenza durante la pandemia, si segnalano il diabete, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, l’ipertensione, le malattie cardiache, il cancro e la depressione[1]. Risultano, invece, essere stati potenziati gli strumenti di comunicazione e di monitoraggio dei pazienti a distanza.

Un recente studio realizzato dalla Fondazione The Bridge, insieme all’Università di Pavia, all’Intexo e a Simeu, fornisce, nel dettaglio, la panoramica dell’impatto del Covid-19 sull’assistenza sanitaria. Nel documento si stima che l’accesso alle cure abbia subito una riduzione di circa un terzo durante la pandemia. Nello specifico, risultano diminuite mediamente del 42% le visite ambulatoriali, del 28% i ricoveri, del 31% le prestazioni diagnostiche e del 30% i trattamenti terapeutici.

Come riportato nello studio, nel 2020 le diagnosi mancate in ambito oncologico sono circa 1 milione ed è previsto un ulteriore incremento nei prossimi anni. Le interruzioni alla regolare assistenza ai pazienti “avranno conseguenze specialmente per quanto riguarda i tumori individuati in stadio avanzato”. Il ritardo o l’interruzione delle cure, insieme alle preoccupazioni sull’eventuale contagio, hanno causato una maggior prevalenza di ansia e depressione nei pazienti oncologici.

Rispetto alle fragilità mentali, è stato evidenziato che, soprattutto durante i primi mesi della pandemia, sono peggiorate le condizioni di vita e di salute dei pazienti già in carico, “in particolare in termini di diminuzione dell’aderenza al trattamento e incremento del rischio suicidario”. Il rischio di infezione e di sviluppare quadri clinici più gravi è risultato più elevato tra i minori di 18 anni e nella fascia 18-35 anni.

Per quanto riguarda la popolazione generale, è stato rilevato “un rischio maggiore di sviluppare sintomi ansiosi, depressivi e stress correlati, l’aumento di dipendenze patologiche e di consumo di farmaci non soggetti a prescrizione come gli ansiolitici e gli psicotropi”.

Anche per le donne in gravidanza sono emerse alcune carenze assistenziali durante la pandemia. In particolare, uno studio coordinato dal Centro Collaboratore Oms per la Salute Materno Infantile dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, pubblicato su The Lancet Regional Health, ed effettuato su 21.027 donne in gravidanza, riporta difficoltà ad accedere alle cure prenatali, supporto inadeguato per l’allattamento al seno, minore coinvolgimento dell’altro genitore, minor supporto emotivo e fisico[2].

Per quanto riguarda i più giovani, un recente Rapporto dell’UNICEF, The State of the World’s Children 2021, On My Mind, analizza gli effetti del Covid-19 sulla salute mentale di bambini e ragazzi. Il Rapporto evidenzia come milioni di giovani durante la pandemia abbiano provato emozioni di incertezza, paura e solitudine: l’impatto sulla loro salute mentale e sul loro benessere emotivo rimarrà nei prossimi anni. Il covid-10 rappresenta oggi la principale preoccupazione per quattro bambini e adolescenti su dieci tra gli 11 e i 18 anni.

A subire le conseguenze negative e secondarie della pandemia sono soprattutto i bambini fragili, ovvero quei bambini con patologie croniche complesse: durante le fasi più acute dell’emergenza sanitaria sono stati interrotti anche per loro i controlli programmati.

  1. Pandemia e disuguaglianze

L’emergenza pandemica in questi anni ha causato danni, più o meno diretti, nel settore sanitario, rendendo ancora più evidenti le carenze strutturali e le diseguaglianze, anche territoriali, già presenti.

Come affermato dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), nel parere COVID-19: salute pubblica, libertà individuale e solidarietà sociale, “la fase acuta dell’epidemia ha mostrato… carenze «ordinarie» nel nostro sistema sanitario” e “forti squilibri regionali nella possibilità di accesso alle cure di qualità, anche domiciliari”.

Tutto ciò ha comportato l’accentuarsi delle “disuguaglianze inique” e degli “effetti indesiderati”, legati sia al blocco del sistema economico, sia alle disuguaglianze economiche, sociali, culturali, relative alle condizioni di salute o all’età.

L’impatto della pandemia è stato ancor più grave per le fasce più vulnerabili della popolazione: i bambini, gli anziani, le persone con disabilità, i malati affetti da patologie non-Covid, i pazienti fragili.

È, allora, indispensabile ripristinare e garantire la necessaria continuità assistenziale ai pazienti, soprattutto ai malati cronici e gravi, che hanno assistito nell’emergenza a una diminuzione di intensità assistenziale e al rinvio di esami diagnostici, anche fondamentali.

È, poi, necessario ripristinare le politiche “ordinarie” di salute pubblica, ma anche effettuare un ripensamento complessivo e un potenziamento del nostro sistema di welfare.

Mentre le campagne vaccinali continuano, interessando fasce sempre più ampie della popolazione (ora anche i bambini sopra i 5 anni), mentre continua la ricerca scientifica su farmaci e cure, sembra sempre più urgente collocare al centro della politica, degli investimenti, ma anche della cultura, il diritto fondamentale alla salute, nelle sue molteplici dimensioni, e l’interesse per lo sviluppo integrale della persona.

 

[1] Chudasama Y.V., Gillies C.L., Zaccardi F., et al., Impact of COVID-19 on routine care for chronic diseases: A global survey of views from healthcare professionals, Diabetes Metab Syndr, 2020

[2] Lazzerini M, Covi B, e al. Quality of facility-based maternal and newborn care around the time of childbirth during the COVID-19 pandemic: online survey investigating maternal perspectives in 12 countries of the WHO European Region. Lancet Reg Health Eur. 2022

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