GAMBINO | PARLAMENTO SI RIAPPROPRI DEL TEMA DEL FINE VITA E SCONGIURI DERIVE EUTANASICHE

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“Tante, francamente troppe, erano state le rassicurazioni che la legge sul finevita, varata neanche un anno fa, giammai avrebbe aperto il varco per una deriva eutanasica. E invece la Corte costituzionale – cioè il giudice delle leggi – ha ritenuto di indicare al Parlamento proprio questa strada”. Lo ha dichiarato il prof. Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita al convegno che si è tenuto presso l’Università Europea di Roma “Il fine vita e l’ordinanza n. 207 del 2018 della Corte costituzionale”, in occasione della pubblicazione del volume I diritti fondamentali del Prof. Marco Olivetti. Il Presidente Gambino ha ricordato il dibattito che ha preceduto la promulgazione della recente legge sul fine vita, e l’obiezione sul rischio di una deriva sostanzialmente eutanasica sotteso alla normativa. Secondo il prof. Gambino “l’avere ricondotto la nutrizione e l’idratazione parenterale all’interno del concetto di ‘terapia’ è stato il ‘grimaldello’ attraverso il quale giungere alla paventata legittimazione di pratiche eutanasiche”. “La Corte – prosegue il presidente di Scienza & Vita –  proprio dall’obbligo, già previsto dalla legge, di rispettare la decisione del malato di porre fine alla propria esistenza tramite l’interruzione di presidi vitali fa discendere ora anche l’accoglimento della richiesta del malato di un aiuto che valga a sottrarlo ad un decorso più lento, apprezzato dalla Corte come contrario alla propria idea di morte dignitosa”. “Con tali affermazioni – prosegue Gambino – viene del tutto dimenticato il concetto di cura, che si distingue da quello di terapia, e che lascia aperto l’ingresso alle relazioni umane e alla solidarietà in un ambito così delicato come quello del finevita”. “Ora il Parlamento – conclude il prof. Gambino –  si trova davanti a un bivio: scrivere sotto dettatura della Corte una nuova legge con contenuti eutanasici, oppure riappropriarsi della propria sovranità e recuperare i limiti dell’abbandono e dell’accanimento terapeutico, in parte disattesi proprio dalla legge n. 219 del 2017 con l’esito infausto della richiesta di legalizzazione di pratiche eutanasiche da parte della Consulta”.

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