Neuroetica: neuroscienze e persona


Il cervello oggi catalizza in modo nuovo l’attenzione di specialisti apparentemente disparati, tanto che assistiamo ad una proliferazione di discipline in cui il prefisso neuro precede definizioni più tradizionali: neuro-economia, neuro-estetica, neuro-biologia, neuro-teologia, neuro-farmacologia, … tra queste si distingue la neuro-etica. Le tecniche di neuroimaging permettono di osservare le attività cerebrali in tempo reale, e di associare l’attivazione di specifiche aree a determinati processi mentali; la neurofarmacologia propone molecole capaci di potenziare funzioni neurali o di controllare esperienze psichiche; la neurofisiologia riconosce fenomeni elettrici e biochimici all’origine di diversi stati mentali. Nel contempo la ricerca si avvale di indagini in vivo che pongono nuove problematiche etiche. In sostanza la ricerca e la clinica hanno accesso al luogo dove si generano e risiedono le funzioni peculiari della nostra umanità. La neuroetica è chiamata a vagliare queste nuove realtà mettendo in relazione le scoperte della neurobiologia e i sistemi valoriali umani. Le nuove evidenze hanno rinforzato in alcuni studiosi una visione riduzionista: la vita non è che chimica, non c’è nulla che trascende il dato fisico, anche le funzioni più astratte del nostro cervello sono frutto di interazioni tra aree cerebrali, c’è chi dubita dell’esistenza della libertà, dell’autonomia, e quindi anche della responsabilità personale. Noi vorremmo offrire uno sguardo complesso sulla neuroetica, intesa come il crogiuolo di varie competenze tutte al servizio della persona. Un approccio alla neuroetica libero da riserve mentali impone di affiancare all’indagine empirica ulteriori chiavi ermeneutiche.

ultimo aggiornamento il 9 Marzo 2022

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