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Care Robot e cure palliative: la tecnologia può prendersi cura dell’umano? In dialogo il palliativista Ricciuti e il bioingeniere Di Luzio al seminario di Scienza & Vita

La vera sfida non è tecnologica, ma antropologica ed etica: integrare strumenti avanzati senza impoverire la relazione di cura.

Nel seminario di studi Care Robot, umanoidi per la cura, promosso da Scienza & Vita, uno dei momenti più intensi e significativi è stato il dialogo tra Marcello Ricciuti, medico palliativista, e Francesco Scotto di Luzio, bioingegnere.

Un confronto che ha messo a tema una delle questioni più delicate del nostro tempo: quale spazio può avere la tecnologia robotica nei contesti di cura segnati dalla fragilità, dalla sofferenza e dalla prossimità umana?

La prospettiva della cura palliativa

Marcello Ricciuti, Direttore dell’Hospice dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza e membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, ha riportato al centro della riflessione il significato profondo delle cure palliative. Una medicina che non si limita al controllo dei sintomi, ma che si prende cura della persona nella sua interezza – fisica, psicologica, relazionale e spirituale.

Nel suo intervento, Ricciuti ha insistito su un punto decisivo: la qualità della cura non è riducibile alla sola competenza tecnica. Elementi come la compassione, la presenza, il lavoro d’équipe, la relazione con il paziente e la famiglia costituiscono il cuore dell’esperienza palliativa. È in questo orizzonte che si colloca la domanda critica sui care robot: possono davvero replicare ciò che nasce dall’incontro tra persone?

Il contributo della robotica e dell’intelligenza artificiale

A questa prospettiva ha dialogicamente risposto Francesco Scotto di Luzio, docente di Bioingegneria all’Università Campus Bio-Medico di Roma e ricercatore nel campo della robotica assistiva e sociale. Il suo intervento ha offerto un quadro rigoroso e realistico delle tecnologie oggi disponibili e delle loro applicazioni in ambito sanitario.

Scotto di Luzio ha chiarito che i care robot non nascono per sostituire l’uomo, ma per supportare la cura, alleggerendo carichi assistenziali, favorendo la comunicazione, monitorando parametri clinici e facilitando l’interazione tra paziente, clinici e familiari. Particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo di sistemi “context-aware”, capaci di adattarsi alla persona e all’ambiente, e alle sfide etiche legate all’uso dell’intelligenza artificiale in contesti così sensibili.

Un dialogo necessario

Il confronto tra Ricciuti e Scotto di Luzio ha mostrato come la vera sfida non sia tecnologica, ma antropologica ed etica: integrare strumenti avanzati senza impoverire la relazione di cura, mantenendo centrale la responsabilità umana. Un dialogo che incarna pienamente l’obiettivo di Scienza & Vita: promuovere un uso della tecnologia che sia realmente al servizio della persona.

👉 Sul sito di Scienza & Vita sono disponibili le video-relazioni e gli approfondimenti del seminario.

ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2025

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