ACCANIMENTO TERAPEUTICO

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Definizione
Eccesso nelle cure, che non hanno una reale utilità o che sottopongono il paziente a eccessiva sofferenza, considerando che sono le cure a essere inutili, mai la persona curata.

Realismo
Per accanimento si intende una insistenza cocciuta, irragionevole, eccessiva. Deriva dall’espressione ad canem, cioè « alla stregua di un animale ». L’accanimento ha in sé qualcosa di insensato, animalesco, stando all’etimologia del termine, ma bisogna stare attenti: come vedremo vi può essere un accanimento buono o cattivo, a seconda delle intenzioni.

La ragione
Un accanimento, quando le terapie sono inutili, è giusto? Per rispondere bisogna sapere cosa significa terapia, e che essa deve avere un fondamento razionale. Bisogna ricordare allora un assioma: non è terapia se non cura. Quindi il termine « accanimento terapeutico » è una contraddizione in termini, un ossimoro: una parola buona (terapia) che stride accanto a una cattiva (accanimento). Ma difficilmente ci sarà un medico che si accanisce a curare quando è chiaro che non serve. Il problema è però, talvolta, il contrario dell’accanimento: l’abbandono prima che si sia provato davvero tutto. « Quando curare non serve più? ». Qualcuno risponde: « Quando la vita del malato ha una qualità che non merita di essere prolungata continuando a curare la sua malattia ». In questo caso si scivola in un gioco molto soggettivo per decidere quale è il livello di qualità di vita sotto il quale non meriti essere curati. Oltre ad accanimento terapeutico e abbandono, esiste l’accanimento diagnostico, cioè l’eccesso in accertamenti e ricoveri, talora inutili, fatti al fine di preservarsi da alcun rischio di accuse di trascuratezza anche quando si è nella certezza che il paziente abbia necessità solo di un ben determinato percorso o addirittura di nessuna cura.

Ma quando l’oggetto da sconfiggere è il male, non è forse giusto essere accaniti? Quando ci si accanisce contro una malattia per scoprirne le cause, per salvare una persona, il medico può anche dare più di quello che gli è richiesto: è un accanimento buono, e magari ce ne fosse tanto! Bisogna star attenti agli effetti negativi dello spauracchio dell’accanimento « cattivo », che può portare a desistere dalle cure quando c’è ancora
una speranza e far cessare l’accanimento « buono ».

Empatia
Non si capisce la parola accanimento, se non si è appassionati del proprio lavoro o di una persona; a quanti di noi è capitato di accanirsi per riuscire in un esame o in un esperimento… o in un’impresa difficile? Di fronte a una difficoltà – se ci si tiene a un risultato – accanirsi è un bene; ma si deve far molta attenzione perché il nostro accanimento non diventi una fissazione o un eccesso di cure inutili fatto magari per
paura di venir accusati di aver tralasciato qualcosa magari solo formale: bisogna darsi dei limiti per non nuocere ad altri.

Riferimenti Bibliografici:
Benedetto XVI, Discorso alla conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari sulla pastorale dei bambini malati, 15 novembre 2008.

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