Incognita uomo. Corpo, tecnica, identità

Un’indagine sull’incognita-uomo partendo da un dato esperienziale: la corporeità umana. E’ questo il filo conduttore del libro che segnaliamo, scritto da Elena Colombetti del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e docente di bioetica presso la stessa università.
Interrogarsi sull’incognita-uomo equivale, anche, a porsi la domanda sulla sua identità messa sempre più in dubbio dalle possibilità di intervento biotecnologico, quasi che l’aumento della capacità di agire si accompagni ad una graduale riduzione della comprensione di sé. E’, d’altra parte, un dato di fatto che la tecnologia tende a frammentare e a parcelizzare la persona e il suo corpo nelle varie componenti, nelle singole funzioni fino a perderne la visione unitaria: questo perché lo "sguardo" della tecnologia, -ovvero del sapere che accompagna la tecnica – è lo sguardo del dominio, dell’utilità e dell’efficienza. La tecnologia, si potrebbe dire citando Kelly, ha creato una “terza cultura” che rifiuta la verità anche sull’uomo: privato – per opportunità – della soggettività che lo abita, l’uomo va invece riletto nella sua globalità, nel suo valore, nella sua dignità. Interrogarsi sull’incognita-uomo porta a scoprire come non sia sufficiente un solo sapere per risalire dal “fenomeno al fondamento”: “L’uomo, nella sua concreta determinazione corporea, rischia di essere una duplice incognita: per lo scienziato che dopo averlo scomposto in parti, in funzioni, in organi e in attività, rischia di trovarsi di fronte a una macchina cadaverica; per il filosofo che, dopo averlo pensato nella sua nuda essenzialità, rischia di vederlo come un evanescente fantasma” (Pessina, Presentazione, p. IX). Articolato in tre sezioni – Dare mente al corpo e corpo alla mente, Azione e identità, Identità e tecnologia -, il testo offre un interessante chiave di lettura della incognita-uomo, guardando alla corporeità come elemento essenziale dell’identità umana e ponendo di fronte ad una scelta: “La consapevolezza che il corpo è parte integrante e importante dell’identità dell’essere umano unitamente alla accresciuta possibilità tecnica che permette di manipolare ciò che prima era semplicemente dato, può essere per noi il bivio da cui si aprono due strade: quella dell’annebbiamento della nostra identità attraverso una delega tecnologica alla gestione di ciò che siamo, o quella di una riscoperta della profondità del nostro essere che si accompagna ad una nuova consapevolezza etica. Certamente gli scenari che si aprono richiedono nuove categorie di riflessione, ma proprio questa situazione può costituirsi come l’opportunità storica per svincolarsi dal dominio del dualismo cartesiano” (p. 196). Una scelta sulla quale devono interrogarsi la teoria filosofica e la prassi biomedica, che proprio nella realtà corporea e nella sua significanza nell’identità personale possono trovare un terreno di confronto e un punto di incontro.

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