ANIMALI

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Definizione
Individui capaci di movimento autonomo, e in certi casi di socialità e affetto tra cui si differenziano gli esseri umani – detti « persone », indipendentemente da età e stato di salute – per la loro capacità, in atto o solo potenziale – di interrogarsi sul significato delle cose.

Realismo
Animale: ciò che è animato, che si muove per propria natura. Si intende per animali, tutto il coacervo degli esseri viventi, nel quale l’essere umano ha un ruolo particolare in quanto tra tutti, l’unico in possesso di senso dell’infinito.

La ragione
Certo che anche noi apparteniamo al genere animale e non si devono negare le somiglianze geneticheo fisiche che riscontriamo tra uomo e altri mammiferi; ma bisogna considerare anche le differenze. Si tende a giustificare una certa perdita di confine tra essere umano ed animale in ragione di una somiglianza genetica, in particolare con certe grandi scimmie; il paradosso è che la « somiglianza » del DNA umano a quello di ogni altra specie animale è maggiore della « differenza » di ciò che l’umano riesce a immaginare e desiderare rispetto agli altri animali. Questo rende
ancora più evidente che il salto di qualità tra uomo e scimmia legato all’autocoscienza e alla ricerca del significato delle cose non è dato da qualche elemento di DNA: il salto è sostanziale, la differenza di DNA non lo è. Questo però non giustifica alcuna forma di maltrattamento degli animali, anzi richiede un sempre maggiore rispetto e amore per essi, dal momento che l’uomo scopre anche nel resto del mondo animale un
significato buono e una bellezza che lo induce a trattarlo con rispetto.

Certo che l’amore per l’animale può essere meno impegnativo che l’amore per i propri simili, perché resta sempre chiara una differenza; e di conseguenza una società che non sa più impegnarsi in un rapporto
affettivo con i suoi soggetti deboli, preferirà mettere in primo piano l’amore per l’animale, perché in fondo resta « revocabile ». Oggi si parla di « adottare le balene», mentre l’idea di adottare un bambino è passata a « opzione di serie B » rispetto alla fecondazione in vitro
tanto pubblicizzata. Le pubblicità di cibi per animali sono diventate incombenti e addirittura raffinate, mentre tanti bambini muoiono di fame. Addirittura esistono cliniche estetiche per gatti e cani, mentre un tempo il veterinario era esclusivamente (ed etimologicamente) quello che si prendeva cura degli animali vecchi (vetus in latino) per non lasciarli in preda alle malattie. Ma il problema grave è che mentre i bambini non nascono più, proliferano i cagnolini da compagnia. E le bambine sono addestrate dalla TV a prendersi cura di cani e gatti, oggi anche nella versione-bambolotto (così non sporcano) o virtuali (così i genitori stanno in pace). E contemporaneamente sono scomparsi i bambolotti-bambino, tanto che ormai le bambine e i maschietti sono rassegnati a scordarsi l’idea di avere un fratellino e quella di diventare mamma/papà un giorno
(« ma siamo matti! »), mentre invece si vedono bene come padroncini di gatti o come dog-sitters.

Empatia
L’amore per gli animali è in tante persone innato e piacevole; in altri è meno scontato, ma è un bene che nasce dal rispetto della creazione che ci circonda. Certo, l’amore per gli animali può essere o diventare un ripiego: l’amore per gli uomini/donne non è scontato, può essere spesso a rischio (si può essere traditi, bisogna sacrificarsi per esso, non è detentivo) con conseguente ricaduta del nostro bisogno di amare sui quadrupedi
che invece tante pretese in apparenza non ne hanno, non possono scappare se non a loro scapito, e possono essere tenuti loro malgrado chiusi in casa
mentre sarebbero ben lieti di correre lontano mille miglia, ma non sanno lamentarsi o perlomeno non si fanno capire (o chi li detiene spesso non lo vuole capire). L’animale necessita di un suo habitat, e spesso gliene diamo uno artificiale, pensando che il suo bisogno sia il nostro; non gli facciamo un buon servizio.

Riferimenti Bibliografici:
E. Pluhar, Utilitarian Killing, Replacement, and Rights, in J Agric Ethics 3 (1990)147-171.
C.V. Bellieni, Quando l’animalismo mette le bestie prima dei bambini, in L’Occidentale, 19 novembre 2011. Disponibile all’indirizzo web: http://www.loccidentale.it/node/106792

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