S&V FOCUS | 11 luglio 2025

Ricerca sugli embrioni | Fecondazione e genetica. Quando inizia la vita umana?

Gli approfondimenti di Scienza & Vita | di Francesca Piergentili

3d rendered medical illustration of cardiovascular system of 8 week old embryo

Nel nostro paese la ricerca sugli embrioni umani non è consentita. In altri ordinamenti viene posto, invece, al 14° giorno il limite temporale della sperimentazione scientifica sull’embrione. Tale confine ha le sue radici nel rapporto del Comitato Warnock che in ambito di procreazione assistita individuò i primi 14 giorni dalla fecondazione come confine di inizio della vita umana, definendo il “pre-embrione”

Il Comitato nel 1984 aveva riconosciuto che “una volta che il processo di sviluppo è iniziato, non c’è stadio particolare dello stesso che sia più importante di un altro; tutti sono parte di un processo continuo, e se ciascuno non si realizza normalmente nel tempo giusto e nella sequenza esatta lo sviluppo ulteriore cessa. Perciò, da un punto di vista biologico, non si può identificare un singolo stadio dello sviluppo dell’embrione, prima del quale l’embrione in vitro non sia da mantenere in vita”; aveva, però, allo stesso tempo affermato che serviva “prendere una precisa decisione al fine di tranquillizzare la pubblica ansietà… la legislazione dovrebbe disporre che la ricerca possa essere condotta su ogni embrione risultante dalla fertilizzazione in vitro, qualunque ne sia la provenienza, fino al termine del 14° giorno dalla fecondazione…”.

Il limite dei 14 giorni di vita dell’embrione umano è considerato, così, in molte legislazioni una soglia da non oltrepassare nella ricerca sugli embrioni. Dagli anni novanta del secolo scorso la regola dei 14 giorni ha limitato la coltura in laboratorio di embrioni umani, stabilendo un limite condiviso a livello internazionale, basato sull’apparizione della struttura chiamata “stria primitiva”, considerata l’inizio della formazione dell’individuo: costituisce la individualità embrionaria differenziando cellule tissutale e organica.

Alcuni ricercatori da anni tentano di estendere l’arco temporale, modificando il vincolo  in avanti. Se, infatti tale linite è convenzionale, perché non modificarlo e incentivare la ricerca?

A dicembre 2024, l’autorità nazionale di regolamentazione della fertilità del Regno Unito –la Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA) – ha raccomandato al governo di estendere il periodo di tempo per il quale gli embrioni umani possono essere coltivati in coltura da 14 giorni a 28.

La proposta di modificare il limite dagli scienziati su Nature

Un gruppo internazionale di scienziati ed esperti in biologia delle cellule staminali propongono in un recente articolo pubblicato su Nature, dal titolo A road map for extending humanembryo research to 28 days, di estendere il limite a 28 giorni o fino alla chiusura del tubo neurale, a seconda di quale evento avvenga prima. I progressi scientifici consentirebbero, infatti, di coltivare embrioni oltre i 14 giorni.

Per gli autori la ricerca potrebbe, così, conoscere meglio le fasi cruciali dello sviluppo successivo dell’embrione e i processi che si verificano prima che sorgano i neuroni; si potrebbe studiare la fase iniziale di sviluppo degli organi e la formazione della placenta. Un indicatore visibile – la chiusura di una struttura lungo la schiena degli embrioni chiamata tubo neurale, che va a formare il sistema nervoso centrale – segnerebbe un punto di riferimento a circa 28 giorni, simile alla striscia primitiva al giorno 14. Si richiede, pertanto, di adottare questa estensione in modo regolamentato e trasparente. Alcuni ricercatori sollevano però preoccupazioni: l’estensione del limite potrebbe portare a un pendio scivoloso di ulteriori cambiamenti.

Nell’articolo si afferma che le settimane 3 e 4 dello sviluppo embrionale umano sono poco studiate a causa dell’attuale limite dei 14 giorni. Tuttavia, in questo periodo si avviano processi cruciali come la formazione del cuore, della placenta, del tubo neurale e dei precursori delle gonadi. Non esistono ancora neuroni o circuiti sensoriali, quindi l’embrione non può sentire dolore o percepire stimoli. In tale periodo si pongono le basi per organi e tessuti; si possono studiare anomalie legate a malattie congenite (es. scoliosi, anencefalia, cardiopatie).

Nell’articolo di Nature si afferma, inoltre, che non esiste un consenso globale su quando inizi la “persona”: se dal concepimento o dalla comparsa di caratteristiche umane (es. battito cardiaco).

Gli autori propongono, pertanto, di iniziare progetti pilota regolati, in centri accreditati, per testare la coltura fino a 28 giorni, sotto monitoraggio scientifico ed etico. Si dovrebbe, inoltre, prevedere “punti di pausa” obbligatori in caso di anomalie (es. sviluppo precoce di arti), con intervento immediato di comitati etici, ma anche una supervisione rafforzata, istituendo registri anonimi per ogni embrione coltivato, per garantire trasparenza, tracciabilità e scambio di informazioni tra centri. Dal momento che le normative sui limiti di coltura embrionale variano tra i paesi, gli autori auspicano di armonizzazione tra Paesi che intendano estendere il limite, per evitare il “turismo scientifico” o la fuga normativa, ma anche di creare linee guida condivise da organizzazioni internazionali.

Inoltre, i ricercatori lamentano che il periodo di sviluppo embrionale di 14-28 giorni rimane una “scatola nera” di cui si conosce poco (potendo studiare feti abortiti che hanno più di 28 giorni). Estendere il limite dei 14 giorni consentirebbe di sviluppare il campo della medicina riproduttiva e studiare e prevenire i disturbi fetali.

La problematica sostanziale

Il problema dei limiti alla ricerca sugli embrioni non può, invero, non partire da una domanda che riguarda l’embrione. Come si realizza il processo di evoluzione continua dallo zigote in poi?

Dal momento in cui l’ovulo è fecondato, un nuovo essere umano si sviluppa per proprio conto, come conferma la scienza genetica moderna. E allora la domanda sostanziale e pregiudiziale, a cui segue il regime di tutela da apprestare, è quella più “antica”, di natura ontologica: cos’è (o meglio chi è) l’embrione?

La scienza ha fornito negli ultimi anni informazioni importanti sull’inizio della vita umana: l’embriologia sperimentale, lo studio della biologia molecolare, del ruolo dei geni, delle caratteristiche biochimiche e metaboliche dell’embrione, hanno confermato che si tratta indubbiamente di un essere umano, unico nel patrimonio genetico, autonomo nei processi metabolici, capace per sua natura di uno sviluppo continuo in processi maturativi.

È, pertanto, oggi un dato acquisito dalla scienza che il concepito non sia una semplice res, un mero materiale biologico, ma che invece sia un individuo appartenente alla specie umana sin dal concepimento, caratterizzato da unicità. La ricerca sperimentale sugli embrioni lede, pertanto, la dignità umana di cui sono portatori.

Per approfondire:

ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2025

Share