La scienza può avere dei limiti, oppure chi porta avanti questa attività è svincolato, nel suo procedere, da limiti di natura etica? Cosa significa che la scienza è “democratica”? Si ha il diritto di criticare certe correnti di pensiero dominanti, senza per questo essere tacciati di oscurantismo? Sono alcune delle serie questioni sollevate dall’ennesima polemica innestata sul tema scienza ed etica, con il corollario della irriducibile opposizione tra scienza e visioni del mondo religiose.
La scienza può avere dei limiti, oppure chi porta avanti questa attività è svincolato, nel suo procedere, da limiti di natura etica? Cosa significa che la scienza è “democratica”? Si ha il diritto di criticare certe correnti di pensiero dominanti, senza per questo essere tacciati di oscurantismo? Sono alcune delle serie questioni sollevate dall’ennesima polemica innestata sul tema scienza ed etica, con il corollario della irriducibile opposizione tra scienza e visioni del mondo religiose. Sul darwinismo e sul cosiddetto “disegno intelligente” si trova ormai un articolo al giorno. Nei giorni scorsi si è aperta anche una vera e propria querelle sui limiti della scienza. Occasione ne è stata la critica rivolta dall’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, all’annuale Festival della scienza in corso nel capoluogo ligure. “Il programma mi sembra impostato secondo un indirizzo unilateralmente laicistico”, ha detto il pastore, da poco insediatosi sulla cattedra episcopale di san Siro. Apriti cielo. Sulla stampa è partita una vera e propria campagna tesa a dimostrare che: gli scienziati cattolici soffrono il clima fatto di divieti del loro mondo di riferimento; la visione del mondo improntata al cattolicesimo fa barricate contro il libero progredire del sapere; la scienza lasciata libera da ogni vincolo porta di per sé progresso. Insomma vietato criticare. Una sentenza emessa paradossalmente in nome del diritto di critica: “Probabilmente è il contributo dato alla cultura e alla diffusione dello spirito critico che i nemici della scienza vogliono colpire”, ha scritto Edoardo Boncinelli sul Corriere della Sera. Insomma porte chiuse alle critiche e anche alla visione del mondo secondo cui l’uomo è portatore di una dimensione misteriosa, non riducibile alla sola quantificazione numerica o fisica. Lo hanno ben spiegato all’inviato di Avvenire Antonio Giorgi due scienziati impegnati nel festival genovese, Sergio Martinoia e Domenico Coviello, rispettivamente ingegnere e genetista. “Che la scienza abbia bandito la parola mistero dal suo vocabolario non mi piace – ha detto il primo -. La realtà che ci circonda è piena di stupore. Indagare sul mistero è connaturato al nostro lavoro”. “L’uomo non può fare a meno della scienza – ha ribadito il secondo -. Ma è anche vero che l’uomo non è solo un insieme di reazioni chimiche Chi pensa di poter spiegare tutto con la ricerca ha capito poco della scienza e nulla delle natura umana”.
Anche Scienza & Vita non ha mancato di far sentire la sua voce. La vicepresidente dell’associazione Lucetta Scaraffia ha scritto in un editoriale su Avvenire che “nessuno mette in dubbio le indiscutibili benemerenze della scienza moderna, ma la trasformazione della figura dello scienziato in filantropo, benefattore infallibile del genere umano, costituisce un’evidente forzatura”. Anche chi fa ricerca sperimentale, lungi dall’essere un eroe senza macchia, è mosso da predisposizioni e ambizioni umane. “La responsabilità di questa mitizzazione dello scienziato – ha affermato la storica – è quasi totalmente opera della divulgazione scientifica che trasmette in modo enfatico e acritico la notizia delle scoperte scientifiche e delle ricerche in corso, impedendo di mettere in discussione le scelte degli scienziati e il loro operare”. Maria Luisa Di Pietro ha affidato la sua riflessione di carattere etico a “èvita”. “La scienza sperimentale – ha scritto la presidente di Scienza & Vita – è nel contempo ‘conoscenza’ e ‘tecnica’ e in quanto tale non è mai eticamente neutra. Non solo perché, per conoscere, è necessario modificare in misura maggiore o minore la realtà, ma anche perché – ponendo di fronte a scelte – solleva sempre una domanda di natura etica. Dire che la scienza sperimentale non è eticamente neutra, non si significa, però, formulare a priori un giudizio negativo: si vuole solo evidenziare la necessità di valutare con attenzione le attività umane e i mezzi che le rendono possibili, anche quando si pensa di agire per scopi buoni” (l’integrale puoi leggerlo nella homepage del sito). Insomma sotto la Lanterna del porto di Genova si sarebbe potuta ripetere e approfondire la nota frase sulla ricerca dell’uomo e dell’umano. Invece si è voluto riproporre un volto falsificato della scienza che pare interessata solo a se stessa.
Scienza & Vita a Verona. Ruini: significativa esperienza di convergenza con i laici. Intanto ferve l’attività e aumentano le associazioni locali, numerosi i convegni in tutta Italia
Scienza & Vita a Verona. Ruini: esperienza significativa di unità tra i cattolici e convergenza con i laici
La difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e la promozione della dignità dell’uomo davanti alle insidie presenti – insieme ai molti vantaggi – nell’operato della scienza e della tecnologia, sono state tra i temi di riflessione inseriti nel cuore del IV convegno ecclesiale di Verona “Testimoni di Cristo Risorto Speranza del mondo” (16-20 ottobre). Un dibattito che si è svolto soprattutto, ma non esclusivamente, nell’ambito di lavoro denominato “Fragilità”. A Verona Scienza & Vita era presente con uno stand, attraverso il quale ha potuto far conoscere ancora di più la sua attività, diffondendo oltre 5mila esemplari del nuovo materiale informativo. Ma anche con alcuni suoi esponenti di punta. Dalla presidente Maria Luisa Di Pietro, ospite all’inaugurazione dell’evento in terra scaligera, alla vicepresidente Lucetta Scaraffia e ai consiglieri Adriano Pessina ed Edoardo Patriarca, tutti e tre impegnati in vari gruppi di studio. L’attività dello stand era portata avanti dalla coordinatrice delle attività e della comunicazione Beatrice Rosati e da Emanuela Vinai, addetta della segreteria nazionale. Scienza & Vita ha anche avuto l’onore di una esplicita menzione nell’intervento conclusivo del cardinale Camillo Ruini. Il presidente della Cei l’ha ricordata, insieme al Forum delle Famiglie e Retinopera, come esempio dell’accresciuto ruolo dei cattolici “in alcuni aspetti qualificanti della vita dell’Italia: in particolare nel porre all’attenzione di tutti il significato e le implicazioni della nuova questione antropologica”. Tali realtà hanno realizzato “una forte unità tra i cattolici e una assai significativa convergenza con esponenti della cultura laica”. Grazie ad esse, ha detto Ruini, “si è potuto interpretare, come è apparso specialmente in occasione del referendum sulla procreazione assistita, il sentire profondo di gran parte del nostro popolo”. Gli esponenti di Scienza & Vita presenti – come tutti gli altri associati grazie ai mass media – nei giorni veronesi hanno avuto l’occasione di ascoltare il Papa, che ha ribadito come occorra fronteggiare “il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale”.
Ferve l’attività: aumentano le associazioni locali, numerosi i convegni in tutta Italia
Nuovi arrivi nella famiglia di Scienza & Vita. Negli ultimi giorni si sta, infatti, assistendo da parte delle realtà locali a un intensificarsi delle richieste di riconoscimento e, sul versante nazionale, delle ufficializzazioni di tali richieste. Si tratta nella maggior parte dei casi dell’avallo di un lavoro che nel 2006 non è mai cessato, anzi si è intensificato. E che pian piano emerge. Solo negli ultimi giorni sono quattro i nuovi gruppi di sostegno locale che hanno ricevuto il placet definitivo dall’associazione nazionale: si tratta di Cervia (Ra), Macerata, Pontremoli-Lunigiana (Mc) e Corato (Ba). Nord, Centro e Sud, a testimonianza della diffusione su tutto il territorio nazionale delle “antenne” rappresentate dalle associazioni locali – giunte così quota 44 – che portano avanti capillarmente le ragioni associative in difesa della vita dal concepimento al termine naturale. L’intensificarsi del dibattito pubblico su eutanasia, legge 40, pillola Ru486 spinge, infatti, a venire alla ribalta chi non condivide le ideologie permissive contrarie alla vita e lavora quotidianamente sul territorio per contrastarle. Ulteriore testimonianza di questo lavorio di base è il fatto che in dirittura di arrivo ci siano in questi giorni ben altri otto gruppi locali. Si tratta delle articolazioni di Bari, Firenze, Napoli, Aosta, Modena, Pistoia, Cusano Milanino, Bovolone (Vr), Altamura (Ba). A grandi città si affiancano centri medio-piccoli. L’impegno per l’uomo, infatti, non conosce ragioni geo-demografiche. E’ piuttosto consapevolezza da condividere con la maggior parte degli italiani.
A questo scopo sonostati organizzati in queste settimane numerosi convegni, alcuni dei quali dedicati al tema dell’eutanasia. Con il titolo “Al confine della vita: dominio della scienza o compagnia all’uomo” è stata portata avanti una riflessione in tre località della Lombardia: Luino, Castellanza e Varese. Alla due giorni, il 27 e 28 ottobre, ha partecipato la consigliera nazionale di Scienza & Vita Claudia Navarini. Il 3 novembre è stata la volta dell’associazione di Cagliari, che ha portato a tema “Terry Schiavo e l’umano nascosto”, interrogandosi sugli stati vegetativi e sul trattamento da riservare loro. A Moncalieri (To), invece, sono stati illustrati al pubblico i presupposti fondamentali dell’impegno associativo di Scienza & Vita con il titolo “Essere persona dall’inizio alla fine. Le ragioni e il cuore della nostra scelta”. All’incontro, tenutosi il 28 ottobre, è intervenuto il consigliere e tesoriere nazionale Edoardo Patriarca. A un tema molto meno gettonato della fecondazione assistita, pur essendone il presupposto, cioè le cause, la prevenzione e le possibili cure dell’infertilità, ha dedicato il 28 ottobre un incontro il Forum delle famiglie di Imperia con la collaborazione di Scienza & Vita locale. Titolo: “La cicogna non arriva…”.
Inoltre ti segnaliamo i seguenti appuntamenti dei prossimi giorni
Firenze, Scienza & Vita alle cliniche cattoliche: due letti gratis per i malati terminali.
Firenze, Scienza & Vita alle cliniche cattoliche: due letti gratis per i malati terminali
“Ciascuna struttura sanitaria privata di area cattolica metta a disposizione in modo gratuito due letti per aiutare le famiglie di malati terminali”. Questo l’appello lanciato nei giorni scorsi da Riccardo Poli, presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’associazione Scienza & Vita di Firenze, durante l’assemblea del gruppo di sostegno locale. Si tratta, ha proseguito Poli, di “dare una testimonianza credibile di vicinanza alle persone che stanno per morire” e di “sottolineare il valore della cultura dell’accompagnamento del malato alla morte naturale”. Su quest’ultimo concetto hanno insistito altri due membri dell’associazione del capoluogo toscano: Ferrando Mantovani, ordinario di diritto penale all’Università di Firenze e Antonio Pala, presidente dei medici cattolici della provincia, sottolineando l’importanza delle cure palliative e rigettando con forza l’eutanasia. “Nessuno, tantomeno lo Stato, può decidere sulla vita delle persone”, ha detto il giurista.
Colombetti E., Incognita uomo. Corpo, tecnica, identità
Un’indagine sull’incognita-uomo partendo da un dato esperienziale: la corporeità umana. E’ questo il filo conduttore del libro che segnaliamo, scritto da Elena Colombetti del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e docente di bioetica presso la stessa università.
Colombetti E., Incognita uomo. Corpo, tecnica, identità, Milano, Vita e Pensiero, 2006, 209 pp.
Interrogarsi sull’incognita-uomo equivale, anche, a porsi la domanda sulla sua identità messa sempre più in dubbio dalle possibilità di intervento biotecnologico, quasi che l’aumento della capacità di agire si accompagni ad una graduale riduzione della comprensione di sé. E’, d’altra parte, un dato di fatto che la tecnologia tende a frammentare e a parcelizzare la persona e il suo corpo nelle varie componenti, nelle singole funzioni fino a perderne la visione unitaria: questo perché lo "sguardo" della tecnologia, -ovvero del sapere che accompagna la tecnica – è lo sguardo del dominio, dell’utilità e dell’efficienza. La tecnologia, si potrebbe dire citando Kelly, ha creato una “terza cultura” che rifiuta la verità anche sull’uomo: privato – per opportunità – della soggettività che lo abita, l’uomo va invece riletto nella sua globalità, nel suo valore, nella sua dignità. Interrogarsi sull’incognita-uomo porta a scoprire come non sia sufficiente un solo sapere per risalire dal “fenomeno al fondamento”: “L’uomo, nella sua concreta determinazione corporea, rischia di essere una duplice incognita: per lo scienziato che dopo averlo scomposto in parti, in funzioni, in organi e in attività, rischia di trovarsi di fronte a una macchina cadaverica; per il filosofo che, dopo averlo pensato nella sua nuda essenzialità, rischia di vederlo come un evanescente fantasma” (Pessina, Presentazione, p. IX). Articolato in tre sezioni – Dare mente al corpo e corpo alla mente, Azione e identità, Identità e tecnologia -, il testo offre un interessante chiave di lettura della incognita-uomo, guardando alla corporeità come elemento essenziale dell’identità umana e ponendo di fronte ad una scelta: “La consapevolezza che il corpo è parte integrante e importante dell’identità dell’essere umano unitamente alla accresciuta possibilità tecnica che permette di manipolare ciò che prima era semplicemente dato, può essere per noi il bivio da cui si aprono due strade: quella dell’annebbiamento della nostra identità attraverso una delega tecnologica alla gestione di ciò che siamo, o quella di una riscoperta della profondità del nostro essere che si accompagna ad una nuova consapevolezza etica. Certamente gli scenari che si aprono richiedono nuove categorie di riflessione, ma proprio questa situazione può costituirsi come l’opportunità storica per svincolarsi dal dominio del dualismo cartesiano” (p. 196). Una scelta sulla quale devono interrogarsi la teoria filosofica e la prassi biomedica, che proprio nella realtà corporea e nella sua significanza nell’identità personale possono trovare un terreno di confronto e un punto di incontro.