SCIENZA & VITA: QUANTA COMPLESSITA’ SULL’ACCANIMENTO TERAPEUTICO, IMPROPRIO E PREMATURO LEGIFERARE SUI PROBLEMI DI FINE VITA
L’ incontro-dibattito sul tema dell’accanimento terapeutico promosso da Scienza & Vita ha messo in luce da una parte una grande complessità e disparità di opinioni, dall’altra la necessità di un ulteriore confronto per fare chiarezza su alcuni punti fondamentali del dibattito di fine vita. Uno dei punti più dibattuti è stato se l’accanimento terapeutico possa essere definito solo in base a criteri soggettivi o se entrano in gioco i criteri oggettivi come quelli definiti dalla proporzionalità terapeutica. Questo richiede, ovviamente, che la definizione di cosa sia o non sia accanimento terapeutico va contestualizzata all’interno di una relazione di cura tra medico e paziente, altrimenti il rischio è quello di un’inutile genericità. E’ evidente, allora, come sia impraticabile la proposta di un’espressione di volontà da parte del paziente, da realizzarsi al di fuori di un ben definito contesto clinico e relazionale.
All’incontro promosso da Scienza & Vita hanno partecipato esponenti del mondo politico e istituzionale – Ignazio Marino, Presidente Commissione Igiene e Sanità del Senato, Amedeo Bianco, Presidente della FNOMCeO – e esponenti del mondo scientifico e professionale – Rodolfo Proietti Ordinario Anestesia e Rianimazione Università Cattolica di Roma e Pier Paolo Donadio Primario Anestesia e Rianimazione ospedale Molinette di Torino. A bilancio dell’incontro, Scienza & Vita rilancia alcuni inquietanti interrogativi: 1) se oggi, a proposito del consenso “informato”, il paziente venga realmente messo nelle condizioni di capire e di scegliere il programma terapeutico che gli viene proposto; 2) se non sia pericolosa l’introduzione di una divisione tra “vita biologica” e “vita personale”, che porterebbe ad una ingiustificata discriminazione di quanti non sono in grado di relazionarsi e che per questo motivo vengono esclusi dalla tutela dei diritti umani fondamentali. A questo si aggiungano alcune perplessità sulle interpretazioni – emerse nel dibattito – sulle normative internazionali e nazionali, con particolare riferimento all’art. 9 della Convenzione di Oviedo, che non chiede assolutamente agli Stati membri di legiferare sulle volontà anticipate e che, addirittura, non parla di volontà ma solo di “desideri”, e dell’art. 32 della Costituzione italiana, forzato per giustificare la disponibilità della vita umana. In questo contesto di grande complessità culturale, Scienza & Vita ritiene che sia improprio, prematuro e rischioso legiferare sui problemi di fine vita. Il timore di fondo è che più che evitare un non ancora definito “accanimento terapeutico”, si possa – anche involontariamente – correre il rischio di legittimare sia l’abbandono terapeutico sia le pratiche eutanasiche.
L’ incontro-dibattito sul tema dell’accanimento terapeutico promosso da Scienza & Vita ha messo in luce da una parte una grande complessità e disparità di opinioni, dall’altra la necessità di un ulteriore confronto per fare chiarezza su alcuni punti fondamentali del dibattito di fine vita. Uno dei punti più dibattuti è stato se l’accanimento terapeutico possa essere definito solo in base a criteri soggettivi o se entrano in gioco i criteri oggettivi come quelli definiti dalla proporzionalità terapeutica. Questo richiede, ovviamente, che la definizione di cosa sia o non sia accanimento terapeutico va contestualizzata all’interno di una relazione di cura tra medico e paziente, altrimenti il rischio è quello di un’inutile genericità. E’ evidente, allora, come sia impraticabile la proposta di un’espressione di volontà da parte del paziente, da realizzarsi al di fuori di un ben definito contesto clinico e relazionale.
All’incontro promosso da Scienza & Vita hanno partecipato esponenti del mondo politico e istituzionale – Ignazio Marino, Presidente Commissione Igiene e Sanità del Senato, Amedeo Bianco, Presidente della FNOMCeO – e esponenti del mondo scientifico e professionale – Rodolfo Proietti Ordinario Anestesia e Rianimazione Università Cattolica di Roma e Pier Paolo Donadio Primario Anestesia e Rianimazione ospedale Molinette di Torino. A bilancio dell’incontro, Scienza & Vita rilancia alcuni inquietanti interrogativi: 1) se oggi, a proposito del consenso “informato”, il paziente venga realmente messo nelle condizioni di capire e di scegliere il programma terapeutico che gli viene proposto; 2) se non sia pericolosa l’introduzione di una divisione tra “vita biologica” e “vita personale”, che porterebbe ad una ingiustificata discriminazione di quanti non sono in grado di relazionarsi e che per questo motivo vengono esclusi dalla tutela dei diritti umani fondamentali. A questo si aggiungano alcune perplessità sulle interpretazioni – emerse nel dibattito – sulle normative internazionali e nazionali, con particolare riferimento all’art. 9 della Convenzione di Oviedo, che non chiede assolutamente agli Stati membri di legiferare sulle volontà anticipate e che, addirittura, non parla di volontà ma solo di “desideri”, e dell’art. 32 della Costituzione italiana, forzato per giustificare la disponibilità della vita umana. In questo contesto di grande complessità culturale, Scienza & Vita ritiene che sia improprio, prematuro e rischioso legiferare sui problemi di fine vita. Il timore di fondo è che più che evitare un non ancora definito “accanimento terapeutico”, si possa – anche involontariamente – correre il rischio di legittimare sia l’abbandono terapeutico sia le pratiche eutanasiche.