L’associazione Scienza & Vita denuncia l’uso scorretto dell’indagine statistica ai fini di legittimare l’eutanasia. È il caso che ha visto protagonista ieri l’Eurispes. Secondo il sociologo Luca Diotallevi, associato di Sociologia Università Roma Tre, non solo il campione esiguo degli intervistati produce una elevata probabilità di errore, ma anche le procedure di rilevazione non specificate rendono difficile valutare l’attendibilità dei dati forniti. Inoltre la formulazione del questionario non pone una reale alternativa equipollente, ma platealmente orienta verso una delle possibilità di risposta.
Ad esempio, quando si chiede agli intervistati di pronunciarsi sull’eutanasia, la domanda orienta la risposta verso un consenso forzato all’eutanasia: non viene offerta altra alternativa al fine di “diminuire le sofferenze “ negli ultimi momenti di vita che la morte procurata. Non viene infatti prospettata la possibilità di sedare la sofferenza mediante adeguate cure palliative.
A questa discutibile metodologia di ricerca si aggiunge poi l’uso scorretto del linguaggio medico per quanto riguarda la definizione di “accanimento terapeutico”. Ad aggravare il tutto la confusione nell’uso di termini dal significato diverso, come “cure” e “terapie”.
Ancora una volta a malincuore, l’Associazione Scienza & Vita prende atto che un sondaggio non viene utilizzato ai fini di decifrare l’effettivo orientamento dei cittadini rispetto a temi altamente delicati, quanto per orientare e condizionare il dibattito pubblico.