
Alla Mostra del Cinema di Venezia il film del regista de “La grande bellezza” fa discutere per il tema (un presidente della Repubblica e una legge da firmare o no) e il modo in cui lo affronta.
Le prime giornate del Festival di Venezia confermano a un osservatore attento come il cinema sia il vero luogo dell’elaborazione culturale delle società contemporanee, e che esso ama lavorare – ne è attratto come le api con il miele – sulle questioni controverse, su quello che una società dibatte, per portare un proprio e definito contributo, che ovviamente dipende poi dai singoli autori. After the Hunt, per esempio, diretto da Guadagnino (ma scritto da una sceneggiatrice americana, Nora Garrett) inizia a mettere in discussione alcuni capisaldi del politically correct che impera nel sistema universitario americano, mostrando che non è oro tutto quello che luccica nelle battaglie delle minoranze (etniche o sessuali), e che spesso le norme deontologiche (anche quelle contro le aggressioni sessuali) possono essere usate per vendette personali o per battaglie di potere… Un film molto intelligente, problematico, provocatorio, anche se forse un po’ freddo.
Sorrentino, dal canto suo – lo ha mostrato molto bene Alessandra De Luca nella recensione che gli ha dedicato – mette in campo in La grazia il tema dell’eutanasia, in modo apparentemente bilanciato: abbiamo un presidente cattolico, che non vorrebbe firmare la legge per motivi di coscienza e addirittura si consiglia con il Papa (un Papa nero, con i lunghi capelli rasta raccolti in una coda, e che se ne va in scooter dopo la fine del colloquio…). Ma il punto è che mentre le ragioni di chi è a favore dell’eutanasia (la figlia del presidente) sono ben argomentate, quelle di chi è contro sono totalmente evanescenti e puramente formali. Non a caso, la scelta di farle enunciare (in modo super-vago) al Papa, serve a mostrare che non ci sarebbero motivazioni umane, razionali, per dire no a questa pratica, ma solo una generica legge di Dio totalmente astratta e che – nella logica del film – è bene che rimanga nelle sacre stanze ma non tocchi la vita della gente comune.
Non ci sono, nel film, medici che dicono come molte volte la richiesta di morire nasconda solo un desiderio di essere rassicurati che qualcuno vuole davvero bene al malato, o che l’apertura di una legge sull’eutanasia porterebbe presto tante persone a voler “togliere il disturbo” semplicemente per non far spendere i familiari, per non essere di peso, o tante altre persone a volersi liberare di qualche parente anziano semplicemente perché è scomodo… Tutto questo non c’è, ma viene messa in scena solo una dimensione religiosa astratta e vaga (solo il Papa di Sorrentino parlerebbe così e direbbe quelle cose…). Date queste premesse, si potrà ben intuire quale sarà nel film la scelta finale del nostro Presidente, che era stato costruito come un uomo molto responsabile, e che stima la figlia più di ogni altro giurista che conosce… Un film fortemente sbilanciato, quindi, su posizioni che evidentemente sono quelle del regista, e il finto dibattito – che la cosa sia voluta o solo “automatica” in chi non si premura di ascoltare veramente l’altra parte – è una pura messa in scena, per dare un po’ di colore e la sensazione che tutti possono dire la loro.
ultimo aggiornamento il 4 Settembre 2025