
La cyber – bioetica esplora l’intersezione tra scienze biologiche ed etica. Scopri la sua importanza e impatti.
La Bioetica, disciplina nata intorno agli anni ’60- ’70 del secolo scorso, come “ponte” tra due culture – quella scientifica e quella umanistica – oggi è chiamata ad interrogarsi sulle problematiche, sui limiti e sull’eticità dell’innovazione digitale nella società attuale, ma anche a valutare i propri strumenti di ricerca e la propria stessa natura, alla luce delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia.
Il termine, coniato originariamente da Potter nel suo lavoro del 1970 “Bioethics, the Science of Survival”, indica la finalità e il campo di indagine della disciplina, concepita come un ponte tra “bios” ed “ethos”. Potter aspirava a un’etica globale e vedeva la bioetica come una disciplina emergente che avrebbe creato un legame tra scienza e discipline umanistiche, un ponte tra le scienze biologiche e l’etica. Mentre Potter vedeva la bioetica come una nuova disciplina, c’è chi, invece, iniziò a considerarla una branca dell’etica applicata. Alcuni eventi, come le rivelazioni sulla stampa di esperimenti su pazienti senza il rispetto del consenso informato, hanno spinto l’attenzione della bioetica verso la risoluzione delle questioni riguardanti i limiti etici della medicina e della biotecnologia.
Bioetica e innovazione digitale: una nuova frontiera etica
Oggi le nuove possibilità di ricerca e di indagine, anche bioetica, offerte dalla “galassia digitale” evidenziano la profondità e l’ampiezza del cambiamento d’epoca che stiamo attraversando: nuovi campi e nuovi strumenti di indagine bioetica si affiancano, così, a quelli tradizionali, già conosciuti. Le nuove tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e le applicazioni mobili, stanno diventando sempre più parte integrante dei sistemi sanitari.
La salute digitale promette innumerevoli benefici, ma solleva anche importanti sfide etiche, capaci di influenzare la vita e le relazioni umane. Si pensi, in tal contesto, ai problemi legati alla privacy, alla sicurezza dei dati personali, alle conseguenze nella relazione medico-paziente-macchina.
Di recente anche il documento “Antiqua et nova” del Dicastero della dottrina della fede e del Dicastero per la cultura e l’educazione ha messo in luce che “qualora l’IA venisse usata non per migliorare, ma per sostituire interamente la relazione tra pazienti e operatori sanitari, lasciando che i primi interagiscano con una macchina piuttosto che con un essere umano, si verificherebbe la riduzione di una struttura relazionale umana assai importante in un sistema centralizzato, impersonale e non equo”. La tecnologia, invece di incoraggiare la solidarietà con i malati e i sofferenti, rischierebbe “di peggiorare quella solitudine che frequentemente accompagna la malattia, specialmente nel contesto di una cultura dove le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare”.
La Cyber-Bioetica: Una Nuova Disciplina per la Salute Digitale
Un articolo, dal titolo Cyber-bioethics: the new ethical discipline for digital health, affronta la problematica mettendo in luce in fatto che la società si trova oggi di fronte a un bivio, nel quale si trova coinvolta anche la bioetica, e solo adottando un approccio etico, la società può garantire un futuro digitale equo, sicuro e rispettoso della dignità umana. Già molti attori hanno proposto politiche che rispondono all’IA da una prospettiva etica, tra cui governi, comitati etici nazionali, aziende tecnologiche. Anche l’UE ha adottato il suo regolamento sull’intelligenza artificiale.
Nello studio si ritiene chela rapida evoluzione del digitale porterà con sé l’emancipazione di una nuova disciplina all’interno della bioetica: una nuova branca della bioetica nell’era digitale.
Si propone il termine “cyber-bioetica” per definire questa nuova disciplina che comprende i nuovi dilemmi della salute digitale. Cyber è un prefisso derivante dalla cibernetica, il cui utilizzo è aumentato esponenzialmente a partire dal boom di Internet nei primi anni Novanta. La cyber-bioetica sarebbe una disciplina che farebbe da ponte tra la bioetica attuale e la biotecnologia applicata alla salute digitale.
Nello studio si suddivide il campo di indagine della cyber-bioetica in sei categorie di indagine: l’etica della formazione delle macchine, l’etica della precisione delle macchine, l’etica relativa al paziente, l’etica relativa al medico, l’etica condivisa e i ruoli degli enti regolatori. I principi classici della bioetica rimarrebbero quelli fondamentali, già conosciuti, ma verrebbero ampliati e contestualizzati per affrontare le sfide poste dalla digitalizzazione nel campo della salute, come nuovi principi relativi alla protezione dei dati, alla sicurezza informatica, alla trasparenza, all’equità, alla non discriminazione, alla responsabilità, alla sostenibilità. Per definire meglio i principi si propone una collaborazione di esperti in etica, diritto, medicina, informatica e ingegneria per affrontare le complesse sfide poste dalla connessione tra tecnologia e biologia.
I rischi dell’automazione e l’importanza di un approccio etico
Le principali sfide dell’etica nel campo delle tecnologie emergenti riguardano l’autonomia del paziente, la comunicazione e la relazione in medicina, la privacy e la riservatezza dei dati dei pazienti, i profili legati alla responsabilità, la trasparenza, la parità di accesso e l’uguaglianza. Un problema chiave nell’etica dell’IA clinica è il pregiudizio algoritmico, che può sorgere a causa di difetti nella progettazione della ricerca scientifica o degli studi clinici, ma anche nei dati utilizzati per addestrare gli algoritmi: l’errore può portare a decisioni mediche improprie o inappropriate. È fondamentale garantire che gli algoritmi utilizzati siano equi e privi di pregiudizi.
Emergono, così, nuovi rischi, come l’uso generalizzato dell’informatica e, in particolare, l’automatismo tecnico e l’impoverimento della percezione del reale. Il reale, infatti, non è riducibile al dato formale, all’informazione e all’analisi dei dati. Si evidenzia il pericolo che la società e, in particolare, le decisioni in campo bioetico, possano essere influenzate e valutate sulla base di aspetti quantitativi e funzionali a discapito degli aspetti qualitativi e valutativi.
L’assenza di un’adeguata pianificazione nella trasformazione digitale può, inoltre, acuire il problema del divario digitale, che si riferisce alle disuguaglianze nell’accesso, nell’uso e nelle competenze in relazione alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In un quadro di intelligenza artificiale etica e affidabile in medicina, è fondamentale garantire i principi di uguaglianza, non discriminazione e solidarietà, prestando particolare attenzione alle persone più vulnerabili.
La cyber-bioetica si propone, così, come un adattamento della bioetica alle nuove sfide del digitale, soprattutto in campo sanitario: il suo sviluppo sarà collegato alla creazione di quadri normativi solidi, ma anche alla sua capacità di rispondere alle rapide evoluzioni in campo tecnologico, nel rispetto della dignità umana.
Per approfondire:
- Panadés R, Yuguero O. Cyber-bioethics: the new ethical discipline for digital health. Front Digit Health. 2025 Jan
- M. Schneider, E. Vayena, A. Blasimme, Digital bioethics: introducing new methods for the study of bioethical issues, Journal of Medical Ethics, 2002
- DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ,DICASTERO PER LA CULTURA E L’EDUCAZIONE, ANTIQUA ET NOVA, Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana
Ne abbiamo parlato anche QUI:
ultimo aggiornamento il 3 Aprile 2025