LA VOCE ALESSANDRINA | 17 luglio 2025

Care Robot | Hai mai sentito parlare di Care Robot? L’intervista a Beatrice Rosati, Responsabile Comunicazione Centro Studi Scienza & Vita

di Stefano Lodin

Saresti disposto ad affidare i tuoi cari a un robot? È la domanda “scomoda” del sondaggio promosso da Scienza & Vita. A cui siamo invitati a partecipare…

Dottoressa Rosati, come descriverebbe un “Care Robot” a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare?

«Un Care Robot è una sorta di “assistente intelligente” di natura robotica, dalle sembianze umane, progettato per avere cura delle persone con problemi di disabilità o fragilità, per supportarle nelle attività che si trovano ad affrontare quotidianamente, e può anche essere di ausilio al personale sanitario nelle quotidiane attività di assistenza. Come sappiamo, la fragilità può esprimersi in diversi modi: ci sono persone che non sono più in grado di muoversi autonomamente, e in questo caso i Care Robot potrebbero aiutarle a svolgere attività quotidiane come alzarsi, camminare o prendere oggetti. Quando si parla poi di persone fragili è molto importante che, in caso di emergenza, questi assistenti robotici siano in grado di trasmettere un allarme a un familiare o a chi si cura di loro. Anche in questo caso i Care Robot potrebbero essere molto utili, perché possono monitorare i parametri vitali e, sulla base dei dati rilevati, somministrare farmaci, contattare i parenti della persona, fino ad allertare i soccorsi qualora rilevassero delle anomalie. Ma a fronte di questa nuova modalità di assistenza sanitaria, per certi versi anche affascinante, la domanda che ci poniamo è: quanto siamo pronti ad affidarci a una macchina in un ambito così delicato? Quali potrebbero essere i rischi? Questi Robot saranno effettivamente in grado di “curare” nel senso più ampio i nostri cari? Sono tutte domande aperte a cui cercheremo di dare una risposta nel nostro seminario di studio, il prossimo 10 e 12 ottobre a Subiaco, in provincia di Roma».

Qual è il confine entro il quale i Care Robot potranno lavorare?

«Io credo che possano svolgere delle attività puramente operative, e farlo anche molto bene. Potranno essere di grande ausilio per alleviare anche la fatica di chi si occupa dei propri cari, ma gli umani, in carne e ossa, sono insostituibili, irriducibili. Pensiamo, per esempio, a una carezza: come potrebbe essere quella di un robot? Oppure uno sguardo: come potrebbe quello di un umanoide? L’essere umano racchiude in sé una ricchezza infinita, una forza, una spiritualità che lo rende imprescindibile. A fronte delle attuali prospettive demografiche, quello che temo è che le persone fragili, in un prossimo futuro, possano essere invece abbandonate totalmente a questi “compagni intelligenti”, che risultano carenti sotto il profilo relazionale ed empatico. Per quanto i Care Robot possano avere delle sembianze sempre più umane, sono e saranno sempre delle macchine robotiche. In generale, l’intelligenza artificiale è senza dubbio una grande scoperta, ma è anche una sfida decisiva per l’umanità. Dobbiamo educarci ad affrontarla. È necessario che i giovani siano formati all’uso consapevole di questa nuova tecnologia, perché se non sarà così la nostra intelligenza e la nostra stessa umanità potrebbero diventare “schiave” di questo sistema artificiale».

Scienza & Vita ha lanciato un sondaggio su questo argomento. Da dove nasce l’idea?

«Stiamo parlando di un tema all’avanguardia, quasi fantascientifico, e quindi la prima domanda che ci siamo posti è stata: quante persone sanno cosa sono i Care Robot? Di qui l’idea di lanciare un sondaggio intitolato: “Hai mai sentito parlare dei Care Robot?”. E direi che abbiamo avuto ragione a porci questa domanda: a oggi più del 51% di coloro che hanno partecipato al sondaggio non avevano mai sentito parlare dei Care Robot. In vista del seminario di studio, ci è anche sembrato necessario esplorare e raccogliere il “sentire” della gente. Abbiamo dunque lanciato il tema, presentando questa nuova modalità assistenziale, i Care Robot, e stimolato la riflessione etica attraverso alcune domande che hanno proprio questo specifico intento. Il sondaggio nasce dunque dalla necessità di far conoscere a un pubblico sempre più ampio un tema estremamente attuale. Aprire questo dialogo non è importante solo per la ricerca scientifica, ma anche e soprattutto per una riflessione etica. I partecipanti al sondaggio avranno dunque modo di porsi consapevolmente delle domande sulle implicazioni morali di questo fenomeno. È importante che più persone possibili esprimano la loro opinione a riguardo. A questo punto non posso che invitare tutti i vostri lettori a partecipare al sondaggio sul sito del Centro Studi Scienza & Vita (scienzaevita.org). Ci vorranno meno di tre minuti per esprimere il proprio parere».

Cosa ci può dire in anteprima sui seminari di ottobre?

«Saranno due giorni dedicati soprattutto ai giovani sotto i 35 anni, perché saranno principalmente loro che dovranno confrontarsi con questa nuova rivoluzione dell’assistenza sanitaria e prendere delle decisioni importanti per i propri cari e per sé stessi. La partecipazione al seminario, che si svolgerà a Subiaco nell’abazia di Santa Scolastica, è gratuita per tutti, ma è necessario affrettarsi perché i posti sono limitati. A chi vorrà soggiornare presso la foresteria dell’abazia verrà richiesto un contributo per le spese organizzative. Come dicevo, un’attenzione particolare sarà rivolta ai ragazzi, affinché possano partecipare numerosi. I primi 15 che si iscriveranno al seminario saranno totalmente ospiti del Centro Studi Scienza & Vita. A settembre apriremo le iscrizioni, ma è già possibile lasciare la propria email per ricevere per primi l’invito a partecipare».

L’invito al sondaggio e ai seminari è stato realizzato con l’IA, l’intelligenza artificiale. Come mai questa scelta?

«Ci sembrava in tema fare un invito con un video elaborato dall’IA. Si tratta infatti di una mia fotografia, quindi una persona reale, animata dall’intelligenza artificiale. La voce è autentica, mentre i movimenti della bocca e del viso sono artificiali. Si tratta proprio di un mix tra il naturale e l’artificiale: il risultato mostra un punto di contatto, una sorta di sintesi sinergica tra il mondo reale e artificiale che, in qualche modo è proprio il tema che vogliamo trattare. A lei è piaciuto questo invito, tra il naturale e l’artificiale (sorride)?».

Quali sono le questioni etiche che il Care Robot potrebbe sollevare?

«Le rispondo con una domanda: secondo lei un Care Robot può sostituire il contatto umano nell’assistenza? È uno dei quesiti posti nel nostro sondaggio che invita alla riflessione etica. Potrebbe succedere in un futuro non troppo lontano che i Care Robot possano essere considerati non solo un supporto operativo, ma anche uno strumento per supportare psicologicamente le persone fragili. Potrebbero essere utilizzati per sostituire l’essere umano… Sarà mai possibile? Lei lascerebbe un suo caro bisognoso di cure totalmente nelle mani di un Care Robot? Fino a che punto sarà eticamente possibile? Anche su questo vogliamo invitare alla riflessione. Il tema della fragilità tocca ognuno di noi, in modalità, in contesti e in tempi diversi. Le prospettive demografiche ci dicono che potremmo avere un gran bisogno di questi umanoidi, e quindi ritengo sia giusto porsi certe domande. Io stessa ho curato per tanto tempo mio papà e attualmente mi occupo di mia mamma, e credo che un Care Robot potrebbe darmi una grande mano. Potrebbe in effetti monitorare le sue funzioni vitali e avvisarmi in caso di anomalie, potrebbe aiutare mia mamma ad alzarsi e a svolgere alcune attività quotidiane, ma non credo proprio che possa farla sorridere, farle le coccole o darle i miei baci! E lei cosa ne pensa?»

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ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025

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