S&V FOCUS | 21 novembre 2025

Suicidio assistito | Quando l’ideologia è mascherata da un apparente rigore scientifico, con un linguaggio medico fuorviante. Il caso canadese.

Gli approfondimenti di Scienza & Vita | di Francesca Piergentili

L’articolo pubblicato su Canadian Journal of Bioethics, dal titolo Assisted Dying in Canada: Ideology Masqueradingas Medicine? di Scott Y. H. Kim propone una riflessione critica sulla normativa canadese relativa all’assistenza medica alla morte (MAiD), sostenendo che il modo in cui il suicidio assistito viene giustificato e presentato al pubblico in Canada sia ambiguo e fuorviante.
L’autore ritiene, infatti, che ciò che viene descritto come un atto medico regolato da criteri clinici sarebbe, in realtà, un sistema fondato sulla sola autonomia individuale del paziente. Tuttavia, questo non è dichiarato apertamente: è, invece, utilizzato un linguaggio medico che conferisce alla pratica un’apparenza di rigore scientifico.

La legalizzazione dell’assistenza medica alla morte

Nel 2015 la Cour suprême del Canada ha reso la sentenza Carter c. Canada, che ha dichiarato parzialmente incostituzionale la normativa penale che incriminava l’assistenza al suicidio. Il 17 giugno 2016 è entrato in vigore il Medical Assistance in Dying Act. In Canada l’aidemédicale à mourir, comprende sia l’assistenza al suicidio che l’eutanasia.

La normativa del 2016 richiede, per poter accedere alla morte assistita, che il richiedente sia maggiorenne, affetto da una malattia grave e inguaribile e che abbia espresso in forma scritta un consenso informato e libero da eventuali costrizioni. Per “malattia grave ed inguaribile” la normativa intende qualunque patologia capace di ridurre in maniera irreversibile le capacità dell’individuo, che provochi una profonda e intollerabile sofferenza fisica e/o psicologica e faccia ritenere la morte ragionevolmente prevedibile. Per l’ipotesi in cui il richiedente non possa adempiere autonomamente, un terzo si occuperà delle diverse fasi procedurali. A marzo 2021 la normativa è stata novellata, consentendo la morte assistita anche alle persone con una malattia, infermità o disabilità grave e inguaribile, anche se la morte non è ragionevolmente prevedibile, purché soddisfino gli altri criteri di ammissibilità.

La “maschera” del linguaggio medico

Secondo Kim, il processo di “medicalizzazione linguistica” non sarebbe soltanto un semplice dettaglio terminologico o tecnico, ma svelerebbe un elemento centrale del problema: i termini medici vengono reinterpretati in maniera elastica e soggettiva, perdendo il riferimento a concetti oggettivi e verificabili.

Ad esempio, il paziente può essere considerato “inguaribile” non sulla base di un giudizio clinico rigoroso, ma anche in virtù della valutazione personale del paziente e dei limiti che percepisce nella propria condizione[1]. In questo modo, il cardine della decisione non è più la diagnosi medica, ma la preferenza soggettiva della persona. Secondo l’autore, la MAiD finisce, così, per essere una forma di morte su richiesta individuale, pur continuando a essere presentata come una procedura medica.

Un altro esempio riportato nell’articolo sulla tendenza a interpretare in maniera ampia i criteri di idoneità, reinterpretando il criterio come una questione di scelta del richiedente, è legato alla definizione di morte ragionevolmente prevedibile: la più nota organizzazione di fornitori di MAID in Canada[2] afferma a tal proposito che la morte di una persona può essere ragionevolmente prevedibile se la stessa ha dimostrato un intento chiaro e serio di prendere provvedimenti per rendere la morte naturale imminente o per rendere la propria morte prevedibile, come nel caso in cui si scelga di smettere volontariamente di mangiare e di bere.

L’autore ritiene che questo travestimento linguistico abbia importanti conseguenze sul piano politico e valoriale. Presentare la MAiD come atto medico evita, infatti, di affrontare questioni delicate e complesse, che emergerebbero se la pratica fosse riconosciuta per ciò che è. Il dibattito pubblico e legislativo sarebbe costretto a misurarsi con problemi più ampi come il ruolo e i fini dello Stato, i fini della medicina, il limite tra libertà individuale e responsabilità sociale.

Inoltre, l’autore osserva che questa “maschera” influenza anche il modo in cui cittadini e decisori politici valutano la normativa. La presentazione della MAiD come un atto sanitario rende la pratica più accettabile agli occhi del pubblico, che tende a considerare la medicina come un ambito neutrale, controllato e fondato sull’evidenza.

Invero, già l’uso dell’espressione “aide médicale à mourir”, al posto della esatta terminologia delle pratiche (“suicidio assistito” ed “eutanasia”), enfatizzando il contributo della medicina, evidenzia le ambiguità sottese e la volontà di stravolgere la prospettiva reale della questione.

Le implicazioni giuridiche sull’assolutismo della volontà

Invero, anche l’idea sottesa che sia l’autonomia del soggetto il fondamento della legittimità delle pratiche eutanasiche può possedere una forza rassicurante: la decisione per la morte assistita sembra dipendere unicamente da una decisione personalissima del paziente sulla propria vita.

Si trascura, però, che il suicidio assistito e l’eutanasia non sono mai un fatto esclusivamente privato, richiedendo la collaborazione di altri per il raggiungimento dello scopo. È, infatti, necessaria la collaborazione dei terzi – in specie, nel caso canadese, di personale medico e paramedico – per l’obiettivo. In tali circostanze la normativa penale ha uno scopo importante, in parte riconosciuta anche dalla Corte costituzionale italiana, che la definisce “cintura di protezione” di chi, per le condizioni di salute, si trova ad essere più esposto: ha, infatti, lo scopo di prevenire che il terzo concorri a trasformare il desiderio del paziente in volontà.

Il diritto diviene, così, nell’ordinamento canadese strumento di selezione di chi può richiedere, in base a una propria scelta, la morte procurata. La libertà assoluta di scelta arriva a legittimare anche un diritto alla morte, determinando un sovvertimento dei valori di riferimento, con effetti incontrollabili sul piano sociale, a danno dei più fragili.

 

Per approfondire:

  1. Kim, Scott Y. H. “Assisted Dying in Canada: Ideology Masquerading as Medicine?” Canadian Journal of Bioethics / Revue canadienne de bioéthique, volume 8, number 4, 2025, p. 21–29.
  2. Barker S, Fritz Z, Ruck Keene AWhy administration of lethal drugs should not be the role of the doctorJournal of Medical Ethics Published Online First: 02 May 2025.
  1. Lemmens, T. (2025), Euthanasia as Medical Therapy in Canada. Hastings Center Report, 55: 1 1. 

 

  1. Health Canada. Model Practice Standard for Medical Assistance in Dying (MAID). Government of Canada; Mar 2023

[1] Secondo il documento Model Practice Standard: “9.5.2 ‘Incurable’ means there are no reasonable treatments remaining where reasonable is determined by the clinician and person together exploring the recognized, available, and potentially effective treatments in light of the person’s overall state of health, beliefs, values, and goals of care.” Cfr. Health Canada. Model Practice Standard for Medical Assistance in Dying (MAID). Government of Canada; Mar 2023.

[2]Canadian Association of MAiD Assessors and Providers (CAMAP). The Interpretation and Role of “Reasonably Foreseeable” in MAiD Practice; Feb 2022.

ultimo aggiornamento il 25 Novembre 2025

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