AGENSIR | 22 maggio 2025

Sentenze | La Corte costituzionale sui figli di coppie lesbiche. Gambino: “Si rischia di privilegiare l’intenzionalità a discapito della tutela del nato”

di Giovanna Pasqualin Traversa

Con la sentenza n.68 del 2025 la Corte costituzionale “legalizza” il riconoscimento alla nascita di entrambe le mamme per i figli delle coppie lesbiche, che così avranno subito due madri. Con una seconda sentenza, la n.69 del 2025, la Consulta stabilisce invece che non è “irragionevole” il divieto di inseminazione artificiale per le donne single.

Questo il parere di Alberto Gambino, presidente del Centro Studi Scienza & Vita della Conferenza Episcopale Italiana e Professore di diritto privato all’Università Europea di Roma. Le madri lesbiche. Con la sentenza n.68, esordisce Gambino, “si è dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 8 della legge n. 40 del 2004: il mancato riconoscimento al nato in Italia dello stato di figlio di entrambe le donne che abbiano fatto ricorso a tecniche di Pma praticate legittimamente all’estero costituirebbe lesione dell’identità personale del nato, risultando irragionevole l’attuale disciplina in assenza di un controinteressato”. 
La Corte, prosegue il presidente del Centro Studi Scienza & Vita, “afferma che l’interesse del minore, ‘per quanto centrale’, non è un interesse ‘tiranno’, che ‘debba sempre e comunque prevalere’; inoltre neanche si porrebbe il problema di bilanciamento, ‘in quanto non è ravvisabile alcun controinteresse di peso tale da richiedere e giustificare una compressione del diritto del minore a vedersi riconosciuto il proprio stato di figlio della madre intenzionale automaticamente sin dal momento della nascita’”.

Dinnanzi a tali affermazioni, osserva il giurista, si rende “evidente l’estrema complessità della tematica che riguarda l’uso della tecnologia nell’ambito della procreazione umana. Anche al di là del caso singolo, il rischio è la lesione della dignità del nascere umano e la reificazione del bambino, divenuto il mero prodotto di un progetto: il suo interesse non è poi così importante, non è poi così ‘tiranno’, rispetto alla volontà che si manifesta nel ‘progetto’ di genitorialità all’estero”. Il dubbio che lascia la questione, argomenta Gambino, “è in parte relativo a quello che potremmo definire ‘il soggetto assente’, il donatore maschile: è possibile parlare di ‘identità personale’ escludendo del tutto il dato biologico a favore della volontà? È possibile parlare di assenza di un ‘controinteresse’ nel bilanciamento operato dal Legislatore?”.

D’altra parte, sottolinea il presidente del Centro Studi Scienza&Vita, “si rende evidente tutta la complessità della tematica, che tocca il nascere delle relazioni umane”. Il rischio, avverte, “è quello di spingersi nel terreno della mera artificialità e della intenzionalità a discapito della tutela del nato, il soggetto non “tiranno” ma semplicemente più debole.

Si sarebbe potuto scegliere – conclude – una linea prudenziale, rispettando la discrezionalità del Legislatore in una materia estremamente delicata”.

Le donne single. Con la sentenza n. 69, prosegue Gambino, la Corte identifica “le rilevanti implicazioni bioetiche e gli incisivi riverberi sociali, riguardanti i rapporti interpersonali e familiari”, sottesi “alle tecniche di procreazione assistita”. “In tale ambito così delicato, riconosce e rispetta la discrezionalità del Legislatore, il quale, come afferma la Consulta, ‘ha cercato di non creare una distanza eccessiva rispetto al modello della generazione naturale della vita’, tentando di ‘proteggere a priori l’interesse dei futuri nati’. Non ha, pertanto, consentito ‘l’esclusione della figura del padre’, una scelta ‘riconducibile al principio di precauzione nell’interesse dei futuri nati”’.

La sentenza, osserva ancora il giurista, sottolinea inoltre che “l’infertilità per ragioni di età non può reputarsi di natura patologica e, pertanto, non può attrarre la tutela propria del diritto alla salute”. “Questo oggi, è spesso dimenticato ma – sostiene Gambino – è un punto cruciale in tema di genitorialità, di maternità: il problema dell’età della donna. Il tema, strettamente connesso al problema demografico e alle politiche del lavoro, ha radici culturali e può rappresentare la prospettiva futura e lo snodo da affrontare per rispondere veramente al desiderio di genitorialità che anima il tema della procreazione umana”.

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ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2025

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