S&V FOCUS | 27 febbraio 2025

Intelligenza Artificiale e cure palliative precoci | algoritmi avanzati permettono l’identificazione precoce dei pazienti per migliorare l’assistenza e la qualità di vita

Gli approfondimenti di Scienza & Vita | di Francesca Piergentili

Un medico utilizza un algoritmo di intelligenza artificiale per identificare pazienti terminali bisognosi di cure palliative personalizzate.

Le cure palliative precoci rappresentano l’integrazione tempestiva delle cure palliative nel percorso di cura di una patologia cronico-degenerativa ad andamento progressivo, per tentare di controllare i sintomi della malattia. Esse presuppongono l’identificazione tempestiva dei bisogni di cura, anche sul piano psicologico e spirituale. Le cure palliative precoci possono essere somministrate dalle prime fasi della malattia e, quando somministrate insieme a trattamenti curativi, vengono denominate simultaneous care.

Oggi si avverte la necessità di riscoprire il valore della palliazione simultanea, che si estende alle fasi non terminali della malattia, e il significato della nozione “dolore totale” (“total pain” per usare l’espressione di Saunders), che comprende non solo sintomi fisici ma anche il disagio psicologico e le problematiche sociali e spirituali, secondo un approccio olistico, proprio della medicina palliativa. L’identificazione precoce dei pazienti candidati alle cure palliative e la somministrazione di queste ultime “contemporaneamente alle terapie non solo favoriscono il processo di crescita personale nel paziente, ma – aumentando il benessere – possono estendere la sopravvivenza”, con una valenza anche indirettamente terapeutica[1]. Ciò fornisce sostegno e aiuto anche alla capacità decisionale del paziente, prevenendo le tendenze depressive. L’applicazione precoce delle cure palliative, in alcuni casi sin dal momento della diagnosi di malattia a prognosi infausta o potenzialmente letale, migliora, così, la qualità di vita del paziente e dei familiari, la pianificazione delle cure e fornisce sostegno alle capacità decisionali.

Risulta però ancora molto problematica l’identificazione precoce dei pazienti candidati alle cure palliative: alcuni ostacoli sono ancora la poca formazione dei medici in tale ambito e l’idea diffusa che le cure palliative siano necessarie solo nel fine vita. Negli ultimi anni la ricerca sta tentando di utilizzare gli algoritmi anche in questo campo: sono in corso, ad esempio, sperimentazioni di algoritmi che, analizzando i dati clinici dei pazienti, puntano ad identificare precocemente i soggetti con bisogni di cure palliative in base alla previsione prognostica.

L’intelligenza artificiale applicata alle cure palliative dovrebbe, così, migliorare i percorsi decisionali e offrire sostegno nell’identificare i pazienti. Tali strumenti potrebbero favorire l’attivazione di colloqui per la pianificazione anticipata delle cure e la definizione di percorsi di cura coerenti con i bisogni e i desideri dei pazienti.

Un articolo recente, dal titolo “Algorithm-Based Palliative Care in Patients With Cancer: A Cluster Randomized Clinical Trial”, riporta uno studio clinico randomizzato, condotto tra novembre 2022 e dicembre 2023 in 15 cliniche, seguendo un protocollo approvato dai comitati di revisione dell’Università della Pennsylvania e di Advarra Inc. I pazienti in cura oncologica sono stati ritenuti idonei per l’inclusione nella ricerca, mentre non sono stati inclusi i pazienti già in hospice: i pazienti potevano essere coinvolti nella ricerca in qualsiasi momento del decorso della malattia, purché soddisfacessero i criteri dell’algoritmo. Tra i risultati della ricerca si segnala un aumento delle visite specialistiche ambulatoriali in cure palliative tra i pazienti ad alto rischio, dimostrando l’efficacia del processo guidato da algoritmi; il numero complessivo degli interventi è, invece, aumentato solo di circa 100 pazienti. La ricerca ha indicato buoni risultati per quanto riguarda l’accettabilità dell’intervento da parte dei pazienti e dei medici: solo il 10,5% dei medici ha rinunciato ai rinvii e il 37,4% dei pazienti li ha rifiutati. Un dato risulta però interessante: dalla ricerca risultano non migliorati la qualità della vita o il sentirsi ascoltati e compresi.

Disporre di algoritmi che esaminano un’enorme quantità di dati può essere, allora, di ausilio al medico, nel tentativo di evitare identificazioni tardive. L’identificazione dei pazienti con bisogni di cure palliative non può, però, essere considerata una mera previsione prognostica: non può dimenticarsi, infatti, la complessità dei bisogni del paziente e la necessità di una cura globale, che parte proprio dalla comunicazione e dall’incontro.  L’intelligenza artificiale può dare un importante contributo ai medici e ai ricercatori ma sempre nell’ambito di un’attività – soprattutto quella medica e clinica – che rimane umana e relazionale, che chiama in causa anche la responsabilità dei soggetti coinvolti.

Lo sviluppo di progetti di applicazione dell’intelligenza artificiale nelle cure palliative pone, pertanto, importanti questioni di natura etica e relazionale: la tecnologia non potrà sostituire la relazione fra paziente e curante. Già la comunicazione è, infatti, tempo di cura.

Per approfondire:

1)      Parikh RB, Ferrell WJ, Li Y e al. Algorithm-Based Palliative Care in Patients With Cancer: A Cluster Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open. 2025 Feb

2)      Muddassar Farooq, Explainable AI and machine learning algorithms to predict treatment failures for patients with cancer, Journal of Clinical Oncology, 2023

[1] C. Navarini, Cure palliative simultanee e sviluppo delle virtù, Napoli, 2020, 59.

ultimo aggiornamento il 17 Aprile 2025

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