Alcuni articoli pubblicati di recente su riviste scientifiche si occupano del c.d. “diritto al figlio” delle coppie infertili trattando insieme il tema della maternità surrogata e del trapianto di utero.
In particolare, l’articolo “Surrogacy and uterus transplantation using live donors: Examining the options from the perspective of ‘womb-givers’” - pubblicato lo scorso luglio su Bioethics – affronta l’argomento dalla parte del donatore (“womb-giver”), cercando di analizzare i possibili rischi e gli eventuali benefici di una tecnica riproduttiva, piuttosto che dell’altra. Solitamente, come si legge nel testo, la materia è considerata secondo la prospettiva del genitore intenzionale, in relazione a quale tecnica preferire e scegliere per la nascita del figlio.
Nel Regno Unito sia la maternità surrogata che la donazione da donatore vivente dell’utero sono legalmente consentite come atti “altruistici”. Nell’articolo si fa riferimento, in particolare, al trapianto di utero da donatore vivente, a causa della difficoltà di reperire uteri idonei all’espianto dai donatori defunti.
La scelta del donatore su come aiutare il genitore intenzionale ad avere un figlio è descritta come una forma di manifestazione della propria “autonomia corporea”: si aiuterà o attraverso il portare avanti per altri una gravidanza (“affittando” il proprio grembo) o donando il proprio utero a scopo di trapianto.
L’articolo, prima di tutto, prova più di quanto forse vorrebbe,.... [continua a leggere]