Il vaccino anti-covid rimane la risposta efficace rispetto alla diffusione del virus, in assenza di una cura specifica al covid-19. Mentre le varie misure di contenimento del contagio si allentano, le campagne vaccinali proseguono, mostrando i pregi (ed, in particolare, l’attenzione prioritaria per i soggetti fragili) e i limiti dei sistemi sanitari (legati soprattutto alle perduranti disuguaglianze, anche territoriali, e alle carenze informative).
Un rapporto pubblicato il 14 giugno dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), “Overview of the implementation of COVID-19 vaccination strategies and deployment plans in the EU/EEA”, fotografa la situazione dei vaccini in Europa, in un quadro in continua e rapida evoluzione. Alla data del 11 giugno 2021, sono state distribuite nei paesi dell’Unione un totale di 333.678.903 dosi di vaccino: quello sviluppato da BioNTech/Pfizer rappresenta il 67,3% di tutte le dosi distribuite tramite la strategia sui vaccini della Commissione europea, Vaxzevria (AstraZeneca) il 19,5%, Moderna il 9,6% e Janssen il 3,3%. Sulla base dei dati disponibili, risultano essere state somministrate l'85% delle dosi distribuite.
Per quanto riguarda le strategie di distribuzione dei vaccini, in base a fasce di priorità, al 31 maggio 2021, solamente un paese risulta essere ancora nella prima fase. Nelle strategie degli Stati è stata data priorità agli anziani, agli operatori sanitari e ai soggetti più fragili. Attualmente, secondo il Rapporto, dieci Stati hanno aperto la vaccinazione a qualsiasi individuo adulto, indipendentemente dall'età o dal tipo di priorità, mentre sedici paesi hanno esteso i tempi tra le due dosi di vaccino per fornire la prima dose al maggior numero possibile di persone.
La tempistica tra la prima e la seconda dose del vaccino varia in base al paese e al prodotto vaccinale.
La maggior parte degli Stati ha adattato proprie linee guida sulla vaccinazione in seguito alla segnalazione di alcuni effetti collaterali (in particolare rari eventi tromboembolici in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria e con vaccino Janssen COVID-19), indicando raccomandazioni specifiche per età. Undici paesi hanno osservato un aumento dell'esitazione a sottoporsi al vaccino (principalmente in relazione al vaccino Vaxzevria).
In tutti gli Stati la vaccinazione sarà accessibile a tutti i cittadini dell'UE, ma potrebbero essere individuate delle condizioni ulteriori.
Il 65% dei Paesi ha riferito che la fornitura limitata dei vaccini è la principale sfida da affrontare: alcuni paesi hanno così creato centri di vaccinazione “di massa” per garantire un'implementazione più rapida ed efficace dei vaccini, cercando altresì di ottimizzare le liste di attesa per ridurre lo “spreco” di dosi.
Cinque paesi stanno pianificando di estendere la vaccinazione a tutti gli adolescenti, mentre in 14 paesi si discute sulla possibile vaccinazione dei bambini di età inferiore ai 12 anni, in attesa della decisione dell’EMA.
Di recente un articolo pubblicato su Journal of Medical Ethics - “Voluntary COVID-19 vaccination of children: a social responsibility”- affronta il problema del vaccino per i minori. I bambini sono stati esclusi dalle campagne vaccinali per la minor vulnerabilità al virus. Alcuni esperti sottolineano il pericolo di cambiamenti epidemiologici e la possibile minaccia anche per i bambini.
Nell’articolo si suggerisce un graduale, etico e prudente inserimento dei più piccoli nei programmi vaccinali.
Il tema dei vaccini per i minori è molto discusso, anche per i pochi dati a disposizione. Sul punto si ricorda l’importanza non solo del dato scientifico ma anche di una corretta, completa e trasparente informazione su rischi e benefici, come anche l’utilizzo della massima prudenza.
Anche la Società italiana di Pediatria (SIP) è intervenuta sul tema, ricordando come, anche se la fascia pediatrica dai 12 anni in su risulta essere tra quelle meno colpite dal SARS-CoV2, “recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato in tale fascia di età la presenza di gravi complicanze renali o di complicanze multisistemiche, anche al di là della ben codificata MIS-C, conseguenti ad un’infezione pauci- o asintomatica da SARS-CoV-2, come sta emergendo per l’adulto”.
La SIP raccomanda la vaccinazione Covid-19 per tutti i bambini e gli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni privi di controindicazioni per gli specifici vaccini autorizzati per età, nonché di guidare gli adolescenti e le loro famiglie verso un percorso vaccinale libero e consapevole.
I genitori devono essere informati “circa le modalità per la gestione dei più frequenti segni e sintomi postvaccinici, ma soprattutto in merito alle tempistiche per contattare il proprio medico di riferimento per beneficiare di ulteriori specifiche informazioni”.
Si raccomanda, inoltre, di ribadire con forza agli adolescenti ed alle loro famiglie “il valore del continuo e costante rispetto delle norme per il contenimento e la diffusione del SARS-CoV-2, anche dopo vaccinazione e fino a quando non verranno formalizzate specifiche indicazioni da parte degli Enti regolatori nazionali”.
L’ECDC ha, in fine, recentemente pubblicato un rapporto sulla trasmissione del virus e le strategie vaccinali per le popolazioni migranti, dal titolo “Reducing COVID 19 transmission and strengthening vaccine uptake among migrant populations in the EU/EEA”. Il Rapporto evidenzia la necessità di garantire un accesso equo per i migranti al vaccino, per promuovere l'equità sanitaria anche oltre alla pandemia.