I bambini sono stati colpiti in maniera meno grave rispetto agli adulti dal virus, ma hanno comunque subito conseguenze, più o meno dirette, sulla loro salute: rinvio delle vaccinazioni, ritardi diagnostici, interruzione delle terapie, peggioramento dello stile di vita, aumento delle diseguaglianze, disagi psicologici e deficit formativi legati all’isolamento e alla chiusura delle scuole.
La pandemia ha avuto un forte impattato in particolare sulla gestione quotidiana dei bambini con malattie rare e complesse, “soggetti particolarmente fragili perché dipendenti da un forte supporto da parte del sistema sanitario per i controlli clinici routinari, la fornitura di farmaci, i prodotti per l’alimentazione, i devices e per la frequente necessità di accessi in acuto ai servizi di Emergenza Urgenza” (C. Caruso, I bambini nella pandemia e i danni indiretti del Covid-19). Dati negativi sono stati riportati, ad esempio, in relazione ai percorsi assistenziali di follow-up: quasi il 40% dei bambini ha interrotto i percorsi di monitoraggio previsti per la patologia di base.
Nel documento “Covid-19 e bambini: dalla nascita all’età scolare” il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha analizzato le conseguenze negative della pandemia sulla salute globale dei bambini, evidenziando i principali aspetti bioetici sottesi. Il CNB ha ricordato che il principio di precauzione e quello di responsabilità sono principi bioetici irrinunciabili per la “relazione di cura” in persone che necessitano di una tutela specifica, come il caso dei bambini. Tra le principali raccomandazioni fornite dal CNB troviamo: la necessità di “richiamare a più forte ragione i principi di precauzione e di responsabilità”; “di ridurre al minimo indispensabile le misure che più ricadono sui bambini con conseguenze negative”, dando una “specifica attenzione all’interesse del minore quale criterio etico-giuridico fondamentale per la valutazione del rapporto benefici-rischi delle misure ipotizzate”; il bisogno “di porre la scuola al centro della vita del Paese”, ripensando il ruolo e la funzione dell’insegnamento e delle attività scolastiche, all’occorrenza legate anche alla digitalizzazione, che integra, senza sostituire l’attività didattica in presenza; garantire alle famiglie e agli operatori scolastici una adeguata informazione e partecipazione alle decisioni che riguardano i bambini; promuovere una ricerca multidisciplinare sui determinanti bio-psico-sociali della salute del bambino nell’ambito della pandemia Covid-19; dare particolare cura e supporto psicologico “a tutti i piccoli minori più vulnerabili con disabilità o provenienti da situazioni familiari critiche, che hanno sofferto maggiormente degli effetti della pandemia e della chiusura dei servizi educativi”; promuovere un’educazione alla responsabilità nei confronti della salute individuale e della salute pubblica.
Uno degli effetti indiretti della pandemia è certamente l’incremento dell’utilizzo degli strumenti digitali: la tecnologia si è rivelata uno strumento utile per superare le barriere fisiche legate alle misure di distanziamento sociale anche per i più giovani. A seguito dell’isolamento e della chiusura (più o meno totale) delle scuole “quasi tutta la vita dei ragazzi si è spostata nello spazio digitale”. Anche le relazioni sociali, “che prima alternavano le chat e lo stare insieme di persona, sono ormai esclusivamente online”. La tecnologia non è però neutrale e tale incremento dello “spazio digitale” nella vita dei bambini e degli adolescenti ha anche conseguenze negative che non devono essere sottovalutate. L’Istituto per la Salute del bambino e dell’adolescente dell’Ospedale Bambino Gesù, ha recentemente pubblicato “Come la tecnologia ci cambia la vita” che analizza l’uso della tecnologia in bambini e adolescenti. Tra le conseguenze negative delle relazioni tramite chat e social network sono riportate la possibile perdita di alcune relazioni esistenti, il rifugiarsi negli strumenti digitali per stare con gli altri, trascurando così gli affetti reali, l’aumento della sensazione di isolamento e di solitudine. L’attenzione per la presentazione del proprio profilo online potrebbe, ad esempio, generare insicurezza e senso di inadeguatezza, “spingendo gli adolescenti a rifugiarsi in sé stessi”. Esistono poi rischi legati alla possibilità di comportamenti poco corretti, come il cyberbullismo, l’incitamento alla violenza e al compimento di azioni pericolose (è il caso delle sfide estreme e delle challenge). Molte perplessità ha sollevato recentemente l’uso della piattaforma social TikTok – che consente di creare, condividere e commentare brevi video - per gli utenti minorenni. L’Autorità Garante per la privacy ha pochi giorni fa vietato l’accesso alla piattaforma per utenti con età non accertata e, inoltre, il trattamento dei dati degli utenti da parte della piattaforma per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico.
Ad essere a rischio è, in alcuni casi, non soltanto la privacy e la trasparenza delle informazioni rese ma la salute e la vita stessa dei più giovani. Le raccomandazioni per la salute dei bambini e degli adolescenti contenute nel documento del CNB citato in precedenza, che richiamano il valore dei principi di precauzione e di responsabilità nei confronti dei bambini e degli adolescenti, nell’ottica della relazione di cura, trovano pienamente vigore anche in tema di tutela del minore nello spazio digitale nel quale vive. È, pertanto, necessario valorizzare un atteggiamento prudenziale e di responsabilizzazione del genitore, chiamato a svolgere non solo un compito di controllo ma anche di educazione nei confronti del minore, al momento dell’utilizzo delle nuove tecnologie e dei social network, ma anche al momento precedente all’accesso al mondo digitale.