Rimane, purtroppo, ancora attuale il problema degli effetti della pandemia sulla salute dei più giovani. La pandemia e l’isolamento hanno creato nei giovani sentimenti di incertezza, di ansia, di paura di ammalarsi o di vedere una persona cara ammalarsi, difficoltà nelle relazioni sociali, solitudine. Sono inoltre peggiorati i problemi di salute mentale già esistenti.
Uno dei pochi studi sul tema, dal titolo “Interviewing children: the impact of the COVID-19 quarantine on children’s perceived psychological distress and changes in routine”, da poco pubblicato su BMC Pediatrics, ha analizzato l'impatto psicologico del lockdown sulla salute mentale dei bambini partendo dal punto di vista dei più giovani, evidenziando, in particolare, la situazione di disagio psicologico da loro vissuto e rilevanti cambiamenti nella vita quotidiana.
Tale prospettiva - che parte dall’ascolto delle esigenze dei bambini e degli adolescenti (e non dal punto di vista dei genitori) e che contempla la loro partecipazione - è sempre più valorizzata, anche per rispondere ai nuovi bisogni generati dalla pandemia, in linea con quanto stabilito dall’art. 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Lo studio ha interessato studenti della scuola elementare e della scuola media di Milano, attraverso il loro coinvolgimento diretto con video-interviste. Quasi il 30% dei soggetti ha riferito di aver faticato ad adattarsi all'apprendimento da casa; molti hanno avuto rilevanti cambiamenti nelle abitudini alimentari (con aumento di quantità di cibo e di consumo di cibo spazzatura); ad essere influenzate sono state, poi, le abitudini del sonno. Il 61 % ha, infatti, riportato cambiamenti nel ritmo del sonno, con difficoltà ad addormentarsi e molti risvegli durante la notte.
Per quanto riguarda il disagio psicologico, il 78% dei bambini e adolescenti hanno manifestato sintomi di ansia; il 43,9% ha riportato sintomi significativi dell'umore. Il timore principale, condiviso dal 75,6% del campione, era il pensiero che i propri familiari potessero ammalarsi di COVID-19
Nell’articolo si riporta uno studio effettuato su bambini italiani e spagnoli, che ha evidenziato alcune problematiche legate all’isolamento: difficoltà di concentrazione (76,6 %), noia (52 %), irritabilità (39 %), irrequietezza (38,8 %), nervosismo (38 %), sentimenti di solitudine (31,3 %), disagio (30,4 %) e preoccupazioni (30,1 %). Quasi tre quarti degli intervistati (73,2 %) hanno, poi, riferito di arrabbiarsi più facilmente del solito.
Significativo è anche l’aumento di comportamenti sedentari: i bambini hanno, infatti, utilizzato più frequentemente i monitor, mentre hanno trascorso meno tempo a fare attività fisica. Durante la pandemia, la prevalenza di studenti fisicamente inattivi è aumentata notevolmente, dal 21,3 al 65,6%.
Per quanto riguarda l'apprendimento a distanza si sono registrate difficoltà a mantenere l'attenzione durante le lezioni online e stanchezza e affaticamento degli studenti. Quasi la metà dei bambini e degli adolescenti (47,3 %) si è sentita, inoltre, meno impegnata nella scuola a distanza rispetto a quella in presenza.
Alcune problematiche sono legate alla socialità: il 90,2% degli studenti intervistati ha riferito di aver avuto meno rapporti con i propri amici e il 72% ha riferito di aver lasciato i propri hobby e le attività extrascolastiche (sport o corsi di lingua).
Nell’articolo si legge che la crisi pandemica ha reso evidente che la scuola adempie non solo a una missione educativa di acquisizione della conoscenza, ma risponde anche a importanti esigenze di socializzazione dei giovani: la scuola è, infatti, il luogo in cui i bambini possono apprendere e sviluppare abilità sociali, come fiducia in se stessi, amicizia, empatia, partecipazione, rispetto, gratitudine, compassione e responsabilità.
Sulle problematiche legate alla didattica a distanza è intervenuta anche l’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, con l’audizione del 20 aprile 2021 in Senato: oltre a ricordare le gravi disuguaglianze territoriali e i gravissimi problemi per gli studenti disabili, l’autorità ha ricordato l’importanza del contatto diretto con l’insegnante, una relazione insostituibile, in grado di incoraggiare, dare fiducia e sostenere.