Il Centro nazionale trapianti (CNT) ha pubblicato l’ultima edizione del Rapporto sulla valutazione dei risultati dei trapianti di rene eseguiti in Italia e sulla qualità dei centri di trapianto attivi nel nostro Paese. Il rapporto, che analizza i dati del periodo 2000-2019, riguarda l'intero percorso assistenziale dei pazienti: dall'iscrizione nella lista d'attesa, al risultato del trapianto, fino al monitoraggio nella fase post-trapianto e di follow-up.
Per quanto riguarda le liste d’attesa, nel periodo 2002 - 2019 in Italia si sono registrate 95.498 iscrizioni in lista d’attesa per trapianto d’organo, delle quali 54.707 per il solo trapianto di rene (relative a 38.701 pazienti candidati al primo trapianto o al ritrapianto di rene).
Secondo i dati, il maggior numero di iscrizioni avviene di solito nella regione di residenza, mentre le regioni che accolgono il maggior numero di iscrizioni da altri territori sono l’Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana. La Campania risulta essere la regione con la proporzione maggiore verso altri territori.
Il documento evidenzia che la probabilità per i pazienti iperimmuni in lista d’attesa nel periodo 2002-2019 di ricevere un trapianto di rene è “estremamente più bassa rispetto alla popolazione generale” e inizia a aumentare solamente verso gli 8 anni in lista d’attesa, momento in cui i pazienti iperimmuni possono essere iscritti in una lista prioritaria nazionale.
Tali indicazioni evidenziano la necessità di percorsi alternativi per i pazienti più fragili.
Per quanto riguarda l’attività di trapianto, il tasso di sopravvivenza per i trapiantati da donatore deceduto va dal 97,3% a un anno dall'intervento fino all'82,9% a 10 anni, mentre per chi ha ricevuto un rene da donatore vivente la percentuale di sopravvivenza a un anno è del 98,8% e del 91,7% a 10 anni.
Tali dati confermano il trapianto come intervento salva-vita fondamentale. Per il raggiungimento di tali risultati, indispensabile è stato lo sviluppo della ricerca e il progresso tecnologico.
La ricerca in materia di trapianti continua, anche attraverso lo sviluppo di organi artificiali. Un articolo recente, pubblicato in questo mese su Transplantation, riporta le ultime novità per quanto riguarda lo sviluppo del polmone artificiale (Modular Extracorporeal Lung Assist System), come supporto per il trapianto di polmone, in grado di supportare la respirazione per un mese.
Risulta poi essere sempre più importante lo sviluppo della cooperazione internazionale tra gli Stati in materia di trapianti. L’Italia ha da poco sottoscritto un nuovo accordo bilaterale: dopo l’intesa con Malta, Grecia e Serbia, a marzo il CNT ha firmato l’accordo con l’Agentia Nationala de Transplant (ANT) della Romania per la cooperazione in ambito di donazione e trapianto di polmone.
Con l’accordo, il nostro paese si è impegnato ad accogliere ogni anno nelle proprie liste d’attesa cinque pazienti rumeni con grave insufficienza polmonare, mentre l’ANT ha messo a disposizione dei centri trapianto italiani cinque polmoni di donatori deceduti e anche altri organi che non hanno riceventi compatibili nel paese di origine. Secondo l’accordo, il Ministero della Salute rumeno si farà carico dei costi del trapianto mentre il nostro SSN coprirà le spese per il prelievo degli organi in Romania e il trasporto in Italia. Proprio in virtù dell’intesa raggiunta è stato da poco effettuato in Italia un trapianto di cuore donato dalla Romania.
Oltre agli accordi bilaterali, la Rete nazionale trapianti aderisce al sistema di cooperazione multilaterale Foedus, con l’obiettivo di facilitare lo scambio di organi in eccedenza fra i Paesi membri dell’UE, attraverso la garanzia di una maggiore trasparenza e velocità nella trasmissione delle informazioni fra paesi nel momento in cui un nuovo organo si rende disponibile per assenza di riceventi idonei nel paese di provenienza.
Tali accordi, anche grazie allo sviluppo della rete di trasporto degli organi, stanno acquisendo un ruolo sempre più importante per le operazioni di trapianto, consentendo la riuscita delle operazioni salva-vita.