2021/13 | 14 apr

 Sabato 27 marzo è andato in onda il primo Festival per la Giornata della Vita Nascente con Licia Colò, Pupi Avati, Leonardo Becchetti, Giancarlo Blangiardo, Johnny Dotti, Eugenia Roccella, Laura Miola, Maria Pollacci, con il contributo di Nek, Lorena Bianchetti, Francesca Dallapè e Elisa Di Francisca…e tanti altri ospiti per raccontare con musica, interviste, storie e approfondimenti lo spettacolo della vita.

Ci siamo confrontati su cosa vuol dire essere genitori oggi, abbiamo parlato di denatalità e natalità, abbiamo raccontato di un’avventura meravigliosa tra scienza e natura, abbiamo applaudito  la bellezza della vita nell’arte, nel cinema, nello sport…

E infine, di cosa possiamo e cosa vogliamo fare insieme per sostenere concretamente la vita nascente? Per rilanciare il prestigio della maternità e paternità? E per ridare vita al nostro Paese?

Ci hanno accompagnato in questa kermesse pomeridiana Beatrice Fazi, attrice e conduttrice televisiva e Pino Morandini, magistrato.

 

Se non hai potuto seguire la diretta, nessun problema. Puoi vedere qui il festival www.festivalvitanascente.org

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Scienza&Vita: attività e news

"Educazione all’affettività e alla sessualità"

 webinar online 

 

Mercoledì 24 mar

 

Hanno partecipato: Alberto Gambino, Chiara Mantovani, Maria Luisa Di Pietro, Emanuela Lulli

Per rivedere il webinar 

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ON LINE S&V FAD ECM | CORONAVIRUS. PROBLEMI ETICI NELLA GESTIONE DI UN’EPIDEMIA. QUANDO LE RISORSE SONO LIMITATE, CHI CURARE? FORMAZIONE CONTINUA A DISTANZA IN MEDICINA CON CREDITI ECM

Di fronte all’emergenza da Coronavirus, tra le sue varie iniziative, Scienza & Vita ha realizzato il corso “CORONAVIRUS. PROBLEMI ETICI  NELLA GESTIONE DI UN’EPIDEMIA. QUANDO LE RISORSE  SONO LIMITATE, CHI CURARE?” disponibile gratuitamente sul questo sito e sul canale youtube dell’associazione.

Il corso della durata di 5 ore è destinato a tutti gli operatori sanitari che vogliano attraverso la lente della bioetica capire come modulare meglio il proprio intervento medico e/o di assistenza sanitaria. Un corso fruibile a distanza (FAD) che consente di acquisire 5 crediti ECM (provider www.lacrisalide.it).

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CUSTODIRE LA MEMORIA

SCIENZA & VITA AL TEMPO DEL COVID 19

Un libro per non dimenticare. Una raccolta di storie, riflessioni, immagini per custodire la memoria guardando al futuro.

 

Download quaderno

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Approfondimenti tematici

(a cura di Francesca Piergentili)

Ultime novità in tema di Cure Palliative Pediatriche

Il 25 marzo 2021 la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’accordo tra Governo, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano sul documento “Accreditamento della rete di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, ai sensi della legge 15 marzo 2010, n. 38”.

La legge n. 38 e i successivi provvedimenti attuativi pongono delle indicazioni specifiche per la cura del paziente pediatrico, stabilendo per i minori affetti da patologie inguaribili o da gravi disabilità il diritto di accedere a servizi di cure palliative e di terapia del dolore sul loro territorio. Per i pazienti pediatrici è, infatti, necessaria una risposta ai bisogni dedicata sia a livello clinico-organizzativo che formativo ed informativo.

Dopo oltre un decennio, in attuazione della legge n. 38, l’accordo del 25 marzo definisce i requisiti per l’accreditamento delle Reti regionali di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, integrando i requisiti individuati nell’intesa del 25 luglio 2012, recante "Definizione dei requisiti minimi e delle modalità organizzative necessari per l'accreditamento delle strutture di assistenza ai malati in fase terminale e delle unità di cure palliative e della terapia del dolore".

Il documento ricorda che il “dolore in età pediatrica è un sintomo frequente e trasversale a tutte le età e patologie” ed è “fra tutti, il sintomo che più mina l'integrità fisica e psichica del bambino e più angoscia e preoccupa i suoi familiari, con notevole impatto sulla qualità della vita durante e dopo la malattia”. Nella maggior parte delle situazioni, fino all'80%, il dolore non richiede interventi specialistici e ha come riferimento i professionisti che già hanno in carico il minore, talvolta affiancati da un team competente di riferimento. Un numero limitato di situazioni di dolore in ambito pediatrico (acuto, cronico, procedurale) “richiede invece, per diagnosi e terapia, interventi specialistici da parte di una equipe multiprofessionale che prenda in carico direttamente il minore con la sua famiglia”.

Negli ultimi decenni si è, poi, “assistito ad un lento e continuo cambiamento dei bisogni di assistenza palliativa per neonati, bambini, adolescenti”, con un netto incremento della prevalenza di minori portatori di malattia inguaribile e/o disabilità grave, “che vivono anche per lunghi periodi di tempo grazie al progresso medico e tecnologico”. Si è, così creato un nuovo bisogno di cura che richiede “interventi integrati, altamente specialistici, multidisciplinari ed interistituzionali” per minori con patologie complesse e senza possibilità di guarigione, frequentemente con problemi di tipo cognitivo o neuromotorio. Lo spettro di patologie potenzialmente eleggibili è ampio ed eterogeneo (patologie neurologiche, metaboliche, muscolari, cardiologiche, respiratorie, malformative, cromosomiche, oncologiche per es.) ed impatta su tutte le età pediatriche, compreso il periodo prenatale. I minori che vivono in queste situazioni presentano necessità assistenziali peculiari e complesse, multispecialistiche: l'obiettivo, in questi casi, è “la cura e l'assistenza in grado di garantire la migliore qualità di vita possibile”.

L’accordo del 25 marzo mette in evidenza che la relativa bassa numerosità dei minori eleggibili alle cure palliative ed alla terapia del dolore, così come la complessità e la specializzazione delle competenze richieste determinano la necessità “di una risposta specialistica con riferimento ad ampi bacini d'utenza” e “di una disponibilità di intervento il più vicino possibile al luogo di vita del bambino, preferibilmente il suo domicilio”.

Attraverso i suoi nodi, la Rete accoglie e valuta il bisogno di cure palliative e di terapia del dolore specialistica del minore, definisce il percorso di cura appropriato e individua il setting assistenziale adeguato (domicilio, hospice pediatrico, ospedale) in relazione all’età, alla situazione, alla tipologia e alla fase di malattia, “garantendo la continuità assistenziale sia in termini temporali (reperibilità continuativa), che di obiettivi/programmi di cura e scelte (condivisione continua fra i diversi operatori della Rete del piano di assistenza individuale)”: la Rete fornisce, così, “in maniera congiunta, in continuità e unicità di riferimento, risposte residenziali, ospedaliere e domiciliari, in grado di integrarsi e modularsi nei diversi momenti della malattia” a seconda delle necessità di minore e famiglia.

Il documento definisce i requisiti per l’accreditamento delle Reti regionali integrando i requisiti dell’intesa del 2012 sulle dimensioni strutturali e di processo che caratterizzano la rete di cure palliative e terapia del dolore pediatrica ai fini dell’accreditamento delle struttura: esso esplicita ed integra tali requisiti definendo, per ciascun nodo della rete, l’organizzazione, le articolazioni, le funzioni, il ruolo e i servizi che devono essere garantiti.

Ai sensi dell’intesa del 2012, la Rete è coordinata dal Centro di riferimento regionale di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, quale unità funzionale di riferimento clinico, organizzativo, di formazione e ricerca per il funzionamento della Rete. L’intesa individua, inoltre, le dimensioni strutturali e di processo che caratterizzano la Rete, per garantire il diritto del paziente pediatrico al controllo del dolore e alle cure palliative indipendentemente dall’età, dalla patologia e dal luogo di residenza, nell’ottica della salvaguardia del principio di uguaglianza e di non discriminazione. Il minore ha, così, diritto a una cura attiva e globale, tesa alla salvaguardia della sua dignità.

L’intesa indica come necessaria la disponibilità del Centro specialistico di riferimento regionale ma anche la disponibilità di risposte residenziali specifiche per i pazienti pediatrici (hospice pediatrico) e di strutture, servizi e competenze rivolte al minore. È poi da garantire il raccordo della Rete di cure palliative e terapia del dolore con i servizi sociali ed educativi.

Particolare importanza riveste la comunicazione, sia ai genitori ma anche quella al bambino. Va garantito il supporto specifico alla famiglia del minore, con la previsione di programmi anche di supporto al lutto.

Alcune indicazioni riguardano gli operatori: per il paziente pediatrico è, infatti, necessaria una equipe multiprofessionali dedicata, con una formazione continua e sul caso e con un programma specifico di supporto psicologico. Tra i requisiti dell’intesa vi sono, inoltre, i programmi di informazione e di valutazione della qualità delle cure.

Per quanto riguarda i dilemmi etici, l’accordo stabilisce che all'interno della Rete Regionale “sono definite procedure per la discussione e risoluzione dei dilemmi etici, anche per quanto riguarda le procedure di segnalazione al Comitato Etico di riferimento, se possibile ad un Comitato Etico a valenza pediatrica”. È, inoltre, previsto che la Rete abbia canali agevolati di interazione con il Comitato Etico, per assicurare la tempestività della risposta ai quesiti sottoposti.

L’accordo del 25 marzo stabilisce che le Regioni e Province Autonome si dovranno impegnare per l’attivazione di un sistema di monitoraggio coerente e per il recepimento dell’accordo stesso, entro 12 mesi dalla data di approvazione, inserendo e contestualizzando i relativi contenuti di accreditamento della Rete, volti alla qualificazione dei percorsi di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, nelle procedure di accreditamento ordinariamente utilizzate.

Il documento ricorda che le cure palliative si differenziano dalle cure rivolte al paziente adulto per le patologie tipiche e, talvolta, esclusive dell'età, ma anche perché “devono modularsi sulle peculiarità biologiche, psico-relazionali, cliniche, sociali, etiche e spirituali del paziente pediatrico”: esse devono “rispondere ad una tipologia e quantità di bisogni del tutto peculiare che innesca e condiziona scelte ed azioni dedicate e specifiche”.

In relazione alla globalità e alla multidimensionalità delle cure palliative, un recente articolo, “L’assistenza spirituale in cure palliative pediatriche” pubblicato sulla Rivista italiana di cure palliative, affronta il tema della cura spirituale dei pazienti pediatrici. L’articolo suggerisce alcune piste per pianificare il piano di cure circa il “coping spirituale”, fornendo spunti sugli strumenti a disposizione per la gestione del distress spirituale.

Affrontare questioni spirituali è rilevante nella pratica pediatrica: anche se la ricerca legata alla spiritualità nei bambini con malattie croniche/inguaribili è scarsa, gli studi suggeriscono che la spiritualità “gioca un ruolo preminente nella risposta dei bambini alla malattia cronica, ospedalizzazione, disabilità, cancro, terminalità e morte”. Le risorse spirituali possono essere un potenziale fattore per sostenere o ostacolare la capacità di coping dei bambini: “capire questo aspetto della loro esperienza di malattia è essenziale per fornire la migliore assistenza possibile ai bambini, agli adolescenti e ai loro familiari”.

Nell’articolo si evidenzia che “occorre attivare un percorso diagnostico e terapeutico in cui i sintomi di distress spirituale saranno rilevati, valutati e gestiti”. Il distress spirituale, se presente, deve essere prima di tutto riconosciuto. La sua genesi va poi ricondotta sia alla dimensione individuale che a quella relazionale. Sono infatti coinvolti diversi fattori (individuali, familiari ed ambientali) da riconoscere, per orientare il piano di cura. È compito dei professionisti sanitari prestare attenzione a questo dominio della sofferenza globale ed è importante avere conoscenza di percorsi di trattamento in un contesto di lavoro di équipe.

L’assistenza spirituale in cure palliative pediatriche deve essere offerta non solo al bambino, ma a tutta la sua famiglia. Nell’articolo si sottolinea che la sofferenza dei membri della famiglia può colpire anche fratelli o sorelle del paziente: comunicare con i membri della famiglia, anche minori, e cercare di soddisfare i loro bisogni spirituali “può ridurre al minimo la sofferenza dei bambini o degli adolescenti che non sono oggetto diretto delle cure mediche”. La famiglia è, così, il “fulcro dell’intervento spirituale”.

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Chiesa e bioetica

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Articoli, contributi, interviste

Buon senso per favore

14 apr | M. Patriciello - Avvenire

«La legge Zan migliorabile. E' divisiva»

14 apr | A. Mariani - Avvenire

«La ricerca a favore degli ultimi»

13 apr | E. Negrotti - Avvenire

Ddl Zan, andare verso soluzioni che siano condivise

11 apr | A. Gambino - RomaSette.it

Ma con che coscienza?

11 apr | M. Magatti - Avvenire

Baby mamme oltre la paura

11 apr | G. Sciacchitano - Avvenire

I malati di tumore dimenticati

9 apr | L. Bellaspiga - Avvenire

E' vita

8 apr | Avvenire

Ddl Zan, slitta l’approdo in Aula

8 apr | A. Picariello - Avvenire

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Altri eventi, segnalazioni, news

UCSC Roma: CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN SESSUALITA', FERTILITA', AMBIENTE E STILI DI VITA

Obiettivo del Corso di Perfezionamento in Sessualità, fertilità, ambiente e stili di vita
è offrire a figure professionali impegnate in ambito sanitario, educativo e pastorale conoscenze sulle condizioni e sulle cause, che possono danneggiare la fertilità femminile e maschile, e fornire strumenti per progettare e realizzare interventi di riduzione del rischio attraverso il miglioramento degli stili di vita individuali e collettivi e di interventi culturali e socio-economici.
Il ritardo della ricerca della prima gravidanza, stress, obesità, tabagismo, uso di alcool e droghe, eccessiva attività fisica, esiti di malattie sessualmente trasmesse, esposizione a radiazioni e raggi X e ad interferenti endocrini: questi ed altri i fattori, che possono aumentare in modo significativo la probabilità di sviluppare una condizione di sterilità o minare la salute preconcezionale. Alcuni fattori non sono modificabili; altri fattori sono collegabili a comportamenti a rischio individuali o collettivi.

 

PROGRAMMA

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