È stata pubblicata il 26 febbraio 2020, con alcuni mesi di ritardo, la Relazione del Ministero della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita, redatta ai sensi dell’art.15, comma 2, della legge 19 febbraio 2004 n. 40, e trasmessa al Parlamento il 1 dicembre 2020, con la quale è illustrato lo stato di attuazione della legge per il periodo 2018-2019. Dalla Relazione emerge che le coppie trattate in Italia con tecniche di PMA sono state 77.509, con 97.509 cicli iniziati e 14.139 bambini nati vivi, il 3,2% del totale dei bambini nati nel periodo di riferimento.
Dai dati di sintesi emerge, inoltre, che l’indicatore di attività della PMA, che misura l’offerta di cicli totali di trattamenti di PMA per tutte le tecniche di II e III livello per milione di donne in età fertile (tra i 15 ed i 45 anni) residenti in Italia, è pari a 7.341, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda la collocazione territoriale, la maggior parte dei Centri attivi in Italia nel periodo di riferimento si trova in 5 regioni: Lombardia (16,8%), Campania (12,8%), Sicilia (11,0%), Lazio (10,4%) e Veneto (10,1%).
Per le tecniche di PMA senza donazione di gameti - che corrispondono al 91,4% di tutti i cicli di trattamento I, II e III livello - si è verificato un lieve aumento, rispetto all’anno precedente, delle percentuali di pazienti con più di 40 anni che iniziano un ciclo con le tecniche a fresco. All’aumentare dell’età, tuttavia, “il rapporto tra gravidanze ottenute e cicli iniziati subisce una progressiva flessione mentre il rischio che la gravidanza ottenuta non esiti in un parto aumenta”. I tassi di successo diminuiscono linearmente dal 22,2% per le pazienti con meno di 35 anni al 4,9% per quelle con più di 43 anni.
I dati confermano che, per tutte i trattamenti di PMA, “una delle variabili che maggiormente influisce sull’esito dell’applicazione delle tecniche di fecondazione assistita è l’età della paziente”: dai dati emerge che “in generale nel 2018, le pazienti con più di 43 anni che hanno accesso alle tecniche di PMA hanno avuto un rischio circa 5 volte maggiore delle pazienti più giovani, di interrompere la gravidanza per il verificarsi di un evento negativo”.
La Relazione riporta, poi, un aumento dell’applicazione delle tecniche con donazione di gameti: aumentano le coppie (+12,2%), aumentano i cicli (+12,2%) e aumentano anche i nati (+15,3%). Dal documento risulta, inoltre, che per tali tecniche i gameti sono per lo più importati dall’estero: i cicli con donazione di gameti che hanno utilizzato seme donato importato per un fattore di infertilità maschile sono stati 1.753 (pari al 86,3% di tutti i cicli effettuati con donazione di seme), mentre i cicli eseguiti con donazione di ovociti importati sono stati 5.876 (pari al 98,2% del totale dei cicli con donazione di ovociti).
Dal documento emerge che i Centri che hanno iniziato ad offrire trattamenti di PMA eterologa sono per lo più Centri privati e “hanno fatto ricorso ad importazioni dall’estero”.
Per quanto riguarda la provenienza dei criocontenitori, la maggior parte dei gameti maschili provengono da Spagna, Danimarca e Svizzera, mentre la maggior parte dei gameti femminili proviene dalla Spagna (91,80%) e dalla Grecia (7,82%).
Per quanto riguarda i donatori di gameti, nella Relazione si riportano i dati comunicati dal Centro Nazionale Trapianti (CNT), che mettono in luce come la donazione di gameti in Italia riguardi numeri molto esigui e in diminuzione. Le nuove donatrici femminili totali sono state reclutate fino al 2015, mentre per le donatrici in egg-sharing si era verificato un picco fino al 2015, ma dopo tale data il numero è calato. I reclutamenti di nuovi donatori di gameti maschili comunicati al CNT sono rimasti costanti e contenuti nei numeri per gli anni tra il 2014 e il 2017, andando poi ancora più a ridursi negli anni successivi. “Non risulta comunicazione di nuovi donatori di gameti maschili reclutati nel corso del 2019”.
Sempre dall’estero sono importati moltissimi embrioni: 3.140 sono, infatti, i cicli con embrioni congelati provenienti da banca estera. La fecondazione all’estero è “presumibilmente in gran parte il risultato della seguente procedura: seme esportato dall’Italia, donazione di ovociti e loro fecondazione nel centro estero utilizzando il seme italiano esportato, successiva importazione in Italia di embrioni formati (e crioconservati) all’estero”.
Per quanto riguarda le esportazioni all’estero risulta essere elevato il numero di ovociti esportati nel corso del 2018 rispetto agli anni precedenti (registrando un aumento di quasi 10 volte rispetto all’anno precedente). La relazione fa anche riferimento all’attività di esportazione di embrioni, che viene definita come marginale “nell’ambito delle attività di trasferimento internazionale legato alle attività di PMA”. Non vengono chiarite, comunque, le finalità di tali attività: nel documento si afferma solamente che tale esportazione di embrioni “risponde probabilmente ad esigenze specifiche (per esempio coppie italiane che si sono trasferite all’estero e hanno chiesto il trasferimento nel nuovo paese dei propri embrioni)”.
Dai dati riportati emerge chiaramente come con l’ingresso della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento - a seguito dell’eliminazione da parte della Consulta del divieto contenuto nella legge n. 40 - il nostro Paese ha iniziato a importare ed esportare gameti ed embrioni umani. In tali attività di trasferimento internazionale di cellule e di vite molti aspetti rimangono poco chiari.
Certamente il divieto di compravendita di parti del corpo umano rimane il perno del sistema a tutela della dignità della persona umana. Si parla nella Relazione di “trasferimento internazionale”, non di “commercio” o di “mercato” internazionale di embrioni e gameti. Il rischio, tuttavia, che sottoforma. ad esempio, di richieste di indennizzo per la donazione, possa venir leso o eluso tale principio è sempre presente. Soprattutto se si considera che in Spagna - nazione dalla quale il nostro Paese importata la maggior parte dei gameti (più del 90 % di quelli femminili!) - sono ammesse forme di ristoro economico, mentre in Italia, con il divieto assoluto di scopi lucrativi, le donazioni di gameti riguardano numeri sempre più esigui.
Rilevante è, invece, il numero degli embrioni crioconservati: 43.946. Nel 2018 sono stati formati 98.673 embrioni trasferibili, 54.725 dei quali sono stati trasferiti, mentre i restanti 43.946 (+870) sono stati congelati: il 44,5% degli embrioni formati con le tecniche di PMA e potenzialmente trasferibili sono crioconservati.