S&V | NATALITÀ E MATERNITÀ IN ITALIA. IL RAPPORTO CeDAP GLI APPROFONDIMENTI DI SCIENZA & VITA | FRANCESCA PIERGENTILI

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È stato pubblicato pochi giorni fa il nuovo Rapporto annuale sull’evento nascita in Italia, a cura dell’Ufficio di Statistica, sui dati rilevati per l’anno 2020 dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP), in base al Decreto del Ministro della sanità 16 luglio 2001, n.349 Regolamento recante “Modificazioni al certificato di assistenza al parto, per la rilevazione dei dati di sanità pubblica e statistici di base relativi agli eventi di nascita, alla natimortalità ed ai nati affetti da malformazioni”.

Tale rilevazione costituisce una preziosa fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita, utili per la programmazione sanitaria nazionale e regionale in materia.

Dal Rapporto emerge che nel corso del 2020 è proseguito l’ormai costante calo delle nascite in tutte le aree del Paese. Tale fenomeno si evidenzia essere “in larga misura l’effetto della modificazione della struttura per età della popolazione femminile ed in parte dipende dalla diminuzione della propensione ad avere figli”. Le cittadine straniere avevano finora compensato lo squilibrio strutturale, ma negli ultimi anni si nota una diminuzione anche della loro fecondità. Ad ogni modo, nel 2020 il 21% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana.

Per quanto riguarda l’età delle madri, i dati indicano per le italiane una percentuale del 64,2% dei parti nella classe di età tra 30-39 anni; mentre negli altri Paesi europei è l’incidenza delle madri di età compresa tra 20 e 29 anni che risulta prevalente (49,6%).

Il tasso di natalità varia da regione a regione, con una media nazionale del 6,8. Le Regioni del centro Italia presentano un tasso di natalità con valori inferiori alla media nazionale.

La fecondità si mantiene pressoché costante rispetto agli anni precedenti: nel 2020 il numero medio di figli per donna è pari a 1,24 (rispetto a 1,46 del 2010).

I nati vivi totali rilevati nel 2020 attraverso il CeDAP sono 403.180; il tasso di mortalità è di 2,65 nati morti ogni 1.000 nati. Per quanto riguarda il tasso di mortalità infantile – che misura la mortalità nel primo anno di vita – esso è pari a 2,88 bambini ogni mille nati vivi. Negli ultimi 10 anni tale tasso ha continuato a diminuire, “anche se negli anni più recenti si assiste ad un rallentamento di questo trend”. Il tasso di mortalità neonatale rappresenta, invece, la mortalità entro il primo mese di vita e contribuisce per oltre il 70% alla mortalità infantile; i decessi sono dovuti principalmente a cause endogene (legate alle condizioni della gravidanza e del parto o a malformazioni congenite del bambino). La mortalità nel periodo post neonatale è, al contrario, dovuta per lo più “a fattori di tipo esogeno legati alla qualità dell’ambiente igienico, sociale ed economico in cui vivono la madre e il bambino”.

La rilevazione CeDAP ha interessato per il 2020 un totale di 377 strutture ospedaliere. I dati rilevati evidenziano che, a livello nazionale, l’88,2% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, l’11,6% nelle case di cura e solo lo 0,2% altrove.

Per quanto riguarda la situazione lavorativa della madre, il 27,5% sono casalinghe ed il 14,3% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione.

Dai dati emerge, ancora una volta, la necessità di implementare azioni e politiche a sostegno della gravidanza, della natalità ma anche della donna-madre nella società attuale.

La Società italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) ha recentemente pubblicato un comunicato per la Giornata nazionale della ginecologia (del 9 dicembre) che ricorda la necessità “di essere al fianco delle donne in tutti i loro bisogni, problematiche relative alla loro salute”.

Rispetto alle difficoltà legate alla pandemia, si evidenzia il bisogno di superare l’emergenza COVID e affrontare le altre sfide che tale pandemia ha esacerbato. Da una parte il riferimento è al “gravissimo incremento della denatalità” contro la quale bisogna mettere in atto strategie integrate per il supporto della gravidanza, del percorso nascita e della madre nei primi anni di età del bambino. Dall’altro lato si esprime la necessità di riprendere i percorsi diagnostici e terapeutici accantonati per l’emergenza pandemica.  La società scientifica ricorda anche la raccomandazione della vaccinazione anti COVID a tutte le donne, anche in gravidanza.

 Mentre solo pochi giorni fa in Portogallo è stata approvata una legge che consente la maternità surrogata – nel caso in cui la donna che desidera il figlio sia priva dell’utero, o in caso di lesioni o situazioni cliniche che impediscano in maniera assoluta e definitiva di restare incinta e consentendo alla gestante di cambiare idea entro 20 giorni dopo il parto e di tenere il bambino – si evidenzia l’urgenza di riscoprire il valore della vita e una cultura tesa alla sua protezione.

 

 

 

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