S&V | IL POTENZIAMENTO “COGNITIVO” E “MORALE” DELL’UOMO: RISCHI E PROBLEMATICHE ETICHE GLI APPROFONDIMENTI DI SCIENZA & VITA | DI FRANCESCA PIERGENTILI

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Le Neuroscienze hanno, negli ultimi anni, conseguito importanti risultati sia nello studio delle diverse aree di un organo complesso come il cervello umano, sia nel campo diagnostico e terapeutico di diffuse malattie neurodegenerative, ma anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale e del potenziamento umano (o bio-potenziamento, human en-hancement).

Il cd. “potenziamento umano” è la possibilità di intervenire sulla mente o sul corpo di un individuo sano (e, pertanto, non affetto da patologie) attraverso farmaci o neurotecnologie in grado di migliorare le capacità cognitive, morali o fisiche. In altre parole, scopo del potenziamento è quello di ampliare, oltre i limiti fisiologici dell’organismo umano, le facoltà fisiche o psichiche di una persona sana. L’uso dei trattamenti non è, pertanto, finalizzato e giustificato da esigenze terapeutiche, legate alla tutela della salute: non vi è alcun scopo rientrante nelle finalità tradizionali della medicina.

Quando l’intervento riguarda, in particolare, le capacità mentali ed emotive si parla di potenziamento “cognitivo”: i trattamenti di potenziamento riguarderanno, in questo caso, i limiti fisiologici dei processi mentali che consentono di acquisire, selezionare, elaborare, memorizzare ed utilizzare informazioni.  In questo ambito, il potenziamento farmacologico avviene soprattutto in base a “neurostimolanti”.

I farmaci vengono, in particolare, impiegati off label, al di fuori, cioè, delle specifiche indicazioni terapeutiche: farmaci generalmente usati per il controllo della pressione, vengono assunti, ad esempio, contro l’ansia, per migliorare le condizioni di stress e aumentare le prestazioni; o farmaci utili per risolvere i disturbi del sonno vengono, invece, utilizzati contro la stanchezza e l’affaticamento, per aumentare concentrazione e memoria.

Quali sono i principali problemi bioetici che vengono sollevati dall’assunzione di tali farmaci per il potenziamento cognitivo della persona sana?

Innanzitutto, sul piano scientifico, non è stata effettuata alcuna sperimentazione, secondo protocolli condivisi, sulla sicurezza ed efficacia di tali farmaci. Anche se in alcuni ambienti, come quello lavorativo o scolastico, si fa sempre più uso di tali sostanze, l’assenza di dati in merito a rischi e benefici, come anche l’impiego in mancanza di una patologia accertata, pone il problema etico della responsabilità del medico che prescrive tali farmaci ma anche del singolo individuo rispetto alla propria salute. L’applicazione del principio di precauzione e di prudenza, in tal caso, dovrebbe limitare tali interventi farmacologici di cui non è valutabile il rischio e il danno alla salute.

L’assunzione di psicofarmaci per il potenziamento della mente umana tocca, inoltre, la sfera dell’identità personale, dal momento che viene con essi modificata la personalità dell’individuo, e della libertà: quanto influiscono sulla decisione di assumere il farmaco le pressioni sociali ed esterne?

Per potenziamento “morale” si intende, più nello specifico, l’intervento per aumentare le capacità “morali” dell’individuo sano, come l’altruismo, la solidarietà, l’empatia, attenuando gli atteggiamenti “non morali”, come la violenza e l’aggressività: gli interventi incidono, in questo caso, sul “senso etico” e sul rapporto della persona con le regole della socialità.

L’intervento farmacologico o neurotecnologico, secondo i sostenitori di tale potenziamento, potrebbe sostituirsi a una sana socializzazione e educazione, per migliorare l’umanità intera e risolvere i gravi problemi ambientali e globali.

Anche in relazione a tali possibilità sono, tuttavia, assenti dati scientifici attendibili: attualmente non esistono, in altre parole, dati sulla sicurezza e sull’efficacia di farmaci o tecnologie in grado di potenziare “moralmente” l’uomo. I rischi – e i potenziali danni per la salute psichica e fisica – di tali sperimentazioni sarebbero troppo elevati rispetto alla totale assenza di finalità terapeutiche.

Un recente articolo pubblicato su Bioethics, How moral neuroenhancement impacts autonomy and agency, analizza il rapporto tra il potenziamento morale attraverso farmaci, la libertà dell’individuo e la responsabilità. Anche se non è, ad oggi, possibile provare la possibilità di migliorare le capacità morali attraverso i farmaci, nell’articolo si riporta che il dibattito filosofico sul tema è molto aumentato negli ultimi anni.

La possibilità di “migliorare” un soggetto dal punto di vista morale apre a una serie di complicate questioni morali: il soggetto sarà, infatti, moralmente responsabile per un’azione compiuta sotto l’effetto dell’intervento di potenziamento? Le azioni così compiute possono essere attribuite allo stesso?  I sostenitori degli interventi di potenziamento ritengono fondamentale l’autodeterminazione e l’autonomia del soggetto che decide di assumere il farmaco per migliorare.

Sarebbe, infatti, legittimo ogni intervento frutto del progresso tecnico-scientifico in grado di realizzare i desideri e le volontà del singolo. La persona, anche se “potenziata”, sarebbe in ogni caso libera di fare le proprie scelte. Eppure, si sottolinea nell’articolo, l’autonomia, nonostante la sua importanza nella scelta morale, non racchiude in sé tutti gli aspetti dell’agire umano.

Sia per quanto riguarda il potenziamento “mentale” che per quello “morale” si dimentica, in fondo, che il processo cognitivo, come anche il processo decisionale per le scelte “morali”, non è un mero “meccanicismo” manipolabile: l’intelligenza, come anche la dimensione morale della persona, non è riconducibile a categorie quantificabili e “aumentabili” farmacologicamente, ma rimanda ad una dimensione qualitativa che supera la biologia.

Per approfondire

  1. Sofia Møller, How moral neuroenhancement impacts autonomy and agency, Bioethics, maggio 2022  
  2. Hofmann B., Limits to human enhancement: nature, disease, therapy or betterment?, BMC Med Ethics, 2017
  3. CNB, Neuro-scienze e potenziamento cognitivo farmacologico: profili bioetici, 2013

 

 

 

 

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