RU486 sul banco degli imputati

facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

L’assunzione della Ru486 rappresenta la via più sicura e priva di rischi all’aborto? Pare proprio di no. Non a caso la Food and drug administration, l’ente federale Usa preposto alla vigilanza sui farmaci, sta riprendendo in mano il dossier sulla pillola per verificarne gli effetti collaterali. E l’11 maggio – in un importante simposio tenutosi ad Atlanta (Georgia) – sono finiti sott’accusa due batteri-killer, il clostidrium sordellii e il clostridium difficile. Essi sarebbero la causa di alcuni decessi sospetti di donne che avevano assunto la pillola abortiva. Su di essa pende la richiesta di ritiro dal mercato, avanzata da due senatori. Su di essa la Fda non si è ancora pronunciata. Ma ha anmmesso un aumento di queste infezioni. Al congresso numerosi interventi interventi, tra i quali quelli dei ricercatori Ralph Miech, James Mc Gregor e Dale Gerding, hanno presentato prove scientifiche sulla pericolosità della pillola e hanno sollecitato nuove sperimentazioni.
A supportare le tesi di chi invita a diffidare della sostanza, il mifepristone, c’è già uno studio della rivista Annals of Pharmacotherapy, che elenca 607 casi di effetti collaterali all’assunzione della sostanza. E ha stabilito che essa predispone il corpo femminile all’attacco del clostidrium, batterio presente in modo innocuo nell’intestino, ma che si scatena in maniera letale se va nel sangue.

Un avvenimento dall’estero che avrà sicuramente ricadute anche sul dibattito pubblico del nostro Paese. Da noi, infatti, sono in atto alcune sperimentazioni della pillola su iniziativa di alcuni enti ospedalieri in quelle regioni che in materia hanno approvato un cappello normativo. Va ricordato inoltre che al Tar del Lazio pende un ricorso dell’ospedale Sant’Anna di Torino contro l’ordinanza del ministero della Salute che, il 21 settembre 2005, aveva interrotto la sperimentazione condotta nel nosocomio piemontese. L’ordinanza sanciva il non utilizzo per un anno del preparato in tutta Italia (a eccezione dell’uso in ambito ospedaliero) e il requisito del rispetto delle procedure stabilite dal Consiglio superiore di sanità. Dal novembre 2005 la sperimentazione è ripresa al Sant’Anna, l’ospedale però ha proseguito nell’azione amministrativa.

image_pdf
facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail
Pubblicato in Attività & News, News & Press