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(L’oscuramento di Dio, l’antropologia e la dittatura della tecnica, la crisi della democrazia)

Firenze presso l’Abbazia di San Miniato al Monte, via Porte Sante, 34,

In collaborazione con: Abbazia di San Miniato al Monte

Organizzato da: Scienza & Vita Firenze

Interverranno: Saluto Mons. Andrea Bellandi Vicario generale dell’Arcidiocesi di Firenze Relatori: padre Bernardo Francesco Maria Gianni O. S. B. Oliv.Abbazia S. Miniato al Monte – Monaci Benedettini di Monte Oliveto. prof. Adriano Fabris Ordinario di Filosofia Morale Università di Pisa. prof. Maurizio Cotta Ordinario di Scienza della Politica Università di Siena. Coordina e presenta l’incontro dott. Marcello Masotti Presidente Scienza & Vita Firenze

La crisi dell’Umanesimo nell’Occidente (L’oscuramento di Dio, l’antropologia e la dittatura della tecnica, la crisi della democrazia) Proprio da alte sedi religiose sono venuti da alcuni anni i gridi di allarme più forti per il declino materiale, civile e di spinta vitale, oltre che morale e spirituale, dell’Occidente. L’allora cardinal Ratzinger in un intervento sui Fondamenti dell’Europa affermava nell’anno 2000 che c’è una strana mancanza di futuro…il confronto con l’impero Romano al tramonto si impone: esso funzionava ancora come grande cornice storica, ma in pratica viveva già di quelli che dovevano dissolverlo, poiché esso stesso non aveva più alcuna energia vitale. E, più recentemente, il cardinal Bagnasco, all’assemblea della Cei del 24 marzo 2014, denunziando le nuove ideologie che deformano la comprensione che la ragione e il cuore hanno della realtà e l’impazzimento dell’ individuo, affermava: Se l’umanesimo plenario ha avuto la sua origine nel grembo europeo e ha ispirato le grandi carte internazionali, non è detto che trovi ancora in quel ceppo, tagliato dalle sue origini cristiane, la linfa ispiratrice. Se l’occidente vuole corrompere l’umanesimo, sarà l’umanesimo che si allontanerà dall’occidente e troverà come già succede, altri lidi meno ideologici e più sensati. Si è assistito ad un avanzamento della scienza e a uno sviluppo tecnico formidabile ma certo è aumentato lo squilibrio tra possibilità tecniche ed energia morale. L’Europa che ha ricevuto dal cristianesimo la sua impronta culturale più efficace è anche quella che ha sviluppato la razionalità scientifica che esclude Dio dalla coscienza pubblica e ha prodotto una cultura antitetica non solo a quella del cristianesimo ma anche alle tradizioni morali e religiose dell’umanità. É significativo il dibattito sulla questione riguardante Dio e le radici cristiane dell’Europa nella Costituzione europea ove è stato respinto questo riferimento morale e ideale nel presupposto che la cultura illuminista e radicale, oggi dominante, può essere costitutiva dell’identità europea. Cioè una cultura e una filosofia antimetafisica e positivistica, connotata sostanzialmente dal diritto di libertà senza limiti e dall’individualismo assoluto. In questa prospettiva Dio è escluso e non c’entra niente colla sfera pubblica e con lo stato. Ma dove Dio è cancellato dalla sfera pubblica senza l’idea di un Dio che richiama alla responsabilità diventano più precari il diritto e la giustizia. Al nostro tempo sono anche i versanti dell’antropologia e della bioetica a segnare una frattura tra la scienza e la tecnica da una parte e la morale e la religione dall’altra. Scrive Vittorio Possenti nella introduzione a La rivoluzione biopolitica che da tempo tre fattori fondamentali insidiano l’umanesimo: il libertarismo d’origine liberal radicale, il ricorso indifferenziato alla potenza della tecnica, il materialismo che legge le funzioni alte dell’essere umano solo come espressioni o secrezioni del livello biologico. C’è la preminenza dell’individuo e della sua assoluta libertà a scapito della persona, della sua dignità e di una idea di natura normativa da rispettare. L’uomo senza vincoli morali si ritiene autorizzato a fare tutto quanto gli consentono la scienza e la tecnica come possibilità illimitata di produrre tutto: saper fare è uguale a poter fare, considerando anche il corpo umano come materiale passibile di ogni trasformazione ed esperimento: dall’aborto alla selezione genetica, all’utero in affitto, alla scelta del sesso. In una dimensione evoluzionistica e materialistica l’uomo non è più l’immagine di Dio, qualcosa di diverso e superiore rispetto a tutti gli esseri viventi; si sta cancellando la frontiera distintiva tra uomo e animale ed anche macchina: secondo Peter Singer, capo della scuola bioetica funzionalista, vale più una scimmia sana che un essere umano menomato. Non c’è solo una crisi istituzionale di malfunzionamento e di corruzione nella democrazia di oggi! Negli anni del dopoguerra la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e le Costituzioni di quel periodo, compresa la nostra, respiravano ancora il clima di un universo di valori sostanzialmente cristiani e il loro contenuto e i diritti proclamati erano concepiti nel quadro di una legge naturale normativa con una incondizionatezza oltre l’individuo e ogni autorità umana. Oggi siamo nella stagione del secolarismo radicale e del relativismo. Già nell’Evangelium vitae (p.70) e nella Centesimus Annus (p.46) era presente la contestazione alla concezione relativistica e meramente procedurale della democrazia: il valore della democrazia sta o cade con i valori che essa incarna e promuove; la maggioranza non è la verità. Benedetto XVI nel grande discorso di Berlino ha detto: In gran parte della materia da regolare giuridicamente, quello della maggioranza può essere un criterio sufficiente. Ma è evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta. Inoltre la democrazia che proclama i nuovi diritti può venire in contraddizione con se stessa. Se infatti accetta l’aborto o la selezione genetica stabilendo chi deve vivere e chi no, mette in atto una discriminazione che nega il postulato di fondo su cui si basa e che prevede che ogni uomo sia uguale e con totale dignità. Marcello Masotti Presidente Scienza & Vita Firenze

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