Eutanasia. Sofferenza e dignità al crepuscolo della vita

Una delle grandi minacce con cui l’uomo di oggi si confronta è la richiesta della “buona morte” (eutanasia): non di una morte a “misura d’uomo” bensì di una morte anticipata per evitare il dolore e la sofferenza in nome di un presunto diritto a morire Un problema relativamente recente, ma che presenta radici profonde e molteplici: la secolarizzazione della vita e la chiusura al trascendente che portano a guardare all’eutanasia come alla risposta ad una sofferenza insopportabile e ad una tristezza opprimente; la progressiva e simmetrica tecnicizzazione/disumanizzazione della medicina; l’abbandono psicologico.
Il volume, curato da Bernard Ars ed Étienne Montero, vuole essere una risposta a questa minaccia, fornendo – come scrive nella Prefazione Francesco D’Agostino – “un messaggio positivo sulla relazione terapeutica di fine vita” (p. 5). Di fronte “a quattro possibili scelte – assistenza passiva, accanimento terapeutico, cure palliative o eutanasia – i curatori indicano le cure palliative come il mezzo per “alleviare il dolore fisco e gli altri sintomi di sconforto, di tenere conto della sofferenza psichica, e di favorire per quanto possibile un buon rapporto tra il malato e i suoi familiari. Si tratta, in definitiva, di assicurare un buon ambiente umano – un conforto materiale e morale – in modo da valorizzare e addolcire gli ultimi momenti della vita” (pp.9-10).
Da qui l’idea di fornire – in tal senso – alcuni spunti di riflessione e il racconto di esperienze da parte di operatori sanitari, medici e infermieri. E così la prima delle parte del volume riporta i contributi di due medici (Xavier Morabel, Tra rinuncia e accanimento terapeutico; Johan Mentan, Dolore e sofferenza) e di una infermiera (Bernadette Wouters, La fine della vita vissuta in ospedale: fatti & parole). La seconda parte è dedicata all’analisi critica delle legislazioni attualmente in vigore nei Paesi che hanno autorizzato l’eutanasia e il suicidio assistito (Wesley J. Smith, Suicidio assistito in Oregon: infranto il mito della compassione; Martin A.J.M. Buijsen, Eutanasia nei Paesi Bassi. Legislazione nazionale e diritto internazionale; Bruno Dayez, La regolamentazione dell’eutanasia nel diritto belga), mentre nella terza parte la riflessione si sposta sul terreno filosofico, per esaminare gli aspetti antropologici, etici e sociopolitici ( Thomas De Koninck, La malattia può privare un essere umano di ogni dignità?; Étienne Montero, Gli interessi sociopolitici in gioco nell’eutanasia).
Un utile strumento di riflessione e di informazione sia per partecipare al dibattito in corso – “Non possiamo più eludere il dovere di informarci pazientemente e correttamente su dinamiche legislative e sociali che toccano non solo Paesi a noi vicinissimi e nostri partner nell’Unione europea, ma inevitabilmente anche il nostro…” (Prefazione, p. 8) – sia per evitare, come scrive Bernadette Wouetrs, che l’essere curati o “trattati” con l’eutanasia
diventi “una lotteria che dipenderà dall’essere stati affidati a un operatore sanitario formato o incompetente, il che è inaccettabile, sia per il malato, sia per il curante” (p. 83).
Forse, per una definitiva chiarezza sarebbe stato utile quello “sforzo” etimologico volutamente tralasciato (p. 12), poiché la prima difficoltà che si incontra nell’affrontare, oggi, il tema dell’eutanasia sta proprio nell’uso dei termini e in ciò che essi nascondono.

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