S. FILIPPO NERI E LA SUA CONGREGAZIONE.”INSTAR FAMILIAS”

Dal 13/04/2015
al 13/04/2015
Dalle 18:00
alle 19:30
Città Firenze
Luogo presso Chiesa Oratorio S. Filippo Neri, piazza San Firenze
Relatori Reca il saluto della Congregazione dell'Oratorio Padre Rosario Landrini Svolge la relazione Padre Silvio Sorvillo dell'Oratorio Conduce dott. Simone Nencioni, V. Presidente Scienza & Vita Firenze
Collaborazione Oratorio San Filippo Neri
Telefono 055 2399194
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Il Beato J. H. Newman in una sua preghiera anela di buttarsi tra le braccia di San Filippo Neri per amore di Gesù per amore di quell’amore che fece di San Filippo, appunto, un eletto e un Santo. L’amore per Gesù si impose con forza in tutta la vita di San Filippo che soleva affermare -ed è questo anche il titolo di un volume di Mons. Aldo Cerrato- “Chi vuole altro che non sia Cristo non sa quello che si voglia”. San Filippo amava Cristo e amando Cristo amava gli uomini; egli viveva e faceva vivere a chi gli stava vicino quell’amore pieno che cinquecento anni più tardi Benedetto XVI° ha così ben spiegato quale Agape nella sua prima Enciclica “Deus Caritas Est”. Un amore, quindi, che eleva e da un senso pieno a quell’amore dei sensi e all’amicizia, eros e philia, già noti ai pagani. Si tratta di un amore oblativo offerto senza richiesta di contropartita, un amore che in una famiglia è, appunto, più facile da esprimere. Instar Familias, vivere la comunità a somiglianza della famiglia, come se si trattasse veramente di una famiglia, costituisce uno stato di grazia, un modo di vivere per realizzare sé stessi in armonia con gli altri. San Filippo cercando Cristo ha incontrato l’umano con le sue fragilità e le sue gioie, sicuramente la gioia della contemplazione del Paradiso ma anche quella dello stare insieme nella realtà fisica oltre che morale dell’Oratorio dove, alla maniera di una grande famiglia, era possibile, e lo è tuttora, vivere l’amore tracimativo di Dio e del Vangelo. Venendo ai nostri giorni un pensiero va alla famiglia tradizionale che la Costituzione Italiana ha voluto definire società naturale fondata sul matrimonio, ma che in una società civile sempre più secolarizzata e radicale si trova tra l’incudine della crisi economica e il martello di un relativismo etico che la vorrebbe priva di ogni valore di natura extrasociale al pari di una qualsiasi aggregazione volontaria di liberi individui. Il problema si fa ontologico, quindi pertinente l’uomo persona che da essere naturale per vocazione razionale e relazionale, secondo la filosofia metafisica di Aristotele e di S. Tommaso, viene trasformato in individuo “condannato [come affermava Sartre] ad essere libero”, di una libertà assoluta e incondizionata che lo porta a navigare nel nulla senza la ralizzazione di alcun progetto né di alcuna vocazione se non quella alla mera autodeterminazione. Si fa strada un nuovo e diverso umanesimo antropologico e riduttivo scardinato dai valori, che ricorda quell’ “umanismo esistenzialista” pensato a suo tempo da Sartre, ma, che nell’attuale declino delle ideologie (compresa quella marxista alla quale Sartre aveva progressivamente aderito) ha perso ogni aspetto di intersoggettività lasciando l’uomo sempre più solo di fronte al nulla, nonché nella difficoltà di comunicare e di avere un’ idea compiuta di sé stesso. Tuttavia, nell’epoca moderna, contraddistinta dalla “disumanizzazione degli umanesimi”, la famiglia procreativa naturale rimane un luogo fisico e morale in cui la persona umana può ancora affermarsi ed entrare attivamente in quel senso che è il Logos, attraverso le azioni personali e congiunte della procreazione e del dono; essa contribuisce in tal modo a consolidare quell’umanesimo personalistico che pur non adorando l’uomo ne rispetta e ne promuove la dignità. Fu nell’Oratorio di Roma che il Cardinale Newman trovò la sua famiglia dopo la conversione al cristianesimo dall’anglicanesimo, una famiglia senza il legame del sangue che in Cristo Eucarestia è divenuta universale ed eterna e nella quale attraverso la prossimità di cuore era possibile, e lo è tuttora, parlare da cuore a cuore (“Cor ad cor loquitur” recitava il motto cardinalizio di J. H. Newman) tanto con le persone umane quanto con quelle della Santissima Trinità. Simone Nencioni

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