LEGGE 40: DIECI ANNI DOPO

Dal 28/03/2014
al 28/03/2014
Dalle 17:00
alle 19:30
Città Firenze
Luogo c/o Oratorio di San Filippo Neri, via dell'Anguillara 25
Relatori On. Carlo Casini Parlamentare europeo Presidente Nazionale del Movimento per la Vita Prof.ssa Assuntina Morresi Docente Università di Perugia Membro Comitato Nazionale di Bioetica Coordina l’incontro: Dott. Marcello Masotti Presidente di Scienza &Vita Firenze
Collaborazione Movimento per la Vita Fiorentino
Telefono 0552399194
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Legge 40: 10 anni dopo Il 19 febbraio 2004 il Parlamento approvava con una maggioranza trasversale la legge che doveva fermare la "provetta selvaggia"e il cosiddetto "far west "procreatico. La legge, frutto di una sintesi tra culture diverse, fin dall’inizio non ebbe vita facile e trovò contestatori tenaci non solo tra i laici. Anche all’interno del mondo cattolico si opposero ambienti che non distinguevano tra quello che indicano le convinzioni morali e religiose e il Magistero della Chiesa in merito alla fecondazione artificiale e ciò che una legge dello stato può prevedere anche per i non credenti. Nel fronte opposto l’area di sinistra e radical-laicista, che aveva sperato di avere una regolamentazione permissiva senza vincoli, giudicava la legge un cappio al collo e non si limitò alla opposizione parlamentare ma, una volta approvata con una maggioranza trasversale, si impegnò per indire il referendum abrogativo. La legge si proponeva di tutelare e di riaffermare il diritto alla vita e il valore della famiglia; per la prima volta venivano considerati tutti i soggetti interessati e non solo gli adulti: l’art. 1, infatti, prevede che la presente legge "assicura diritti a tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito". È stabilito Il divieto di produrre embrioni soprannumerari che non saranno mai impiantati e che sono destinati alla distruzione. Anche la preclusione del ricorso alla fecondazione assistita per coppie non sterili ubbidisce alla logica di evitare una sorta di "selezione genetica". L’art. 4, terzo comma, stabilisce che "è vietato il ricorso a tecniche di procreazione assistita di tipo eterologo"; tale divieto stabilito dalla legge 40 conferma tutta la sua validità sia per evitare il commercio del materiale biologico, sia per non privare i figli del diritto di avere due genitori certi. La bioeticista Morresi, volendo esprimere una definizione della "questione antropologica" la esemplificava dicendo che colla fecondazione eterologa si sarebbe potuti arrivare ad avere 6 genitori: tra biologici ed adottivi! Al momento in cui scattò la richiesta di referendum da parte delle forze laiciste fu notevole la mobilitazione dei cattolici anche sotto la spinta della CEI allora guidata dal cardinal Ruini. Ma scesero in campo anche i non credenti . Forse anche trainati dal pensiero forte di un papa che voleva unire la lezione della ragione alla fede, in nome di valori civili e razionali, aderirono alla campagna personalità laiche di prim’ordine: fra gli altri Giuliano Ferrara con la sua marcata posizione antiaborto; Marcello Pera con lo slogan: "l’embrione non è una muffa"; Francesco Rutelli che prese posizione con una coraggiosa conferenza stampa pubblicata integralmente da molti giornali. Prima di tutti Oriana Fallaci che, in un memorabile articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 3 giugno 2005,"scrisse:"Dio sa se amo vivere, se vorrei vivere più a lungo possibile. Sono innamorata della vita. Ma a guarire i miei cancri iniettandomi la cellula di un bambino mai nato mi parrebbe d’essere un cannibale". Una Medea che uccide i propri figli". A 10 anni dalla approvazione della L.40, malgrado le sentenze ostili e la martellante campagna contraria promossa nel paese e al livello delle istituzioni europee, i principi e le regole di fondo sono ancora in piedi. L’intervento della Corte costituzionale del 2009 ha eliminato il limite dei tre embrioni e lo ha sostituito con il limite della produzione del numero "strettamente necessario" e questa modifica certo ha portato di nuovo a una sovraproduzione notevole di embrioni. Ci sono forti pressioni con ricorsi alla magistratura per l’introduzione delle fecondazione eterologa e per consentire la diagnosi preimpianto alle coppie portatrici di malattie genetiche; la Legge 40, nata per tutelare la dignità dell’embrione fino dalla fecondazione e la centralità della famiglia, non consente queste possibilità, perché nel primo caso si finirebbe per cadere in pratiche di selezione genetica e colla " eterologa" si sostituirebbe un genitore intenzionale al posto di chi ha generato il figlio e non si permetterebbe, fra l’altro, neppure l’indagine sulla genetica del figlio e sulle malattie ereditarie. Certo il confronto e la battaglia sono in corso, Marcello Masotti

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