2020/11 | 24 set

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Approfondimenti tematici (a cura di Francesca Piergentili)

Gruppo di lavoro ISS Bioetica COVID-19. “Supporto digitale al tracciamento dei contatti (contact tracing) in pandemia: considerazioni di etica e di governance”. Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporto ISS COVID-19 n. 59/2020)


Autori: Assunta MORRESI, Franca BENINI, Aurelio FILIPPINI, Sabina GAINOTTI, Alberto GAMBINO, Ignazio GRATTAGLIANO, Donato GRECO, Gualberto GUSSONI, Francesca PIERGENTILI, Giorgio RESTA, Claudio SARTEA, Carlo PETRINI

 

Testo documento

È stato pubblicato il 21 settembre 2020 un nuovo Rapporto del Gruppo di lavoro ISS Bioetica COVID-19, dal titolo Supporto digitale al tracciamento dei contatti (contact tracing) in pandemia: considerazioni di etica e di governance. Il rapporto affronta il tema delle tecnologie digitali che supportano la ricerca dei contatti, effettuata dai Dipartimenti di Prevenzione per il controllo e il contenimento delle malattie infettive trasmissibili da persona a persona.

La tracciatura dei contatti (contact tracing - CT) è uno strumento indispensabile di sanità pubblica e ha come obiettivo quello di identificare nell’emergenza pandemica “individui potenzialmente infetti (perché contatti stretti di un caso di COVID-19), prima che emergano sintomi o anche in loro assenza e, se condotta in modo sufficientemente rapido, può impedire la trasmissione successiva dai casi secondari”.

A differenza del CT tradizionale, effettuato attraverso l’intervista ai casi e ai contatti (telefonicamente o con visite domiciliari), il CT digitale si avvale di soluzioni tecnologiche basate sul digital health e in particolare delle due componenti electronic-health (e-health) e mobile-health (m-health), limitando drasticamente i contatti personali fra gli operatori di sanità pubblica e i cittadini (e il rischio di nuovi contagi). Lo strumento digitale può, così, alleggerire “il peso di queste procedure potendo velocizzare il processo di rintracciamento dei contatti, purché sempre all’interno di un programma di sorveglianza integrato nel sistema sanitario pubblico esistente che includa personale dei servizi sanitari, servizi di test e infrastruttura di tracciabilità.”  

L’uso delle App per il CT, attraverso smartphone o su supporti indossabili, può, in altre parole, velocizzare e rendere più efficace e completo il lavoro dei tracciatori. La potenzialità di tali strumenti è, però, in grado di innescare cambiamenti radicali nei comportamenti e nelle attitudini della popolazione e delle istituzioni. Per questo motivo, si legge nel Rapporto, “le conoscenze scientifiche e tecnologiche in pandemia debbono necessariamente servirsi anche delle scienze umane per poter svolgere appieno le loro potenzialità: la pandemia è infatti un fenomeno sociale oltre che sanitario, perché colpisce l’essere umano come singolo e allo stesso tempo nelle relazioni con i suoi simili in campo affettivo, lavorativo, ricreativo, comunitario”.

È evidente allora, “il ruolo complementare delle App in riferimento alla policy di sorveglianza territoriale: si tratta di una tecnologia che può supportare le strategie di monitoraggio dell’epidemia, ma che non può certo sostituirsi ad esse”. Il CT digitale, introdotto per il contrasto della pandemia, potrebbero altresì “diventare di uso comune soprattutto nel caso in cui la pandemia dovesse perdurare nel tempo”: il loro successo epidemiologico potrebbe, infatti, “spingere verso un’accettazione anche di forme meno rispettose delle libertà personali, in nome di una maggiore libertà di movimento fisica, e/o per aumentarne la sicurezza”.

Per quanto riguarda più strettamente il piano dell’etica, il Gruppo di Lavoro dell’ISS riconosce che il CT solleva alcuni problemi rilevanti, in particolare nell’ambito dell’organizzazione dei servizi sanitari, della sanità pubblica, della medicina clinica e di quella sociale, dell’epidemiologia, della tecnologia e del diritto.

Nell’emergenza pandemica, il bilanciamento tra valori che entrano in conflitto “non può essere attuato allo stesso modo con cui è effettuato in condizioni ordinarie e in altri contesti”: l’autonomia individuale, criterio cardine nell’etica clinica, “ha necessariamente una minor enfasi nell’etica della sanità pubblica, dove si deve prestare particolare attenzione al bene comune e alla giustizia”. Ciò non significa comprimere la centralità di ogni singola persona “bensì riconoscere che il bene comune si costruisce tutelando e promuovendo il valore di ognuno, e che talvolta ciò può imporre alcune limitazioni individuali”. Utilizzando adeguatamente gli strumenti di sanità pubblica ogni cittadino protegge non solo la propria salute, “ma compie anche un gesto di altruismo”.

Principi fondamentali, anche nell’emergenza, rimangono: “la centralità e il rispetto della persona, la libertà e responsabilità individuali, la difesa e promozione del bene integrale della persona, la giustizia, la solidarietà”. L’utilizzo di App efficaci risponde, allora, “ai principi di autonomia (se la scelta è consapevole e volontaria), di beneficialità e non maleficenza (per la tutela della salute propria e altrui) e di giustizia (per promuovere la salute di ciascuno)”.

Nel merito, l’uso delle App “è eticamente giustificato se adeguatamente inserito in una strategia di sorveglianza territoriale che ha il suo cuore nel CT, ma che prevede una pianificazione del percorso che deve seguire la persona “allertata”, cioè la persona avvisata di essere stata esposta a un contatto a rischio di contagio”.

Tra i principi metodologici il Rapporto, invece, segnala: la proporzionalità delle informazioniraccolte (non devono essere raccolti dati ulteriori rispetto a quelli strettamente necessari all’identificazione del possibile contatto a rischio); la volontarietà dell’uso (allo stato attuale non vi è un obbligo giuridico per i cittadini di sottoporsi al CT, ma sul piano etico va ricordata la responsabilità del singolo); l’informazione e ilconsenso; lagestione pubblica(e senza scopi di lucro), latrasparenza del codicee dei risultati; lacancellazione dei dati(in tempi congrui); la disponibilità gratuita di assistenza tecnica e sanitaria 24 ore su 24; l’anonimato.

Il Gruppo di lavoro evidenzia poi alcune criticitànella scelta del CT digitale.

Innanzitutto, “la scelta dello smartphone come device di base per l’installazione e il funzionamento della App potrebbe costituire un limite all’implementazione digitale del CT”. Lo smartphone è diventato, infatti, un accessorio “strettamente personalizzato, contenente dati, immagini e collegamenti intimamente legati alla vita quotidiana di ciascuno di noi”, radicalmente diverso, ad esempio, da un orologio da polso, o anche dai device nell’ambito della mobile-health, finalizzati ad un uso specifico (come il contapassi o il misuratore della pressione).

Un suggerimento che si legge nel Rapporto è quello di “prevedere dispositivi dedicati esclusivamente al CT digitale”, come i token, cioè dispositivi fisici dedicati alla identificazione dell’utente (come quelli per l’accesso ai servizi di banca online per es.): tale scelta “comporterebbe la radicale separazione dei dati personali dall’ambiente informatico specificatamente legato all’implementazione del CT, limitando ipso facto la potenziale pervasività della tecnologia digitale nella sfera personale, e contribuendo ad alimentare la fiducia nei suoi confronti”. Sarebbe pertanto opportuno separare fisicamente i supporti dedicati al CT rispetto a quelli in cui sono contenute informazioni personali, come gli smartphone.

Altre criticità si segnalano in merito all’utilizzo della App in riferimento a minori e anziani, in considerazione delle caratteristiche epidemiologiche del COVID-19. Per quanto riguarda i minori, si segnala l’esclusione di fasce di minori dal CT digitale, con un potenziale bias nel tracciamento generale della popolazione. Gli anziani rappresentano invece i soggetti più esposti a gravi infezioni da COVID-19 e allo stesso tempo sono i meno predisposti all’utilizzo degli smartphone.

Sarebbe allora necessario, sia per i minori che per gli anziani, supportare il CT tradizionale con App “automatizzate”, come quelle installate su dispositivi non configurabili dall’utente, e indossabili, come i “braccialetti”, in cui non sono previsti interventi dell’utente.

In conclusione, il Rapporto sottolinea la particolare rilevanza della dimensione solidaristica dell’utilizzo di App a supporto del CT: l’utilizzo consapevole è “un gesto con valore non solo personale” – legato alla protezione della salute individuale – “ma anche solidale, per la tutela della salute altrui e della collettività”.

In questa prospettiva è auspicabile che i limiti delle soluzioni tecnologiche adottate, “attinenti sia al profilo del design istituzionale sia a quello dell’integrazione con il sistema di CT tradizionale”, possano essere superati rendendo gli strumenti in oggetto più trasparenti e soprattutto più efficaci per il perseguimento degli obiettivi solidaristici e di tutela della salute pubblica.

Per approfondimenti sul tema:

 1. Kahn JP, Johns Hopkins Project on Ethics and Governance of Digital Contact Tracing Technologies. Digital Contact tracing for pandemic response, ethics and governance guidance. Baltimore: Johns Hopkins University Press; 2020.

https://muse.jhu.edu/book/75831/pdf

 2. Kretzschmar ME, Rozhnova G, Bootsma MCJ, van Boven M, van de Wijgert JHHM, Bonten MJM. Impact of delays on effectiveness of contact tracing strategies for COVID-19: a modelling study. Lancet Public Health. 2020 Aug

 https://www.thelancet.com/pdfs/journals/lanpub/PIIS2468-2667(20)30157-2.pdf

3. Gruppo di lavoro ISS Bioetica COVID-19, Protezione dei dati personali nell’emergenza COVID-19. (Rapporto ISS COVID-19 n. 42/2020)

https://www.iss.it/rapporti-covid-19/-/asset_publisher/btw1J82wtYzH/content/rapporto-iss-covid-19-n.-42-2020-protezione-dei-dati-personali-nell-emergenza-covid-19.-versione-del-28-maggio-2020

 4.  Gruppo di lavoro ISS Bioetica COVID-19, Sorveglianza territoriale e tutela della salute pubblica: alcuni aspetti etico-giuridici. (Rapporto ISS COVID-19 n. 34/2020)

https://www.iss.it/rapporti-covid-19/-/asset_publisher/btw1J82wtYzH/content/rapporto-iss-covid-19-n.-42-2020-protezione-dei-dati-personali-nell-emergenza-covid-19.-versione-del-28-maggio-2020

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