2020/8 | 24 giu

Scienza&Vita: attività e news

24 giu 2020 - Quinta puntata di "Incontriamoci e parliamone", l'appuntamento in diretta sulla pagina FB di S&V del mercoledì alle ore 18.

La diretta di oggi ha per titolo "Alla scuola di un grande maestro: la bioetica di Elio Sgreccia". Ne parleremo con Giacomo Samek Lodovici, p. Maurizio Faggioni, Maria Luisa Di Pietro e Paolo Marchionni. Conduce Maurizio Calipari

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Dal 26 giugno sul sito dell’Associazione Scienza & Vita sarà possibile seguire gratuitamente il corso CORONAVIRUS. PROBLEMI ETICI  NELLA GESTIONE DI UN’EPIDEMIA. QUANDO LE RISORSE  SONO LIMITATE, CHI CURARE?

Di fronte all’emergenza da Coronavirus, tra le sue varie iniziative, Scienza & Vita ha realizzato questo corso, della durata di 5 ore, destinato a tutti gli operatori sanitari che vogliano attraverso la lente della bioetica capire come modulare meglio il proprio intervento medico e/o di assistenza sanitaria. Un corso fruibile a distanza (FAD) che consente di acquisire 5 crediti ECM.

per approfondire

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Approfondimenti tematici (a cura di Francesca Piergentili)

ISS: impegno bioetico al tempo del COVID-19

Il Gruppo di Lavoro ISS Bioetica COVID-19 - del quale fa parte anche il nostro Presidente nazionale, prof. Alberto Gambino - si aggiunge, affiancandosi per un periodo limitato di tempo, alle strutture operanti nell’Istituto Superiore di Sanità per i temi di bioetica (l’Unità di Bioetica e il Comitato Etico), per affrontare temi di etica posti dall’emergenza sanitaria COVID-19. Nell’ambito di tale attività, il Gruppo ha, ad oggi, redatto cinque Rapporti ISS COVID-19. 

1. Sorveglianza territoriale e tutela della salute pubblica: alcuni aspetti etico-giuridici (Rapporto ISS COVID-19 n. 34/2020)

Il Rapporto affronta il tema della sorveglianza territoriale in sanità pubblica e, dunque, delle attività per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive. Per lo sviluppo di un sistema efficace in tale ambito l’OMS raccomanda il rispetto di determinati standard etici: in particolare “le misure devono mostrarsi sempre necessarie, ragionevoli, proporzionate, non discriminatorie e trasparenti, ed attuarsi nel pieno rispetto del quadro normativo vigente, nazionale e internazionale”. In situazioni di emergenza sanitaria, per la tutela della salute collettiva, le misure di controllo “possono imporre restrizioni al singolo individuo, tracciando un nuovo e temporaneo confine alla sua libertà, sufficiente a risultare garanzia effettiva di tutela per la popolazione”.

L’emergenza ha, infatti, costretto “ad attenuare l’enfasi sul principio di autonomia per salvaguardare il rispetto dei principi di giustizia e di beneficialità”.

Il Rapporto analizza le attività di sorveglianza legate al contact tracing, per l’individuazione dei soggetti che abbiano avuto contatti stretti con i soggetti infetti, per la previsione di misure preventive di quarantena e di interruzione della catena di trasmissione. Nell’attuale situazione emergenziale, in assenza del vaccino,  l’unica strategia per il controllo dell’infezione è, infatti, la tracciatura dei contatti e, pertanto, l’identificazione dei soggetti, il loro stretto isolamento e la ricerca dei contatti avvenuti durante il periodo di contagiosità.

In tale contesto si rivela utile l’utilizzo delle nuove tecnologie: l’uso di applicazioni digitali può, infatti, facilitare la ricerca dei contatti ma esse “non sostituiscono il contact tracing tradizionale effettuato dalle ASL”.

Nel Rapporto è comunque sottolineato che nell’implementazione dei sistemi di tracciamento è necessario “che sia sempre garantito un adeguato bilanciamento tra l’efficacia epidemiologica e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, oltre che la sicurezza di tutti gli aspetti riguardanti la gestione del dato”.

Tra i valori messi in luce nel documento vi sono la solidarietà, la proporzionalità e la necessità, l’utilità, la ragionevolezza, la minimizzazione del danno, l’equità, la protezione dei dati personali e il consenso al loro uso.

Dal lato dei decisori e dei professionisti coinvolti nelle attività di sorveglianza e tutela della salute, “è indispensabile un lavoro integrato per realizzare azioni responsabili ed efficaci, anche in condizioni di urgenza”.

2. Medico di medicina generale e la pandemia di COVID 19: alcuni aspetti di etica e di organizzazione. (Rapporto ISS COVID-19 n.35/2020)

La pandemia ha inciso sull’assetto organizzativo e assistenziale del SSN, ma ha anche inciso nell’ambito della medicina territoriale, ed in particolare sull’attività del Medico di Medicina Generale (MMG). Mentre la medicina ospedaliera ha dovuto riconvertire interi reparti e intere strutture per l’assistenza di persone colpite dal virus, la Medicina Generale nel territorio “ha dovuto affrontare situazioni completamente nuove e in condizioni spesso critiche”: durante l’emergenza “si è passati da uno standard di cura solitamente indirizzato ai bisogni medici e assistenziali specifici dei singoli pazienti a uno standard attento alla salute della comunità, cercando di mantenere comunque il miglior livello di cura individuale”.

La tutela della salute della popolazione ha comportato, infatti, il tentativo di minimizzare la morbilità e la mortalità “ottimizzando risorse e strategie che possono richiedere limitazioni sui diritti e sulle preferenze individuali”. Nell’emergenza il dovere di assistenza centrato sulla singola persona (cardine dell’etica clinica) deve essere bilanciato “con il dovere di promuovere l'uguaglianza delle persone e l'equità nella distribuzione dei rischi e dei benefici nella società” (cardine dell'etica nella sanità pubblica). Il principio di autonomia dev’essere rimarcato non solo per il paziente ma anche per il medico, mentre il principio di giustizia richiama al contempo un’attenzione verso i bisogni di ogni cittadino e le necessità di un’intera comunità.

In tale contesto il MMG, da medico soprattutto della cronicità “diventa medico in prima linea anche della gestione delle acuzie trattabili a domicilio, attuando forme di sorveglianza attiva e di prevenzione attiva”.

Il MMG, per la conoscenza dei singoli assistiti, del loro stato di salute, delle individuali condizioni di rischio e delle condizioni sociali e ambientali in cui vivono, svolge nell’emergenza un servizio prezioso: è “il primo mattone di qualsiasi sistema di sorveglianza della salute, in quanto custode delle informazioni sulla salute dei cittadini e in costante rapporto con la rete dei servizi ospedalieri e di sanità pubblica delle ASL”.

In tale contesto nel Rapporto si sottolinea il ruolo principale della deontologia medica, “solido ancoraggio anche nelle turbolenze”.

 3. Comunicazione in emergenza nei reparti COVID-19. Aspetti di etica. (Rapporto ISS COVID-19 n.40/2020)

Il Rapporto analizza gli aspetti di etica legati alla comunicazione emergenti all’interno dei reparti ospedalieri in cui vengono trattati, in isolamento, i pazienti con infezione di COVID-19.

La comunicazione è un pilastro fondamentale della relazione di cura, soprattutto all’interno del contesto sanitario di emergenza caratterizzato dalla scarsità di tempo e risorse a disposizione: in tale contesto “la condizione di fragilità e vulnerabilità del paziente (e dei suoi congiunti, ove presenti) si traduce in una asimmetria nell’assetto della relazione che si instaura con il personale medico-sanitario”. La condizione di isolamento dei pazienti, assistiti da personale medico-sanitario con protezioni individuali integrali, ha cambiato le modalità e le possibilità di comunicazione tra pazienti, stretti congiunti e personale medico-sanitario, “rendendo necessaria l’adozione di un nuovo assetto comunicativo”.

L’impossibilità del contatto fisico tra il paziente in isolamento e i propri cari, deve incoraggiare, quando possibile, in condizioni di coscienza del paziente, comunicazioni tra le parti, anche appoggiandosi a dispositivi che permettano videoconferenze. La possibilità di un contatto con i propri cari, per quanto attraverso uno schermo, “contribuisce ad attenuare, seppure marginalmente, la condizione di ansia e incertezza di chi è a casa in merito alle condizioni in cui versa il paziente ricoverato”.

Nelle manifestazioni più acute dell’infezione, caratterizzate da incoscienza o parziale coscienza del paziente e da dipendenza del paziente da macchinari che ne sostengono o vicariano le funzioni vitali, laddove il paziente presenti difficoltà di comunicazione (come nel caso del paziente intubato) il Rapporto sottolinea la necessità di instaurare – ove possibile – un canale comunicativo alternativo sulla cui base impostare il dialogo con il personale medico-sanitario: “il paziente avrà così la possibilità di essere messo in condizioni di esprimere le proprie esigenze e difficoltà affinché queste vengano accolte e corrisposte da una assistenza adeguata”.

4. Protezione dei dati personali nell’emergenza COVID-19 (Rapporto ISS COVID n. 42/2020)

Nell’ emergenza sanitaria sono entrati in tensione principi e valori diversi tra loro, tutti tutelati dal nostro ordinamento. Si è reso necessario allora trovare nell’emergenza un bilanciamento tra protezione di beni primari e libertà fondamentali. Tale tensione ha riguardato anche la materia dei dati personali: la tutela della vita e della salute - sia come interesse collettivo, sia come protezione del singolo individuo (soprattutto del soggetto più fragile) – nella pandemia ha consentito deroghe al regime ordinario della protezione dei dati personali. La vita e la salute sono certamente beni fondamentali e prioritari che trovano “nell’attuale situazione emergenziale una protezione del tutto particolare, in grado di consentire restrizioni di altre libertà e diritti pur sempre garantiti dalle norme costituzionali” (è il caso, ad esempio, della libertà di circolazione, del diritto all’istruzione, della libertà di riunione, della libertà religiosa e di culto, della libertà di iniziativa economica).

Il Considerando n. 4 del GDPR ricorda che il trattamento dei dati personali “dovrebbe essere al servizio dell’uomo” e che il diritto alla protezione dei dati “non è una prerogativa assoluta, ma va considerato alla luce della sua funzione sociale e va contemperato con altri diritti fondamentali, in ossequio al principio di proporzionalità”. La disciplina della protezione dei dati contempla già al suo interno limitazioni necessarie a garantire la salute pubblica, attraverso criteri di proporzionalità, precauzione e temporaneità. Le raccomandazioni, dunque, legate alla precauzione, alla proporzionalità e alla temporaneità delle misure che limitano le possibilità e le libertà individuali nell’emergenza sanitaria, non sono semplici clausole “di stile” “ma esprimono l’attenzione per il singolo e per i suoi diritti fondamentali, pur riconoscendo necessario il contrasto dell’epidemia” per la salute pubblica.

Principi fondamentali che devono guidare la materia sono sicuramente il divieto di discriminazioni, rispetto alla malattia e all’utilizzo dei dati per la lotta al virus, come anche l’esclusione di qualsiasi fine lucrativo derivante dalla raccolta di dati personali ricavati nell’ambito di tali misure di contrasto all’emergenza sanitaria da parte delle aziende”.

Il Rapporto  ricostruisce i principi giuridici ed etici della materia, cercando di fornire indicazioni operative per il trattamento dei dati personali nell’emergenza, in particolare in relazione all’ambito della sorveglianza territoriale e della ricerca biomedica, ma anche per le strutture e per gli operatori sanitari e per l’ambito lavorativo.

Nel documento sono analizzate le novità in relazione al Fascicolo sanitario elettronico, contenute nel decreto Rilancio: con tali modifiche sono state proposte importanti riforme sulla disciplina del FSE alla luce della recente esperienza maturata nell’ambito della pandemia da COVID-19. La nuova modalità di accesso prevista per il FSE segue, infatti, “la logica di un maggiore accentramento della gestione dei dati sanitari, esigenza emersa indubbiamente nel recente periodo di pandemia globale, ove l’immediata conoscenza della storia clinica degli assistiti è risultata essenziale per la tempestiva diagnosi della patologia e, vieppiù, per contenere il contagio”.

Il Rapporto ricostruisce, infine, i principi e le indicazioni normative per l’App Immuni, la piattaforma unica nazionale istituita presso il Ministero della Salute per la gestione del sistema dei soggetti che istalleranno, su base volontaria, sul proprio cellulare l’applicazione. L’App utilizza la tecnologia Bluetooth-Low-Energy e permette la registrazione e il mantenimento sul dispositivo mobile, in forma criptata, della traccia dei contatti stretti avuti con altri utenti, in forma anonima. Attraverso la piattaforma è così possibile, in caso di accertata positività di un soggetto, la rapida ricostruzione della catena dei contatti avuti dal soggetto stesso, per la segnalazione del rischio e l’attivazione delle misure di isolamento prescritte. Lo scopo dell’applicazione è quello di “allertare le persone che siano entrate in contatto stretto con soggetti risultati positivi e tutelarne la salute attraverso le previste misure di prevenzione nell’ambito delle misure di sanità pubblica legate all’emergenza COVID-19”.

Come si legge nel Rapporto, l’App, insieme ai tamponi e ai test sierologici, sarà uno strumento utile per contenere la diffusione del virus... La tutela della salute, individuale e collettiva, e il principio di solidarietà dovrebbero essere il perno del sistema in grado di abbattere le “resistenze” per il bene comune”.

5. Etica della ricerca durante la pandemia di COVID-19: studi osservazionali e in particolare epidemiologici (Rapporto ISS COVID-19  n. 47/2020)

Il Rapporto analizza l’ambito della ricerca biomedica in relazione al COVID-19, in particolare quello delle ricerche osservazionali / epidemiologiche, per le quali non esistono riferimenti normativi specifici  ma documenti di “soft law”.

Nel contesto emergenziale carico di incertezze, “fare ricerca è un vero e proprio imperativo etico poiché, non facendo ricerca, aumenta il rischio di adottare misure di prevenzione inefficaci e di offrire ai soggetti colpiti cure inadeguate o addirittura dannose”: il ricercatore deve ottenere risultati in tempi brevi e mantenere standard elevati di qualità.

Nel rapporto sono riportate le indicazioni di EMA per il consenso informato nell’emergenza COVID-19. In particolare serevirà: il consenso orale in presenza di un testimone se il paziente si trova in condizioni che rendono complicato ottenere un consenso scritto (es. se si trova in isolamento a causa dell’infezione in corso); un consenso differito nel caso in cui il paziente si trovi in condizioni critiche che impediscano di ottenere direttamente  il consenso in tempi utili, a fronte di una dichiarazione scritta del personale sanitario che ne formalizzi le motivazioni; il rinnovo del consenso per le ricerche già in corso per cui si renda necessario un rinnovo del consenso. In tale ultimo caso le indicazioni sono quelle di evitare di far recare il paziente nella struttura sanitaria per la riconferma, e di applicare modalità alternative in forme che consentano eventuali successive verifiche, come ad esempio il contatto telefonico o tramite e-mail.

Per quanto riguarda gli studi osservazionali, in particolare quelli epidemiologici, richiedono la collaborazione di più centri di ricerca per raccogliere dati ed evidenze a livello di popolazione. È ragionevole ritenere che, in caso di impossibilità di ottenere il consenso degli interessati, anche gli studi osservazionali godano di un regime derogatorio per tutta la durata dell’emergenza COVID-19.

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