25 gennaio 2018

SCIENZA & VITA: A DETERMINATE CONDIZIONI LECITA CLONAZIONE SU ANIMALI, MAI SULL'UOMO

E’ di queste ore la notizia che, per la prima volta al mondo, alcuni scienziati cinesi sono riusciti ad ottenere, mediante un processo di “clonazione” (con la tecnica del trasferimento nucleare da cellule somatiche, la stessa impiegata nel 1996 per la pecora Dolly), due cuccioli di scimmia (Macacus fascicularis) in apparente buona salute. Dunque, si tratta della prima clonazione con questa tecnica – di cui abbiamo notizia ufficiale – di un primate, ovvero di un animale filogeneticamente molto vicino alla specie umana.

A tal proposito, Scienza & Vita desidera esprimere con convincimento alcuni punti fermi. L’effettiva utilità e le possibili applicazioni di questo esperimento, condotto sulle scimmie, richiedono anzitutto di essere giudicate sul piano scientifico, dagli addetti ai lavori, nel pieno rispetto delle regole giuridiche ed etiche che riguardano l’uso degli animali (in questo caso, di primati) nelle sperimentazioni. Soddisfatte, dunque, le necessarie condizioni e con la dovuta precauzione richiesta da procedure così delicate, almeno in linea di principio, non sembrano sussistere insuperabili ostacoli etici all’applicazione di queste tecniche su animali, anche se primati.

Ben diversa ed inquietante risulta invece un’ipotetica prospettiva di applicazione di procedure di clonazione sull’essere umano. La clonazione, infatti, biologicamente consiste nella “ri-produzione” di un essere vivente con patrimonio genetico identico a quello del donatore di DNA (nucleo di cellula somatica da trasferire in un ovulo denucleizzato). In altre parole, è la “produzione” di un individuo in ragione diretta delle sue caratteristiche genetiche, per finalità ultime di vario tipo; in definitiva, si tratta di dare origine ad un essere inteso e voluto non per se stesso, ma esclusivamente come “mezzo” per il raggiungimento di altri scopi. Ciò rappresenterebbe una radicale ed intollerabile offesa nei confronti dell’essere umano così originato e della sua peculiare dignità. Anzitutto, infatti, lo priverebbe (come tutte le tecniche di riproduzione artificiale) del diritto di venire all’esistenza come frutto di un atto d’amore pieno, all’interno di una relazione interpersonale di coppia; in più, nel caso, di clonazione per ipotetiche finalità “terapeutiche” (quasi sempre l’estrazione di cellule staminali dall’embrione clonato, con la conseguente sua distruzione), si causerebbe direttamente la sua morte, trattandolo come un “oggetto” premeditatamente sacrificabile per altri scopi.

Scienza & Vita, dunque, ribadendo la sua ferma condanna per ogni forma (per ora ipotetica) di clonazione applicata agli esseri umani, invita i responsabili della “res publica” ad agire, sul piano nazionale ed internazionale, per una moratoria generale, che metta al sicuro dai rischi di pratiche sperimentali in questo ambito, soprattutto in quei Paesi ancora privi di una regolamentazione normativa adeguata.

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